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R Recensione

8/10

Depeche Mode

A Broken Frame

È il 1982. Dopo soli due anni di carriera e un album in studio, il fondatore, nonché leader e songwriter principale dei Depeche Mode, Vince Clarke, decide di farsi da parte. Non è chiara ancora la causa del divorzio: stando all'interessato, non riusciva ad accettare una vita fatta di tournée, interviste e servizi fotografici; per la versione di Gore e Gahan, invece, Clarke aveva perso ogni minimo interesse per andare avanti col gruppo. In ogni caso, i Depeche si ritrovano senza colui che fece da colonna portante nei primi due anni di vita della band. Dopo l'abbandono Vince Clarke fonderà prima gli Yazoo con Alison Moyet, poi gli Erasure con Andy Bell. La “penna” perciò passa nelle mani di Martin Gore, che già nell'album precedente aveva composto Tora! Tora! Tora! e Big Muff.

È in questo clima che vede la luce A Broken Frame, che risente del trauma appena subìto. Il disco appare, al primo ascolto, poco coeso, senza un filo conduttore fra i brani, molto diversi fra loro, cosa dovuta in parte al cambio di leadership. Gore per il momento non ha ben chiaro dove voglia portare il sound del suo gruppo e ad aiutarlo negli arrangiamenti non c'è ancora Alan Wilder, che svolgerà un ruolo fondamentale nei 13 anni successivi. Nonostante ciò, l'album risulta di gran lunga migliore rispetto al suo predecessore. Questo perché, mentre l'intento di Clarke era quello di creare delle melodie ballabili, in grado di ottenere passaggi in radio e buone posizioni in classifica (si pensi a Just Can't Get Enough), Gore vuole esplorare nuovi orizzonti, cambiare rotta. In questo modo è riuscito a sfornare un disco che, nonostante il difetto citato sopra, appare comunque bello ed evocativo. La cosa che colpisce di A Broken Frame è la sua estrema fragilità, la sua pacatezza, che lo rende una piccola gemma, dolce ma allo stesso tempo cupa e malinconica.

Il brano di apertura riassume quanto appena affermato: Leave in Silence è un brano disco elegante e raffinato, in cui il canto quasi sussurrato di Gahan rende l'atmosfera romantica e celestiale. Al contrario, My Secret Garden ha un ritmo molto più potente ed incalzante e i suoni si fanno più freddi e spigolosi. In Monument l'influenza dei Kraftwerk si fa sentire al massimo: la melodia sparisce completamente, i synth producono pura cacofonia, solamente la voce di Gahan dà una struttura alla canzone, che risulta uno degli episodi più notevoli del disco. Anche per la nona traccia, Shouldn't Have Done That, si può fare un discorso simile, con la differenza che qui il gioco di cori di Gahan e Gore è veramente splendido, queste due voci così diverse riescono qui a stabilire un'alchimia quasi perfetta. Nothing to Fear è un coinvolgente ed oscuro viaggio strumentale dalle atmosfere spaziali, mentre See You, il singolo di maggior successo dell'album, è un piccolo capolavoro, sognante ed idilliaco ma allo stesso tempo triste e spirituale. Se in Leave in Silence Dave sussurra, qui addirittura sospira, con la dolcezza di un ragazzo innamorato che vuole solamente “rivedere” quella ragazza che tanto gli fa battere il cuore. Le fa da contraltare l'R&B elettronico della successiva Satellite. The Meaning of Love e A Photograph of You sono gli episodi minori della tracklist: due brani scialbi e piatti che cercano di rispolverare le atmosfere danzerecce di Speak & Spell. Il disco termina con l'intensa ballata The Sun & the Rainfall, che funge da “specchio” per Leave in Silence.

Purtroppo A Broken Frame si può quasi sicuramente considerare l'opera più sottovalutata e sfortunata dell'intera carriera dei Depeche Mode. In primis non piace ai membri stessi del gruppo, che ormai non suonano più i suoi brani live da moltissimi anni. In secondo luogo è “schiacciato” dal successo del disco precedente e dei successivi, con la diretta conseguenza che è molto poco considerato da coloro che hanno una conoscenza poco approfondita della band. All'epoca, inoltre, per i tre singoli estratti (See You, The Meaning of Love e Leave in Silence), vennero diretti dei videoclip davvero orribili, quello di Leave in Silence su tutti, realizzati con un budget scarsissimo e dai soggetti davvero ridicoli, tant'è che i Depeche stessi si sono costantemente rifiutati di inserirli nelle varie raccolte video.

Construction Time Again, che uscirà l'anno successivo, sarà completamente diverso da A Broken Frame, molto più diretto e meno evocativo, con sonorità industrial e testi di critica sociale. Sarà inoltre il primo disco in cui figurerà Wilder nella formazione ed in cui verranno utilizzati dei campionamenti.

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Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 13 voti.
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PehTer 8/10
Lepo 8/10
Cas 8/10
Giamby 5,5/10
xxx 8,5/10
B-B-B 8/10

C Commenti

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tramblogy alle 19:19 del 14 ottobre 2014 ha scritto:

circa...

PehTer, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 19:36 del 14 ottobre 2014 ha scritto:

Cosa?

tramblogy alle 19:46 del 14 ottobre 2014 ha scritto:

bhè qualche difetto nella recensione, ma nulla di che, (poi passo per quello che vomita sui recensori...), saluti.

Lepo (ha votato 8 questo disco) alle 14:02 del 15 ottobre 2014 ha scritto:

Bellissimi album e recensione!! Questo disco è veramente una gemma nascosta non solo dei depeche, ma di tutto il synth pop! Pensare che quasi tutti i brani furono scritti da gore in età adolescenziale dà ancor più idea del suo talento

PehTer, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 14:42 del 15 ottobre 2014 ha scritto:

Grazie del complimento

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 11:48 del 16 ottobre 2014 ha scritto:

Il solito destino degli album stretti fra due pietre miliari (l'esordio scintillante e poppeggiante e l'inizio dell'età adulta) di essere riscoperti e rivalutati a posteriori.... cosa doverosa per A broken frame che non manca di momenti avvincenti.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 11:42 del 18 ottobre 2014 ha scritto:

lavoro bellissimo: tecnologico, kraftwerkiano, dark e nello stesso tempo squisitamente pop.

blaze94 (ha votato 7 questo disco) alle 23:37 del 22 ottobre 2014 ha scritto:

Onestamente non ho mai apprezzato troppo i Depeche Mode. Sono bravi, per carità. Speak & Spell è un disco molto divertente e ballabile, anche se poco poco ingenuo (paragonabile ma superiore al comunque carino The Party's Over dei Talk Talk). Concordo col recensore quando ne parla come di un album di transizione che avrebbe condotto poi con calma prima all'ottimo Black Celebration e poi all'altrettanto ottimo Violator. Personalmente però penso che nessun album dei Depeche Mode siano mai riusciti ad eguagliare in qualità i meravigliosi Vienna dei divini Ultravox (senza punto esclamativo ) e The Colour of Spring degli altrettanto divini Talk Talk... e nel loro caso il meglio doveva ancora arrivare...

Giamby (ha votato 5,5 questo disco) alle 18:41 del 29 ottobre 2014 ha scritto:

Un onesto disco di transizione che ha seminato cose importanti nella storia della band, più che altro come banco di prova di una nuova formazione e di un nuovo autore a tempo pieno. Canzoni carine, arrangiate secondo il gusto dell'epoca, godibile a tratti con qualche highlight, ma globalmente acerbo e poco personale. Amo i Depeche e proprio per questo li rispetto non assegnando voti fuori scala. A Broken Frame rispetto a Violator raggiunge a stento la soglia della sufficienza.