Lucio Battisti
Anima Latina
Parlare di Lucio Battisti mi risulta sempre difficile. Quasi che il legame affettivo con l'artista mi privasse della necessaria lucidità, dellauspicabile capacità di analizzare in modo razionale, preciso e lineare la sua opera. Ma in fondo, forse, è meglio così. Perché la carriera di Lucio Battisti, per il sottoscritto, rappresenta semplicemente loggetto di una forma damore incondizionata e priva di ritegno, ed allora è bene che ogni sovrastruttura tesa a razionalizzare il rapporto si dissolva come neve al sole, per lasciare il posto alla passione di un eterno adolescente innamorato. Soprattutto se si tratta di un lavoro come Anima Latina.
Per inquadrare correttamente un disco di questo calibro, sono doverose alcune premesse: nel 1974, Lucio Battisti è già da quasi un decennio stella di prima grandezza del firmamento musicale italiano. Sin dai tempi in cui aveva iniziato a bazzicare in quel di Milano, introverso reatino dalla buffa chioma poco più che ventenne, Lucio aveva infatti dimostrato di possedere un talento compositivo fuori dal comune, nonché unimpostazione vocale estremamente personale, quasi afona, come osserverà anni più tardi la critica, eppure viscerale ed in grado di rovesciare sullascoltatore un diluvio di emozioni senza eguali. E così, erano piovuti festival e successi a non finire, grazie anche al florido e solidissimo sodalizio con Mogol, con una serie di singoli in grado di scalare le classifiche e di prestarsi alle letture più diverse (da Per Una Lira a 29 Settembre), e con diversi album-raccolte destinati a segnare per sempre la memoria collettiva del bel paese. Insomma, nel 1974 Lucio Battisti è già da tempo un monumento della canzone italiana.
E forse è proprio lenorme successo a soffocarlo; la fama e la gloria sembrano costringerlo a seppellire ogni velleità artistica che in qualche modo voglia esorbitare rispetto agli angusti limiti della tradizione melodica. La canzone italiana è un imprescindibile punto di riferimento, ma non può, non deve trasformarsi in una camicia di forza. Lucio, in realtà, già da tempo è affascinato da ciò che accade allestero, in Gran Bretagna così come in Sud America, continente presso cui trasferisce per un certo periodo la propria residenza. E rimane incantato da un mondo in qualche modo selvaggio, che lui percepisce come puro ed al contempo affascinante nelle sue contaminazioni e nella sua debordante modernità ed unicità; al contempo ne coglie le tragedie, vivendo egli stesso, quasi sulla propria pelle, il dramma quotidiano delle favelas e di tutto un mondo sommerso e senza speranza, eppure vivido, incontrollabile.
Al ritorno in Italia, inevitabilmente, Lucio riversa tutte le nuove conoscenze nel suo massimo capolavoro, forse lesito più alto cui sia giunta la cultura pop italiana. Anima Latina è davvero qualcosa di unico: è un album che per la prima volta rifugge in toto i ritornelli e le invenzioni melodiche più immediate, per esplorare sonorità e mondi nuovi. Non che la risposta del pubblico sia soddisfacente, ove si pensi ai recenti successi: ma forse è davvero difficile, per chi ha amato e conosciuto il Battisti di UnAvventura, cogliere al primo impatto le sfumature più ardite, i mille colori cui l'artista reatino si affida, le complesse scansioni armoniche e le originali trovate ritmiche. Anima Latina è un lavoro straordinario, che miscela la tradizione melodica del Belpaese con le intuizioni del recente exploit progressivo italiano, ammiccando al jazz nonché, soprattutto, alle inusuali trovate ritmiche ed alle sfumature della musica brasiliana (Lucio doveva essersi ascoltato a ripetizione diversi lavori di tale Jorge Ben), con risultati strabilianti.
E così Abbracciala Abbracciali Abbracciati, pezzo introduttivo, prende forma con una lunga sezione strumentale, prima che un elegante fraseggio di flauto traverso, sax tenore e chitarra elettrica colori le ritmiche sospese di una batteria fluida e leggera, quasi ipnotica. Doveroso menzionare il testo, che rifugge le immagini del vissuto comune e sposta il baricentro verso una dimensione improvvisamente ermetica e cerebrale. Due Mondi nasce sulle note della canzone che precede, e travolge quindi lascoltatore con una ricca sezione di fiati e con un diluvio di sincopi. Al canto, Lucio è qui accompagnato da Maria Cabeddu. Anonimo è una composizione eterea, costruita attorno a una delicata melodia accarezzata da flauto e tastiera, nella cui sezione centrale, tuttavia, subentrano incessanti ritmiche sudamericane che conducono verso il liberatorio finale. Qui la dimensione sessuale perde ogni connotato classico e profila immagini scabrose ed inquietanti: Anonima la casa, anonima la gente, anonimo anch'io. Un cane e ciak azione - all'improvviso un morso: figlio mio! La frutta nel giardino, i panni nel catino e lei, ore ed ore. Le gambe nude, il volto acceso ed una colpa: dieci anni maggiore. C'era lei... E cos'altro ancora? Nascosti giù al fosso, complice il sesso, a misurarsi, a masturbarsi un po'....
Con Gli Uomini Celesti, Lucio rivela la fallacità di molte illusioni dellepoca, il che infondatamente alimenterà le voci sulle sue passioni politiche conservatrici (Ti faranno fumare / Per farti sognare). In realtà, lautore voleva semplicemente prendere le distanze da un certo conformismo, cogliendo le debolezze strutturali ed il carattere modaiolo di alcune posizioni anni '70, senza tuttavia schierarsi in alcun modo se non sul versante ecologista. Sotto il profilo musicale, il brano è fra i più originali della discografia dellartista; una chitarra acustica muove le danze, prima che subentrino una corposa sezione ritmica latino-americana e le tastiere, in un tripudio di sonorità e atmosfere, come da titolo, celestiali.
Dopo le due brevi reprise, il disco prosegue sulle note della title track, con ogni probabilità il capolavoro nel capolavoro: la lunga introduzione strumentale è costruita su forti contrasti, e prosegue manifestando tutta la passione di Battisti per il Sud America, per le spiagge di Rio, per le favelas decadenti e maleodoranti, ove capita di incontrare grosse mamme antiche dalla pelle marrone e bambini che rincorrono un pallone. Dopo il semi-divertissment de Il Salame, pezzo sorprendente e quasi recitativo, con un testo che in qualche modo echeggia, seppur in chiave ironica, alcune fra le tematiche quotidiane care al duo Battisti-Mogol, ecco La Nuova America, composizione dal sapore jazz. Il lavoro prosegue con Macchina Del Tempo, che si colloca in modo deciso in territori progressive particolarmente ricercati, con i suoi tenui arpeggi di chitarra, le percussioni free, il basso corposo, e un finale degno di una sinfonia classica, e si chiude quindi con le immagini oniriche di Separazione Naturale.
Anima Latina resterà un pezzo unico nella discografia battistiana, un lavoro da cui una miriade di artisti tenterà di prendere spunto, ma che risulterà di fatto ineguagliabile anche per lo stesso Lucio, unalchimia perfetta di spunti e tradizioni musicali, esperienze di vita, il frutto forse più maturo e personale di tutto il progressive italiano.
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