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R Recensione

9/10

The Damned

Damned Damned Damned

Il punk e l’hardcore: due generi (riconducibili essenzialmente ad un’unica immagine) che stanno al rock come alcune piccole grandi rivoluzioni sono state alla storia. Inutile soffermarsi più di tanto sugli effettivi meriti e de-meriti di questo movimento sta di fatto però che tra le tante convinzioni che esso contribuì ad abbattere ve ne fu una, quella della cosiddetta seriosità applicata in musica, che stette alla base dell’ideologia e delle tematiche auto-ironiche ed auto-parodistiche di tante celebri bands quali ad esempio Ramones, Buzzcocks e in un certo senso Devo.

Orbene, agli albori di tutto ciò vi furono tra gli altri anche gli inglesi Damned i quali ebbero il merito di individuare immediatamente le opportunità dell’approccio adolescenziale e non-critico del suddetto genere. Una questione in precedenza già presa in considerazione da altre garage bands più o meno famose ma mai con tale sfacciataggine e velocità.  Il loro piglio ironico, si tradusse in musica tramite espressioni quali il motteggio, l’houmor e tutte quelle smorfie d’ilarità (ben raffigurate nelle pose di copertina di questo loro esordio) che associati ad uno stile velocissimo come quello garage-rock (più che del punk-hardcore) fecero si che la cosa ricevesse in un certo senso la giusta legittimazione derivata poi dal concreto successo ottenuto.

Il non prendersi mai troppo sul serio legato all’immagine beffarda e non-sense della band divenne quindi prerogativa del loro agire. Dissacrare e divertire era il loro motto, anche se - come vedremo - l’approccio allegro e umoristico fu solo una questione di pretesto. Sta di fatto però che la loro musica, un punk diretto e stra-carico di suggestioni ebbe il merito di anteporsi a quello riottoso, nichilista e violento di altre celebri band del periodo, stiamo parlando dell’anno 1977… Del resto che cosa potevano avere in comune i figli della media borghesia con quelli del sotto-proletariato se non la medesima essenza espressiva non condizionata da pretesti politici o esistenziali?

I Damned erano insomma quattro ragazzi provenienti da altrettante esperienze in band underground gravitanti attorno alla neonata scena punk rock ed a personaggi quali Malcolm McLaren ed i Sex Pistols. Il nucleo iniziò presto a suonare assieme con il nome di Subterraneans, adottando quello definitivo solo dopo l’arruolamento di un nuovo cantante-leader, l’amico Dave Vanian di professione ex-becchino. Caso volle che nel tempo l’aspetto vampiresco di quest’ultimo divenne un tratto assai celebre del suo stile.

Musicalmente l’apice dei Damned coincise nella ricerca spasmodica e molesta del beat iper-cinetico, un po’ rovistando tra il filone new-wave ma soprattutto nel repertorio garage-hard rock. In questo la chitarra gracchiante di Brian James non assunse mai una collocazione ben precisa, assestandosi a metà strada tra il classico riff energico e l’acrobazia start-stop ripresa poi da migliaia di altre band più o meno influenzate dal nuovo filone. I Damned così assestati esordirono prestissimo: il loro primo singolo New Rose (contenente sulla facciata B un rifacimento di Help dei Beatles) esordì su vinile poco prima della ribalta - anche commerciale - punk d’oltremanica, guadagnandosi molto probabilmente il primato nella storia delle pubblicazioni del suo genere. Il singolo fu seguito poi da un altro celebre pezzo, Neat Neat Neat, esempio perfetto del loro stile saltellante e ricco di citazioni umoristiche.

L’album Damned Damned Damned decretò il successo del gruppo grazie alla micidiale sfilza oltre che dei suddetti singoli anche di tutti gli altri brani entrati di diritto tra gli inni del loro genere. Non si tratta solo di scorribande sonore fine a se stesse ma anche di episodi più introspettivi e stranianti, è il caso di un pezzo singolare come Feel The Pain che svela con un briciolo di pathos la farsa della definizione allegra. Anche una canzone come Fan Club lascia aperto uno spiraglio di respiro narrativo col suo riff quasi Hendrixiano ed i versi spiccatamente auto-ironici (il tema è guardacaso la notorietà): well here i a-am / just another one night stand / anyway i don't know why i'm sad... / for my fan club.

Ma è il beat con l’acqua alla gola di pezzi come Fish e See her Tonite che eleva l’opera dei quattro a vette altissime. Il canto nasale e atono di Vanian (che ispirerà tra gli altri anche un certo Dave Quackenbush futuro leader dei Vandals) ben si adatta alle invenzioni ritmiche del batterista Rat Scabies e del bassista Captain Sensibile, il vero elemento trasgressivo della band.

1 of the 2 è l’epitome del loro rock-punk, un pezzo seminale, nonché concreto ispiratore di buona parte dell’attuale revivalismo lo-fi di bands quali Franz Ferdinand, Hives e compagnia bella. La cover I Feel Alright (il loro omaggio agli Stooges) si pone all’antitesi di altre celebri chiusure stando al rude garage-punk come la The End dei Doors stette - paradossalmente - ad un certo rock-blues di matrice psichedelica; i versi scorrono via diretti e danzerecci: “outa my mind on a saturday night / nineteen seventy is rollin in sight / radio burnin,up above / beautiful baby,be my love” aumentando d’intensità in un crescendo di garage-rock sbilenco e iperveloce, culminante nel ritornello che riassume un po’ l’intera faccenda: “alfight till i blow away / I feel all right”. Caso vuole che il pezzo, sbraitato da un Vanian oramai spedito fuori controllo, suoni un po’ come una vera e propria danza di controsensi. Controsensi, si, mai avuto a che fare coi controsensi? I controsensi sono punk, questo i Damned lo sapevano bene…

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Voto degli utenti: 7,9/10 in media su 15 voti.
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Suicida 10/10
Noi! 8/10
REBBY 6/10
B-B-B 8,5/10
Lelling 8,5/10

C Commenti

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simone coacci (ha votato 7 questo disco) alle 10:39 del 13 novembre 2007 ha scritto:

Estremamente paraculi e sopravvalutati. Il punk poteva tranquillamente fare a meno del loro contributo, ma, tant'è, visto che ci ormai ci sono, si ascoltano sempre volentieri.

Gabs alle 23:54 del 20 giugno 2009 ha scritto:

i vampiri degli stooges

Non li mai ho gustati più di tanto; in un certo senso come forse ho già detto da qualche parte erano la brutta vampirizzazione del cadavere degli Stooges. Brian James voleva suonare come James Williamson e Ron Asheton, così come Steve Jones voleva essere Johnny Thunders. I Damned erano Brian James e quando lasciò il gruppo dopo il secondo LP avrebbero fatto bene a sciogliersi definitivamnete. Nick Loewe è in ogni caso riuscito a rendere accettabile sonicamente questa primo loro LP e nulla più. Sebbene sono stati i primi a darsi alle stampe, quindi un gruppo storico del punk inglese, c'era e rimane molto di meglio da sentire ancor oggi dopo tanti anni.

D'accordo con Simone che erano / sono sopravvalutati, ma quando Londra bruciava c'erano anche loro...

Noi! (ha votato 8 questo disco) alle 14:37 del 4 giugno 2012 ha scritto:

Quando penso al punk, penso automaticamente a questo disco.