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R Recensione

5/10

Football, etc

Audible

Ai molti nostalgici dell'epopea d'oro dell'emo della seconda metà degli anni '90 l'esordio dei Football, etc era sembrato un miracolo. E non a torto. The Draft era uno di quei dischi che non sembrano veri, che escono dal nulla senza nessuna logica, dopo anni in cui emo ha voluto dire molte cose - talvolta discutibili, spesso imbarazzanti - ritrovarsi ad ascoltare una decina di canzoni che riportano coraggiosamente il calendario indietro di una quindicina d'anni è stato, oltre che incredibilmente piacevole, qualcosa di talmente rinfrescante ed eccitante da far intuire che le cose stavano cambiando. E senza dubbio le cose sono cambiate: basti scorrere le uscite degli ultimi due anni  della Count Your Lucky Stars - label che diede alle stampe anche The Draft - per rendersene conto. 

Al contrario, sembra non essere cambiato nulla rispetto a due anni ascoltando Fair, brano d'apertura: la caratteristica voce di Lindsay Milton si chiede "che cosa vedi quando chiudi gli occhi?" in una melodia mid tempo che fa molto Jimmy Eat World pre-Bleed America incalzata da un arpeggio quasi Kinsell-iano. Tutto secondo copione e, una volta tanto, questa è una buona notizia: è confortante ritrovarli là dove li abbiamo lasciati, immersi nel loro emo-indie dolce e melodico che non può che far venire in mente, non soltanto per la voce femminile, i Rainer Maria

Eppure l'entusiasmo iniziale non fa che scemare lungo l'ascolto, fino a terminare con una leggera sensazione di noia. Difficile dire cosa non funzioni, semplicemente in Audible non ci sono né buone melodie né pathos a sufficienza e, in tutta onestà, i Football, etc non sembrano avere grande fantasia in sede di songwriting e arrangiamenti per sopperire a queste mancanze. E la magia di un pezzo come Hail Mary dell'esordio - per intensità un outtakes dei Sunny Day Real Estate con voce femminile - resta solo un ricordo. Fa riflettere che, oltre alla già citata Fair, l'unico brano che si ricordi alla fine dell'ascolto è Black Out - sorta di lento che gioca su dialogo ossessivo e malinconico tra voce e pennellate di chitarra sempre più invadenti - ma non tanto per qualità proprie, quanto più per il tentativo di rimescolare un po' le carte. 

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