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R Recensione

8/10

Jimmy Edgar

XXX

L’avevamo conosciuto in casa Warp, Jimmy Edgar. Il suo disco d’esordio (Color Strip, 2006) non era passato inosservato, al punto che una delle sue tracce era entrata a far parte dei dieci brani scelti dal pubblico per la raccolta targata Warp 20. Anche se si presentava acerbo e di grana grossa, c’era aria di novità e quell’inconfondibile odore del talento geniale.

Un bianco che viene da Detroit. Sembrano le condizioni ideali per audaci ibridazioni del sound techno classico, ed in effetti è proprio così. Edgar affonda la mani in quella ricchissima pentola d’oro, fonte di inesauribili spunti di elettronica d’avanguardia da decenni, e dimostra di avere idee e capacità per tirarci fuori qualcosa di davvero originale.

Confrontandolo al suo primo album, XXX da un lato ne porta a maturazione lo stile, dall’altro ne estrae una delle diverse ramificazioni ipotizzate, imboccando una strada ben precisa. L’effetto complessivo - strano a dirsi - appare anche più inafferrabile, ma fare ordine non è impresa impossibile. L’intenzione sembra quella di dare maggior presa d’ascolto al suono techno, aprendone la fruibilità ad un pubblico più vasto, ma senza snaturarne i tratti distintivi.

Un’affermazione che può significare tutto e niente, perciò mi appresto subito ad approfondire. Non si tratta di accostare la techno al pop (“dove sarebbe la novità?” direte voi), episodi come i primi Fischerspooner o gli ultimi Röyksopp sono lontani da qui. E l’operazione non è assimilabile nemmeno alle recenti iniziative di Anthony Rother, che nel tentare di aprire la techno ad orizzonti più ampi ne distorce disgraziatamente la natura ossessiva e alienante, partorendo di fatto una creatura sterile ed apolide.

XXX rimane fedele alla propria patria. Le iniziali Function Of Your Love e Hot, Raw, Sex sono pura techno di matrice detroitiana, senza ombra di dubbio. La grande abilità di Edgar consiste nell’utilizzarne le componenti electro e synth per produrre elementi catchy di particolare efficacia. In questo senso Jimmy oggi appare più consapevole dei propri mezzi, affinando i contenuti già presenti nel suo precedente album.

Avete presente quelle illusioni ottiche in cui tanti piccoli, semplici elementi visivi vengono combinati con una precisione tale da formare un’immagine globale di natura completamente diversa? È ciò che succede in XXX. Le materie prime appartengono a Juan Atkins, ma il risultato finale ricorda più gli Junior Boys. Per qualche strana ragione Turn You Inside Out suona funky senza di fatto aver nulla del funk, e New Touch assume i connotati della electro dei Kraftwerk anche se è pregna delle spigolosità techno. Con dei trucchi da prestidigitatore Jimmy Edgar riesce ad ammaliarci, quasi fossimo dei bambini al nostro primo spettacolo circense.

Le prime quattro tracce sono scoppiettanti e rischiano di mettere in ombra il resto della tracklist. Ma c'è un altro lato del disco che non può passare inosservato, quello composto da brani come Physical Motion, Push e Vibration. Qui Edgar riesce addirittura ad avvicinare le metriche cadenzate dell'hip-hop alle ritmiche techno. Il sottobosco di suoni sintetici diventa un habitat costruito artificialmente per accogliere componenti melodiche appartenenti a territori stranieri, valorizzandone ora la morbidezza sensuale, ora la grinta decisa. Un accostamento che dal punto di vista teorico sarebbe apparso impensabile, perciò lascia sbigottiti la naturalezza con cui i due generi si mischiano nelle tracce suddette.

Un album difficile, tra costanti spunti innovativi e una ricchezza compositiva non comune. Come un diamante grezzo, risplende e affascina, nonostante sia ulteriormente perfezionabile. L'impressione è che Jimmy Edgar stia ancora affilando le proprie armi, preparandosi a sfoderare il vero colpo. Da continuare a tenere d'occhio, ma nel frattempo c'è comunque tanto di che goderne.

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Voto degli utenti: 5/10 in media su 2 voti.

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Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 15:30 del 13 agosto 2010 ha scritto:

Inizio molto à-la Justice ("Cross"). Aspetto di finirlo una prima volta, e poi una seconda e una terza. Per il momento grande segnalazione Carletto, vedremo più avanti...

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 13:42 del 14 agosto 2010 ha scritto:

Prima e ultima parte molto belle, tra techno-core, IDM, glitch e lounge (degne di nota "Function of Your Love", "In My Color", "Midnite Fone Call" e "Vibration"). Perde qualcosina nella parte centrale, troppo vaga e poco identificabile.

Bella proposta Carlo, ora passo ad "Agents of Time" di Jonson

synth_charmer, autore, alle 15:52 del 14 agosto 2010 ha scritto:

mio caro Filippo, ormai mi segui solo tu ;D secondo me Jonson ti piacerà tanto ma tanto, fammi sapere

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 16:23 del 14 agosto 2010 ha scritto:

Grazie a te piuttosto, buona fetta del mio iPod è tua ^^

TexasGin_82 alle 14:58 del 28 febbraio 2011 ha scritto:

ci sento Prince qua dentro.

carina new touch.

synth_charmer, autore, alle 15:03 del 28 febbraio 2011 ha scritto:

Oh, il buon vecchio Jimmy! Questo disco rimane tra le "invenzioni" più interessanti del 2010. Prince, vero, e anche Justin Timberlake se è per questo, ma far certi nomi può esser pericoloso, quindi ho evitato