Verdena
Il Suicidio dei Samurai
Il terzo album di un gruppo è quello che fa capire tutto. Dentro o fuori. Schifezza o capolavoro. A volte calo di tensione, altre volte leggeri miglioramenti. Dove lo facciamo rientrare Il suicidio dei samurai? Proviamo ad analizzare il disco.
Logorrea sfrutta una potente batteria e canta linsofferenza per la routine quotidiana e forse della vita in generale. Si capisce subito che lo stampo ottimista à la Kurt Cobain già caratteristico dei precedenti album è rimasto interamente intatto. Luna è poi un manifesto del nichilismo più assoluto con il suo niente conta sputato in faccia dallottima voce di Alberto Ferrari. Mina è una splendida ode, davvero intensa e emozionante, con un riff di basso da brividi. Balanite ricorda più i Soundgarden. Il canto sofferto e il grande accompagnamento delle chitarre la rendono quasi epica. Phantastica segue il filone, sfrutta un testo ispirato di malessere esistenziale e lascia libero sfogo alla frustata e sempre emozionante voce di Ferrari accompagnata da unaltra splendida escursione di chitarre. Elefante è un roboante cambio di ritmo che riporta alla mente i Muse. Glamodrama è una ballata più leggera, velata di tristezza nel suo delicato inizio e che si dilata in unottima parte acustica prima di spegnersi lentamente. Far fisa risente di nuovo dellinfluenza dei Muse e sfrutta il solito schema: voce trascinante, batteria lancinante, riff accattivante. Il risultato è garantito. 17 tir nel cortile è un incrocio tra Foo Fighters e Smashing Pumpkins e ancora una volta si resta impressionati dalla grande passione e drammaticità contenute nel pezzo. 40 secondi di niente è un titolo azzeccato per il pezzo più debole del disco. Lomonima Il suicidio dei samurai chiude il disco con unorgiastica serie di schitarrate e deliri.
Concludiamo? Io ho ascoltato undici canzoni, tutte di ottima fattura. Lo stile sonoro è quello di un rock squisitamente grunge e la malinconia e la rabbia che trapelano dai testi non possono essere bollati come sciocchezze adolescenziali ma mostrano invece una certa maturità compositiva. Alla stessa maniera il suono è nitido, potente e sfrutta una grande base sonora. Si fatica a capire le critiche loro rivolte di fare solo rumore.
La realtà è che i Verdena si confermano uno dei pochi gruppi (assieme a Afterhours, Marlene Kuntz, One Dimensional Man e altri) in Italia in grado di suonare un sano rock come dio comanda. Non inventano niente per carità, però sono dei maestri a rievocare quei suoni sporchi e distorti che hanno affascinato il panorama di Seattle negli anni '90. Gli apprezzamenti ricevuti anche oltreconfine confermano il loro calibro internazionale.
Quindi alla fin fine comè questo terzo album? Ma me lo chiedete pure? Diciamo spettacolare e non ne parliamo più.
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