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R Recensione

8/10

Eurythmics

Savage

Quando gli Eurythmics hanno pubblicato “Savage”, nel lontano 1987 (sono davvero passati 25 anni?) , erano reduci da un periodo di enorme successo. Il precedente “Revenge” aveva conquistato le folle con il suo suono pop/rock accattivante, e il relativo tour aveva attirato un pubblico senza precedenti per il duo. Le cose però stavano per cambiare. “Savage” fu quasi massacrato e stazionò nella parte bassa del top ten inglese, il loro peggiore risultato dai tempi dell’inosservato “In The Garden”. Meglio lasciare stare la classifica di Billboard: un poco dignitoso numero 41. Peccato. Con il senno di poi, si può azzardare a definire questo disco come il capolavoro del duo.

 

Durante la fase di scrittura dei brani, Annie Lennox e Dave Stewart non erano più una coppia. Avevano deciso di continuare a fare musica insieme ma non riuscivano a stare a stretto contatto. Così, l’album fu scritto a distanza, spartendosi testi e musiche. Quello che ne saltò fuori è una sorta di concept album, difficile ma irresistibile. Come “Ziggy Stardust” di David Bowie, per fare un esempio, la trama è ellittica e non completamente conseguente.

 

Si racconta di una casalinga frustrata, maltrattata dal suo uomo e insoddisfatta della sua misera esistenza. Una donna al limite del crollo nervoso, ossessionata dalla sua infelicità e dal suo passato. Finché non arriva il momento di cambiare. Abbandona tutto, lasciandosi trasportare dalla follia che ormai la domina; dà sfogo al suo animo più nascosto, vestendosi e comportandosi come una femme fatale di facili costumi. La metamorfosi la porta in baratri di oscurità e instabilità, di masochismo e freddezza senza precedenti, fino a raggiungere il fondo, per rinascere – forse – a nuova vita.

Sdoppiamento di personalità, vendetta, cinismo si sposano alla perfezione con il tappeto elettronico spesso ossessivo e ripetitivo (come deve essere) di Stewart e con l’interpretazione vocale della bravissima Annie, decisamente a suo agio nel doppio ruolo casalinga/prostituta d’alto bordo. Ogni tanto spunta un assolo di chitarra, altrove un coro particolare, in un altro momento ci si ritrova in un finto live, come in “I need you”. Ma il vero fulcro del disco è nell’elettronica distillata che già dall’apertura, affidata alla lunatica “Beethoven (I love to listen to)”, sancisce un cambiamento con le canzoni radio-friendly del loro passato recente, trasportandoci in un mondo diverso e, a suo modo, glaciale.

 

La perfetta “Savage” rimane una delle performance migliori di Annie Lennox, contemporaneamente accessibile, distaccata, lussuriosa e glaciale. Insieme alla follia morale anti società stereotipata e maschilista di “Shame” crea un quadro indimenticabile e spiega cos’è e come è il selvaggio del mondo moderno. Un essere ribelle e squilibrato, creato dalla società in cui vive e dai rapporti che lui stesso ha costruito e ha deciso di mantenere. Un ibrido che ci intima di non interrompere mentre ci sta parlando, perché non accetta di sentirsi piccolo ed inutile, forse a causa della sua mancanza di autostima. “You have placed a chill in my heart”, musicalmente accessibile e giustamente un singolo, ci trasporta proprio in questo mondo: accattivante e pop quanto basta, non ci abbandona a noi stessi se non prima di aver comunicato che “Love is a temple” che si può comprare al discount. Cliché? Forse. Veritiero? Probabilmente. Coinvolgente? Di certo. All’ascolto, diventiamo prigionieri di una persona infelice che sfoggia la sua disperazione come un trofeo e che cerca di liberarsi di quell’amore che la tiene in ostaggio.

 

La conclusione narrativa (“Brand New Day”, con la sola voce algida della Lennox per buona parte della sua durata) lascia aperte infinite strade. Quella del ritorno ad una vita normale, quella della totale e cosciente ribellione, solo per citane alcune. Sta a noi prestare attenzione per capire cosa gli Eurythmics ci vogliono insegnare. Forse che alla follia non c’è rimedio, oppure esattamente l’opposto, cioè che è una fase necessaria per la maturazione? Non credo di averlo ancora capito. Certamente, è meglio così. Una volta di più, Dave ed Annie si sono mossi obliquamente e “Savage” rimane brillante ed incompiuto come di certo era previsto che fosse.

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Voto degli utenti: 8,3/10 in media su 4 voti.
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ROX 9/10
ManuWR 7,5/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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ROX (ha votato 9 questo disco) alle 14:31 del 3 marzo 2012 ha scritto:

bellissima recensione, hai catturato perfettamente lo spirito del disco...

per me come hai detto è il loro capolavoro

tramblogy alle 15:27 del 3 marzo 2012 ha scritto:

Uuhmmmmm....