V Video

R Recensione

6/10

Foo Fighters

Wasting Light

La carriera di Dave Grohl dalla fine dei Nirvana a oggi è riassumibile in un verso di “I’ll stick around” del primo album a firma Foo Fighters: “I don’t owe you anything”,  refrain liberatorio e anthemico come da lezione Cobain, nonché velenosa dedica alla di lui vedova in merito alle note diatribe su royalties ed eredità artistica del gruppo. Da allora un’attività intensa e spasmodica tra la band madre e una miriade di side project, supergruppi e ospitate ( formidabile quella su “Songs for the Deaf” dei QOTSA), tesa a scrollarsi di dosso l’etichetta di gregario di lusso e a dimostrare di non dover nulla a chi gli aveva spianato la strada al successo facendolo entrare nella rock band più importante degli anni 90 poco prima di spiccare il volo con “Nevermind”. Oltre ad accumulare un discreto gruzzolo in banca divertendosi, come mai avrebbe potuto immaginare quando animava la scena hardcore di Washington DC a fine anni 80.  

Il citato esordio del 1995 rimane indubbiamente l’acme dei Foo Fighters: una sapiente e ispirata collezione in grado di cogliere il riflusso della scena di Seattle, ribadendone con una scrittura brillante tutte le potenzialità, con un Grohl factotum che, forte di singoli memorabili ed episodi più articolati quali “Floaty”, “Alone + Easy Target” o “Exhausted”, fu in grado di competere ad armi pari coi campioni del genere. Poi una serie di lavori da “The Colour and the Shape”, immancabilmente baciati da ampio riscontro di vendite, ma troppo appiattiti su schemi melodici grunge sempre più logori, nonostante occasionali impennate ( come dimenticare “Everlong"?). E con una patina di innocuo intrattenimento radiofonico sovente irritante, come evidenziato in particolare dalle ultime prove, invero abbastanza scialbe, del quartetto.   

Il settimo capitolo in studio presenta un parziale ritorno in quota per Grohl, per l’occasione nuovamente accompagnato in pianta stabile da Pat Smear e dalla produzione prestigiosa di Butch Vig. Il consueto rimescolamento, da tenace arrotino, degli stereotipi armonici nirvaniani è accompagnato da un sound più robusto del solito, con frequenti iniezioni di metal anni 80: passione mai nascosta del resto, si pensi al progetto Probot. Ciò genera ottimi risultati nell’opener “Bridge Burning”, puntellata da stacchi al fulmicotone e da un refrain degno del miglior Josh Homme, nel singolo perfetto “Rope” e dalla spassosa cavalcata thrash “White Limo”. Maestosa è poi “Dear Rosemary”, in cui il felice cameo del maestro Bob Mould conferisce un quid di trascinante lirismo. Peccato che il resto dell’opera non sia altrettanto incisivo, con la consueta processione di power ballad ( “Arlandia” e “These days” su tutte) e incontrando anche degli avallamenti inquietanti, tipo la “Miss the Misery” in cui a spuntar fuori non sono i porri dell'amato Lemmy ma le mèche di Jon Bon Jovi. Va meglio col college-rock fuori tempo massimo di “Walk” e con l’accorata “I Should have known”, ideale seguito della “Let it Die” del disco precedente, featuring Krist Novoselic al basso e fisarmonica: ennesima, amara dedica del buon Dave al Caro Estinto. E sono passati diciassette anni.                

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Voto degli utenti: 6,1/10 in media su 21 voti.
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gigino 6/10
rael 5/10
max997 7/10
luca.r 5/10

C Commenti

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crisas (ha votato 5 questo disco) alle 0:39 del 23 aprile 2011 ha scritto:

I Foo fighters hanno dato il meglio di loro nel primo bellissimo e pazzoide omonimo album, hanno fatto un buon lavoro in The Colour and the Shape dando sfoggio della loro maturità, e solo in parte nel terzo album There Is Nothing Left to Lose.

Poi hanno perso totalmente la loro vena allegria, folle , gioiosa e giocosa per dare spazio ad un pallosissimo rock, peccato!

rdegioann452 (ha votato 8 questo disco) alle 12:05 del 23 aprile 2011 ha scritto:

pessima recensione

non mi dice proprio nulla su quest'album, che mi pare anche ingiustamente snobbato.

Utente non più registrato alle 13:27 del 23 aprile 2011 ha scritto:

dave grohl, gli anni 90 sono finiti, get over it. terribilmente tamarri, salvo solo il pezzo con mould perché la classe non è acqua, il resto tutto già inevitabilmente sentito.

rdegioann452 (ha votato 8 questo disco) alle 14:06 del 23 aprile 2011 ha scritto:

@granthart

dear rosemary non trovi che "assomigli" a steady as she goes dei racounters e ricordi all along the watchtower??

Utente non più registrato alle 14:48 del 23 aprile 2011 ha scritto:

sì, ha un che di già ascoltato, come "white limo" che è identica a "millionaire" dei queens of the stone age...niente di che sto disco.

4AS (ha votato 5 questo disco) alle 16:40 del 23 aprile 2011 ha scritto:

A me sembra rock per adolescenti. E' normale che dopo tutti questi anni qualche buon singolo l'hanno tirato fuori (anche qui c'è "Dear Rosemary" che non è niente male...) però in generale è musica prevedibile, grunge antiquato-radiofonico che eccita all'inizio per poi sgonfiarsi dopo pochi ascolti. Purtroppo Grohl non è un gran compositore, non è un caso che le cose migliori le abbia fatte da "collaboratore" (Nirvana, Queens of the Stone Age...).

bill_carson (ha votato 6 questo disco) alle 18:17 del 23 aprile 2011 ha scritto:

condivido la recensione

@4as

tendenzialmente il rock è musica per adolescenti.

anche i Beatles erano musica per adolescenti, anche i Nirvana. smettiamola di usare ste categorie senza senso. la musica dei Foo è sempre stata impregnata di giovanilismo.

4AS (ha votato 5 questo disco) alle 19:14 del 23 aprile 2011 ha scritto:

E' una mia impressione, non deve per forza essere condivisa e non è un tentativo di categorizzare. E' realmente quello che penso quando ascolto i Foo Fighters. Avrei potuto dire la stessa cosa, che ne so, dei Green Day, o di un altro gruppo che magari da adolescente mi faceva sbrodolare, e che oggi valuto in maniera diversa (non per forza negativa, sia ben chiaro: ad esempio non parlerei mai male dei nirvana, nonostante oggi non li ascolto mai...).

Charisteas alle 13:25 del 26 aprile 2011 ha scritto:

Rinchiudeteli.

nebraska82 (ha votato 6 questo disco) alle 22:23 del 28 aprile 2011 ha scritto:

il disco ha debuttato al primo posto nella classifica di billboard ( non era mai successo ai FF), che sia il segno di un revival grunge dietro l'angolo?

NathanAdler77 (ha votato 6 questo disco) alle 21:24 del primo maggio 2011 ha scritto:

A Matter Of Time

Riffoni anni Ottanta, il solito chorus da stadio sempre nei dintorni e tanto, tanto supremo cazzeggio: ormai è chiaro che il sogno di Dave erano gli Spinal Tap! L'album è divertente (con Butch Vig e Alan Moulder al mixer, te credo), "Bridge Burning", "Rope", "I Should Have Known" e "White Limo" (video dell'anno) le migliori.

beccauva (ha votato 6 questo disco) alle 15:35 del 3 maggio 2011 ha scritto:

Mi piace pensare ai FF come al cavallo di Troia. Per convertire nuove anime a suoni un minimo più potenti e ritmati, che si avvicinino al rock, al metal al grunge ed a tutte le altre declinazioni del genere, bisogna trovare il modo di farli penetrare nel circuito del main stream. Si offrono volontari i nostri simpatici amici. La contropartita è ghiotta, soprattutto in termini di popolarità e numero di vendite... L'originalità, la sperimentazione è il carburante della storia della musica. Ma anche chi fa il lavoro sporco e insinua anche un solo dubbio, una crepa in una mente abituata all'obbedienza auricolare, rende un buon servizio. Alla base della montagna i FF ti ci portano, poi fin dove salire lo devi capire da te.

Ecco, un ascoltatore che ha assistito a tutta la loro carriera ed oramai è arrivato a misurarsi ed apprezzare altre salite ben più difficoltose, ricorda con allegria i primi passi.

Certo, ormai posso apprezzare la scelta di un reef piuttosto che il tempo di un brano od una scelta vocale. Mentre la pelle mi si accapona solo per altri stili ed altri suoni. Ma ricordo senza vergogna da dove sono partito.

PetoMan 2.0 evolution alle 20:18 del 22 luglio 2011 ha scritto:

Tutto sommato qui fanno quello che sanno fare meglio, cioè dell'onesto rock duro senza prendersi troppo sul serio. Niente di eccezionale, ma non è male.

bill_carson (ha votato 6 questo disco) alle 20:56 del 24 luglio 2011 ha scritto:

revival crunge?

sto disco non c'entra niente col crunge. anzi, per certi versi, ne è la negazione.

nebraska82 (ha votato 6 questo disco) alle 14:33 del 14 febbraio 2012 ha scritto:

5 grammy awards vinti dai foo fighters che trionfano con adele, tra l'altro in tutte le categorie rock hanno fatto (giustamente) il culo quadro ai coldplay. @ira kaplan, è ovvio che in questo lavoro un po' occhieggiano a certo rock anni 80 verso il quale il fenomeno di seattle fu reazione, ma fondamentalmente l'impianto di base ( armonie, riff, songwriting) è riconducibile al grunge.

gigino (ha votato 6 questo disco) alle 10:47 del 5 marzo 2012 ha scritto:

discreto

Nella scarsezza dei tempi attuali, non è male. In generale i FF presentano lavori tutto sommato onesti anche se non eccelsi. E poi Dave Grohl è simpatico ed esce dal classico stereotipo delle rock star. Sufficienza piena di stima e simpatia.

ThirdEye (ha votato 2 questo disco) alle 19:11 del 17 marzo 2012 ha scritto:

Foo Fighters

Dopo un eccellente debutto ( L'omonimo del 1995, a mio parere un gioiellino di Pop beatlesiano annegato in un mare di chitarre "noise" in ipersaturazione) si son trasformati in una band da arena MTV patetica veramente. I Foo Fighters mi fan cagare. Procuratevi il primo album, il resto a mio parere è PLASTICA.

bill_carson (ha votato 6 questo disco) alle 22:27 del 17 marzo 2012 ha scritto:

mah...più veri di tanti altri

a me danno proprio l'impressione di ragazzotti che si divertono a stare e suonare insieme. gente che non potrà mai scrivere capolavori, ma che sa rockeggiare con gusto. se la band di Dave Grohol è diventata una band da Mtv è perchè Grohol era già un personaggio da Mtv, coi Nirvana

ThirdEye (ha votato 2 questo disco) alle 20:05 del 18 marzo 2012 ha scritto:

RE: mah...più veri di tanti altri

D'accordo. Ma il primo lavoro era molto ispirato, a differenza dei ritornelli da stadio dei successivi! Quello volevo far notare.

bill_carson (ha votato 6 questo disco) alle 11:04 del 19 marzo 2012 ha scritto:

quest'ultimo

è l'album col sound più insisivo della loro discografia. registrato su nastro, trasmette la vitalità che hanno nel live

rael (ha votato 5 questo disco) alle 11:42 del 19 marzo 2012 ha scritto:

i Foo sono morti e sepolti, anche solo ascoltarli è diventata una perdita di tempo! ormai insieme ai RHCP si meritano l'heineken jamming festival per i finti rocker e nient'alto.

ozzy(d) (ha votato 6 questo disco) alle 12:39 del 19 marzo 2012 ha scritto:

è un disco che nasce come puro entertainment, assolve benissimo il suo compito.

Infantino01 (ha votato 9 questo disco) alle 0:34 del 9 giugno 2012 ha scritto:

Voto 0 alla recensione ed al recensore, voto 9 al disco: questo album è di una potenza travolgente, ogni singola canzone di "Wasting Light" ti riempie di gioia, è una manna per le orecchie, è uno dei pochi album nella storia della musica senza momenti morti, senza tracce riempidisco: capace di passare dal rock al metal passando per stupende ballate folk e pop.. peccato, un album del genere merita ben altra recensione (e recensore...)

crisas (ha votato 5 questo disco) alle 21:55 del 9 giugno 2012 ha scritto:

A Dave Grohl ha fatto male l'incontro con i Qotse, in White Limo per esempio chitarre ,ritmica e voce sono scopiazzatissime.

crisas (ha votato 5 questo disco) alle 21:56 del 9 giugno 2012 ha scritto:

Qotsa