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R Recensione

7/10

Lapingra

Salamastra

Insolito ma ambizioso il progetto dei Lapingra ovvero Angela Tomassone e Paolo Testa, uniti a un folto team di collaboratori. Tastierine giocattolo, strumenti volutamente imprecisi e imperfetti ma anche sintetizzatori, organi, pianoforte. Registrazioni casalinghe ma con tanto di archi e fiati. E ancora diamonica, ukulele, basso, chitarra, clarinetto, violoncello, ma anche pianolina, fragolina e gattini.

È tutto così meravigliosamente incantato e garbato nel brevissimo percorso di "Salamastra" e neppure le più cupe incursioni poetiche riescono a offuscare le dodici zuccherose tracce, a dispetto di chi per fanciullesco intende immaturo e di chi, concentrandosi sull’austerità, intende privarsi di risvolti spensierati. 

L’iniziale episodio dream-pop di "Run Atreyu Run", apre il percorso onirico ma è un torpore che presto si sfalda con i coretti 60s di buffe creature in "Anacleto", si vena di luci, colori e arcobaleni in "Kangaroo" e con "This is not a test" inizia una electro-baldoria che si mette da parte solo per lasciar spazio alla brevissima riflessione poetica di "In tiber biber". La accorata "One Day" termina con una esplosione di fuochi d’artificio che annunciano il caotico simposio di "Whop!". L’euforia si placa con la ballata "Allie&dog" e l’atmosfera scanzonata si ripresenta col mood electro-pop di "Solo" un disegno circolare per poi farneticare e balbettare in "Der Bleu Angle". La nenia di "Miracles" fa presagire il ritorno alla realtà e la fine del viaggio arriva con la nostalgica "Put them in a box".

"Salamastra" ti catapulta in un mondo irreale e fiabesco in cui ti accolgono calorosamente gatti coristi, in cui puoi volteggiare in maniera del tutto sconclusionata, puoi unirti ad un affollatissimo banchetto per brindare alla fantasia, puoi ululare e strillare fino a perdere i sensi per poi addormentarti col sorriso e sentire filastrocche in lontananza.

È proprio la bassa fedeltà e la scarsa raffinatezza a rendere giustizia al tutto anche perché le favole sono sempre poco nitide e sono tali proprio perché ricoperte da quel tenue velo magico che predilige i colori pastello e ne smorza i toni più accesi.

V Voti

Voto degli utenti: 9/10 in media su 1 voto.
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