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R Recensione

7,5/10

NØEN

Caraibi

Meriti tramonti intramontabili / crociere nei Caraibi

C’erano una volta gli anni Settanta, il cinema di genere italiano esportato in tutto il mondo e tutt’ora invidiato dagli americani e la cruda violenza delle immagini sopravvissute ai visti della censura.

Nel 1972, Lucio Fulci dirige Non si sevizia un Paperino; sul grande schermo, in quello che il triangolo di Freitag chiama climax, appare una donna in un cimitero abbandonato ‒ interpretata dalla meravigliosa Florinda Bolkan ‒ accerchiata da un gruppo di uomini: le loro mani stringono catene di ferro. I loro occhi, stupidamente accecati dall’odio, cercano solamente vendetta. Il viso perfetto della Bolkan, depredato dalla sua bellezza. Il sangue sgorga da ogni lembo della sua pelle lacerata. Gli offensori, sordi, nonostante l’autoradio di una Cinquecento blu diffonda nell’aria le note di un pezzo rock movimentato, trasmesso da una radio locale, non smettono nemmeno quando il DJ annuncia un pezzo di Ornella Vanoni (“Quei Giorni Insieme A Te”) e l’atmosfera nel cimitero diventa surreale e rarefatta. E qui sta la rivoluzione Fulciana: il personaggio di Florinda Bolkan giustiziato in pieno giorno sulle note di una malinconica canzone d’amore. Quel contrasto tra la violenza delle immagini e la candida dolcezza della musica che rende il tutto incredibilmente grottesco, ironico e destabilizzante. 

Questa noiosa premessa cinematografica mi è d’aiuto per parlare di “Caraibi”, opera prima dei veronesi NØEN (da leggersi [nuan]), power trio composto da Mattia Leoni (voce/chitarra elettrica), Stefano Melchiori (basso/sintetizzatori) e Federico Zocca (batteria e percussioni), licenziata dalle neo-nata Rocken Records e prodotta dagli stessi NØEN ed Enrico Bellaro. Tengo stretta tra le mani la copia in vinile, la cui copertina rappresenta (ma forse mi sbaglio), una nube pronta ad ingoiarsi le poche nuvole bianche rimaste ed è già palese la dissonanza tra titolo del disco, copertina e contenuto. Niente chitarrine o riff accattivanti ‒ tanto cari all’indie italiota ‒ niente voci lamentosamente odiose né tantomeno testi finto-depressi atti ad attirare il pubblico femminile under 25. “Caraibi” è un disco diretto, sinceramente slabbrato, una dark lady affascinante che sai che ti potrà far fuori in qualsiasi momento. La voce di Leoni ‒ maturata negli anni in maniera impressionante se si considera l’EP d’esordio della band ‒ graffia, urla, sussurra, fa tremare. Il basso di Melchiori, semplice e diretto, ma mai scontato, fa vibrare le finestre della mia mansarda mentre il disco gira sul piatto nei suoi 33 giri al volume esatto in cui vanno ascoltati i NØEN (alto, se si vuole apprezzare la produzione). Zocca, batterista di indubbio talento, può dare sfogo a tutta la rabbia e alla disperazione e un secondo dopo accompagnare un lento samba con una grazia da vero gentleman, prima di tornare a battere come un ossesso le sue bacchette maltrattando energicamente il rullante della sua batteria (vedi la strumentale “Jimmytimmy” o la bipolare “Vento”). I suoni, ragionati per mesi nello studio Sotto il Mare (VR), dove è stato registrato gran parte del materiale, rimandano ai Queens Of The Stone Age (presenti nei ringraziamenti dei credits) pre-Mark Ronson, ai Verdena di quel capolavoro assoluto degli anni Zero che era “Requiem” (2008), passando per gli Afterhours di “Padania” (2012), che i nostri hanno divorato, assimilato e fatto propri presentandone una versione in netta contro-tendenza per questo 2018.

Personalmente non sono un estimatore delle recensioni-canzone-per-canzone; trovo invece che sia più interessante assimilare e capire il disco nella sua interezza per cui non troverete spiegazioni per ogni traccia o noiosi retroscena riguardo le liriche, semplicemente perché non ce n’è il bisogno. “Caraibi” va assunto, per endovenosa, in tutti i suoi quarantadue minuti, per poi tornare a respirare affannosamente, in enorme debito d’ossigeno, come dopo essere quasi stati trascinati via per sempre dalla corrente oceanica. 

E ributtarsi immediatamente in mare. Contro le onde. Sempre. 

Tuttavia tutto sembrava senza limiti. E così è stato; cari NØEN, buona fortuna per tutto.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 1 voto.
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