Radiohead
Kid A
Nel 2000 i Radiohead dopo tre anni di lavoro spesi a buttar giù una trentina di canzoni fanno uscire Kid A. Otto mesi dopo con lennesima scelta commerciale suicida viene pubblicato lideale seguito Amnesiac. E la rivoluzione. Poche volte si è assistito a una svolta così radicale nel sound di un gruppo. E sinceramente non mi viene in mente un solo caso in cui ciò sia avvenuto in un momento di assoluto successo artistico e commerciale mondiale come quello che aveva baciato i Radiohead nel 1997. Osannati e beatificati come i nuovi messia del rock tutto faceva presagire che Yorke e soci avrebbero continuato a sfornare classiche canzoni di successo sullo stampo di Karma Police. Nessuno li avrebbe condannati, anzi tutti si aspettavano e desideravano ardentemente un approfondimento di quel campo sonoro.
Succede invece esattamente il contrario: i Radiohead se ne fregano di tutto e di tutti e decidono di portare avanti la loro ricerca sonora arrivando a esplorare nuove frontiere della musica conosciuta. Limportanza e la pienezza di Kid A e Amnesiac verranno comprese solo dopo qualche anno, perché in fondo questi due dischi sono avanti di almeno dieci anni rispetto al panorama musicale contemporaneo, allo stesso modo in cui erano troppo evoluti i Velvet Underground nel 1967 o gli Stooges nel 1969 nei loro rispettivi esordi.
Quasi impossibile trovare una classificazione soddisfacente, se non accontentadosi di un generico rimando allelettronica indie, di lì a un paio danni etichettata come indietronica. Sarebbe riduttivo limitarci a questa generizzazione stilistica comunque, tanti sono gli stimoli e gli influssi che troviamo nellopera, dalle tendenze jazz (già riscontrabili parzialmente negli album precendenti e qui chiaramente presenti, ad esempio in un pezzo come The National Anthem) allarte minimalista (leterea Everything In Its Right Place e laliena Treefingers), dalla moderna dance (rimodellata in chiave personale nella martellante Idioteque il cui punto di forza è però nel contrasto tra un organo sintetico piatto e il canto passionale e devastante di Yorke) allinflusso degli sperimentatori colti del genere (Brian Eno, Tangerine Dream e, più recentemente, Aphex Twin).
Le canzoni tradizionali sono davvero poche: How To Disappear Completely (struggente ballata che non avrebbe sfigurato in Ok Computer), Optimistic (in cui torna a brillare la chitarra di Greenwood e il canto metafisico di Yorke) e la conclusiva Motion Picture Sound Track, ennesima dimostrazione di alienazione rispetto a un mondo irriconoscibile (I think you're crazy, maybe). Più spesso tentare una classificazione delle composizioni riesce impossibile: si pensi al pastiche sonoro In Limbo o alla claustrofobica Morning Bell.
A differenza del più instabile Amnesiac, Kid A è album a modo suo solido e compatto, sia a livello musicale che testuale, tanto da poter parlare nuovamente (dopo Ok Computer) di concept album. Emerge in generale unatmosfera di gelo, di glaciale estraneità nella storia del bimbo A, in un clima che si fa ancora più artificiale rispetto alla malinconia digitale di Ok Computer. Kid A è il tentativo di uscire completamente dagli schemi del ritornello-riff-ritornello e di creare unopera darte che innova plasmando ai suoi scopi il modernariato elettronico, assoggettandolo ad una visione divenuta definitvamente onirica. Yorke e soci riescono ancora una volta nellimpresa di trasporre le ansie che li affliggono in musica.
Ecco che allora viene fuori la paura, meglio il terrore per i lati oscuri della modernità, per lera glaciale (Idioteque) che sta arrivando e nei confronti della quale il Kid A (che altri non è se non lanima dei Radiohead, che non ho timore a far coincidere in primis con Thom Yorke) non riesce ad adeguarsi (I spiral down I'm lost at sea I've lost my way da In Limbo) e che porta quindi al desiderio di scomparire, di fuggire prima che sia troppo tardi (il Release me Please Release me di Morning Bell). Se Ok Computer aveva chiuso tristemente un secolo cupo Kid A sembra aprirne uno ancora più impersonale e incolore.
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