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R Recensione

8/10

Afterhours

Padania

Bye Bye Universal, etichette indipendenti, compilation ibride di paesi (sur)reali, stasi creativa: Germi è la nuova ragione sociale degli Afterhours; ed una vecchia (ma quanto mai aggiornata) idea di come fare rock 'a casa nostra', senza tradire le attese - anzi, riuscendo ancora una volta a stupire.

A quattro anni dal poco ispirato (eufemismo, ça va sans dire) e disomogeneo “I Milanesi ammazzano il sabato”, passando per l’esperienza sanremese traboccante di senso civile de “Il Paese è reale” e le note trasferte statunitensi, Manuel Agnelli e compagni ora autoproducono, con libertà e pienezza d’intenti (ad aiutarli Tommaso Colliva, in produzione) il decimo tassello del loro lungo percorso artistico: “Padania”.

Situazione politica odierna a parte, il nuovo dramma degli Afterhours si snoda, insinuandosi sottopelle con intensità pervasiva, lungo i solchi dell’arrivismo personale: meta ed eldorado rassomigliante a tutto, tranne a se stessi. Il sociale/territoriale come ancoraggio e pretesto per approdi materiali, ma che invero è solo palliativo per una perdita di cognizione totale della umana condizione, esperita in senso comune o personale, che si annida nell’intreccio dello scorrere muto, tiranno, del tempo. Responsabilità collettive o personali che siano – lo sfuggire incessante dalla fragilità umana, dalla morte; fino a domandarsi se <<ci sarà vita, là dove questa morte finirà?>> - la reale dittatura contro la quale, allo stremo, lottiamo è uno stato ‘moloch’ della mente, senza cori ne bandiere: la padania del nostro agire quotidiano, e del disorientamento esistenziale di cui non ci curiamo.

Non è mai cosa facile parlare di sé mantenendo, contemporaneamente, una lucidità totale su ciò che vi è intorno; e, specialmente, dopo che in passato uno come Agnelli aveva, agli estremi, forzato una necessità solipsistica al limite del narcisistico, fatta di sguardi sull’io come unico oggetto d’amore, via un eloquio idiosincratico ossessivo e penetrante, capace di donare al discorso un’aura da incessante monologo interiore (“Ballate per piccole iene” esemplifica il concetto).  Ma, immediatamente prima della partecipazione sanremese, ecco nuove prospettive a ridar linfa al progetto: il ruolo ‘politico’ della musica, costruire qualcosa che serva tanto alla scena indipendente italiana, quanto nel contribuire ad una reazione di senso civico/critico unanime. Riconnettersi al reale e tentando, senza la pretesa di portare a casa il risultato, di smuovere un po’ le acque della frustrazione nazionalpopolare.

In “Padania” critica sociale (<<terra meravigliosa, brutto paese>>), dialogo interno (<<trova un destino che ti porti con sé, prima che quello di un altro trovi te>>), angoscia esistenziale (<<ho già un anno in più, un se in più>>) si uniscono e vengono declinati in ballate dal respiro più ‘classico’ (della loro produzione: “Padania”, “Nostro anche se ci fa male”, “La terra promessa si scioglie di colpo”), in una sezione centrale free-rock dall’impostazione vagamente ‘dada’ (ma compressa da un sound dall’attitudine assolutamente easy listening) o nello sperimentalismo vocale/musicale dallo spirito intrepido - ma non così inaccessibile (“Metamorfosi”/”Iceberg”). Ed ecco che i pezzi più pop di oggi possiedono la lucidità analitica di un tempo, insieme alla libertà ubriaca, anche consapevole, del presente. Meraviglie, gemme vere, come “Costruire per distruggere”, violenta nel concetto quanto dolce nell’esposizione; “Nostro anche se ci fa male”, livida e fragile come nelle ballate più ispirate di “Quello che non c’è”; la desolante alienazione (<<e non ricordi cos’è che vuoi>>) della title track, che dipinge il nulla esattamente come appare. O, infine, la commovente (e splendida) “La terra promessa si scioglie di colpo”, pianoforte e archi, atto finale di estrema e dolorosa consapevolezza (<<ho una cosa dentro, è uno stato nella mente e già lo so, che col tempo prima o poi io mi ci ammalerò>>).

E Agnelli, qui - come mai prima a livello lirico -, pare essersi scrollato di dosso buona parte dell’investimento libidico riversato su se stesso (e sul proprio regno): pur mantenendo un taglio stilistico autoreferenziale, i testi del nuovo disco lasciano trasparire chiarezza comunicativa e ampia ‘generalizzabilità’ concettuale. Metodo induttivo quindi, che sicuramente ha rinvigorito e ampliato la portata del suo, personalissimo, verbo (caduto mai così in basso come ne “I milanesi ammazzano il sabato”). Oggi, il frontman afferma di trovare maggiore attinenza vocale con Diamanda Galas rispetto all’inarrivabile Stratos (che lui stesso ha interpretato in “Lavorare con lentezza”, pellicola del 2004 di Guido Chiesa), eppure l’incipit di “Metamorfosi” ha inequivocabile matrice Area, per lo meno prima di esplodere granitica tra fischi e clangori distorti (è che Iriondo gli strumenti se li costruisce in casa) su cui lui adagia un’interpretazione canora tirata, forzata, espressiva in senso aggressivo. Mostrando impatti di drammaticità, fatalismo e collasso esistenziale che uno come Vic Chesnutt, ad esempio, sapeva (ahinoi) restituire al meglio.

Terra di nessuno” è processo mortifero e virulento (qualcuno ha detto “Germi”?) in wall of sound, vuoti ed ipertoni, mentre “La tempesta è in arrivo”, pur rispettando nella sostanza i dettami del concept (sull’identità, non solo), adotta una forma espositiva banalizzata – ma, comunque, funzionale al sostrato ‘emotivo’ del disco. E nell’epoca della news correlata alla réclame, ecco che i “Messaggio promozionale” 1 e 2 suonano, in ordine, come divertissement ‘pedagogico’ e brevetto per affaire post capitalistici.

Nel mezzo, come nella realtà, impazza la furia rabbiosa di chi cerca salvezza per sé e per gli altri: “Spreca una vita” è una scudisciata formativa (<<oh piccino: diventa ciò che sei>>). “Fosforo e blu” è puro dna “Germi”: sbraitata, satura, affoga nel noise rock bruto (le chitarre di Ciccarelli à la Albini) e nella rabbia. Rabbia mal incanalata, invece, nei corto circuiti di “Io so chi sono” (identità deturpate dal consumismo, e bla bla bla) e soprattutto nel crossover bruttino di “Giù nei tuoi occhi”, sperimentazione non troppo riuscita a livello tanto interpretativo quanto compositivo.

Il (noise-blues-alt) rock di “Ci sarà una bella luce”, sghemba e stonata come un “Trout Mask Replica” qualsiasi (e gelida quando la tensione è insostenibile), sa di cinismo dei tempi moderni; la velocità come cura e distrattore che inghiotte il pensiero e appaga l’apparenza. E poi una luce, una nuova consapevolezza delle finalità (<<se la preghiera che fa il prete, che tu possa aver dei figli, figli diavoli e poi>>) che è gestalt improvvisa, illuminazione sul reale, che conduce sì ad  un’esperienza di sé più a fuoco (<<tutto non è stato scritto>>), ma anche ad una psicosi che manda tutto all’aria (<<oh Lazzaro, oh perché vuoi tornare a me?>>; <<pensa ai vivi e non pensar più al perché>>).

Disco presuntuoso “Padania”, per concludere. Presuntuoso negli squilibri vocali delle declamazioni di Manuel Agnelli, nel suo voler assurgere a ruolo di educatore della società a partire dall’infanzia (vedi “Spreca una vita” e il finale di “Io so chi sono”), non moralizzandola, ma responsabilizzandola e scuotendola. Presuntuoso nel ritorno ingombrante di Xabier Iriondo, gran cerimoniere del distorto, tangibile e anzi violento, spropositato per tensione ed estro. Presuntuoso nelle troppe libertà di Giorgio Prette, che si denuda per seguire la sua pulsione più efferata: picchiare pelli senza ovatta (e giovando degli incastri di Dell'Era, e del suo basso dalla minor portata espressiva rispetto alla precedente uscita). Presuntuoso negli archi di Rodrigo D’Erasmo, che inseguono farfalle in un prato per poi sprofondare in un buco nero di catrame e lava, senza apparente soluzione di continuità. Presuntuoso perché anarchico, quindi bellissimo. Anarchia d’intenti, vista l’autoproduzione totale; anarchia nelle azioni, vista l’indipendenza individuale nel processo compositivo. Anarchia di risultati, visto lo straniamento prodotto da un’estasi creativa lasciata libera di fluire.

Mettere a fuoco il nulla, e miracolosamente riuscirci.

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C Commenti

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crisas alle 0:18 del 3 maggio 2012 ha scritto:

La canzone Padania è notevole !

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 8:21 del 3 maggio 2012 ha scritto:

Più che la Galas sembra Tiziano Ferro, mentre il paragone di Ciccarelli ad Albini mi fà semplicemente rabbrividire.. Nel complesso è una mediocre versione arrangiata dei "Milanesi", quindi grazie a Xabier per aver tentato di riesumare un sound morto e sepolto. I testi a quanto pare ormai Manuel li scrive in collaborazione con Alberto Ferrari all' insegna del qualunquismo più spicciolo o forse semplicemente non ha più nulla da dire.

ozzy(d) alle 14:00 del 3 maggio 2012 ha scritto:

agnelli vs concertone, il peggio del peggio

agnelli ha litigato con gli organizzatori del primo maggio, dicendo che su di loro "ci scatarra su". un uomo prigioniero del suo passato.

swansong (ha votato 4 questo disco) alle 15:28 del 3 maggio 2012 ha scritto:

Semplicemente non ci siamo!

E mi dispiace. Dopo l'insignificante, molto deludente, I Milanesi..rimaniamo in padania, ma le cose non cambiano. Questo è un gruppo (o sarebbe meglio dire il solo Agnelli?) che ha smarrito totalmente l'ispirazione. Sanno suonare e vabbè, lo sapevano fare, ed anche meglio, in Germi. Meglio, molto meglio le riflessioni crepuscolari, le melodie sbilenche, ma coinvolgenti, l'intimità dei testi di Quello che non c'è e di Ballate. Speravo veramente che questi ultimi fossero due lavori pronti per tracciare una nuova sorprendente, oltre che interessante strada musicale. Abbandonati lo stridore ed il furore degli album giovanili, credevo fosse giunta la maturità, il tempo dell'(amara)riflessione. Niente purtroppo. Si deve sempre sentire il bisogno di alzare la voce, aumentare i decibel, le distorsioni. Perchè? Se non hai più un cazzo da dire, caro Manuel, non è che alzando il volume ti si sente meglio. Non è che facendosi crescere i capelli ti si nota di più! Che è? Regressione? Alla soglia dei 50 devi far vedere che sei ancora rocckettaro incazzato? Boh... Peccato perchè Metamorfosi, la prima splendida traccia, posta all'inizio, così di brutto, mi aveva fatto trasalire ed il buon Demetrio, sono sicuro, avrebbe gradito. Poi il nulla, o quasi...altra occasione sprecata. D'accordo con Suicida: "...forse, semplicemente, non ha più nulla da dire".

Sig.ROSSi alle 19:38 del 3 maggio 2012 ha scritto:

RE: Semplicemente non ci siamo!

PER swansong: Non puoi crititcare un album in base soltanto a mere aspettative personali. Mi sembra un approccio reazionario e conservatore alla musica.

"Abbandonati lo stridore ed il furore degli album giovanili, credevo fosse giunta la maturità, il tempo dell'(amara)riflessione". Fammi capire bene, sei tu a stabilire quando è il momento opportuno per fare riflessioni amare sulla vita? ed in particolare, come puoi giungere da queste premesse a stroncare un lavoro complesso come Padania? Se hai delle considerazioni amare da fare sulla vita pubblicati un album in cui le fai, ma non puoi a tavolino stabilire quando gli altri debbano farle per te!!!

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 22:23 del 3 maggio 2012 ha scritto:

Ma cosa ha di complesso apparte ruotare intorno a due clichè con l' arguzia lessicale di un quindicenne? Scusa ma aspettarsi qualcosina in più da un 50enne è il minimo..

crisas alle 23:20 del 3 maggio 2012 ha scritto:

la mente di un musicista 15enne è molto ma molto più aperta e creativa di un musicista 50enne

NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 23:26 del 3 maggio 2012 ha scritto:

Più che la Galas sembra Tiziano Ferro...

Suicida attento: alla prossima iperbole ti mandiamo a casa Delio Rossi...Concordo su tutto, Agnelli ritrova gli Afterhours più autentici e ispirati dai tempi di "Quello Che Non C'è": un concept socio-politico che ha il sapore distorto e serafico degli anni d'oro. "Terra Di Nessuno", "Costruire Per Distruggere", "Spreca Una Vita" etc. sono grandi brani, c'è una ritrovata tensione creativa, una maturità ancora inquieta che azzarda, altro che capelli lunghi, "sound morto e sepolto" e amenità varie. P.S. -Il concertone del primo maggio andrebbe abolito, schifezza sempre uguale a se stessa con pochi eguali al mondo: forse Sanremo, ma almeno fa ridere. Quest'anno salvo solo Virginia Raffaele (notevole).

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 8:20 del 4 maggio 2012 ha scritto:

Purtroppo o per fortuna non seguo il calcio quindi non ho capito dove mi mandate! ahah Comunque crisas io mi riferivo ai contenuti e al modo in cui sono espressi che trovo banale e mi ricordano con amara nostalgia i tempi in cui, giovane scapestrato, riuscivo a trovare sempre una risposta alle mie domande ciniche in un testo di Agnelli. Quello che critico è il tentativo coatto di surrogare nel 2012 qualcosa che gli After sono stati in maniera onesta 10 anni fa. Ed è proprio questo punto di contatto con gli "anni d' oro" esaltato dai sostenitori, che io invece trovo alquanto poco creativo. Insomma l' unica tensione che mi provoca questo disco è addominale! Non me ne vogliate.

Errata còrrige: "A parte".

Sig.ROSSi alle 10:15 del 4 maggio 2012 ha scritto:

RE:

Il tuo mi sembra un discorso da nostalgico, l'unica operazione coatta è quella che fai tu quando pretendi di ascoltare questo album con le orecchie del "già sentito". Il surrogato lo stai costruendo tu su di un lavoro che onestamente non può essere ridotto ad un'espressione di un manipolo di adolescenti cinici.In secondo luogo non puoi mettere con una facilità disarmante, come fai tu, una pietra sopra ad un gruppo che non solo non ci ha "fatto uscire vivi dagli anni novanta" ma continua a proporre una musica originale e fuori dal mainstream e se vuoi anche con un certo spessore. Poi se tu a 15 anni mi hai scritto una canzone come Padania sono disponibile ad ascoltarla...

ozzy(d) alle 9:29 del 4 maggio 2012 ha scritto:

suicida, non si esce vivi dagli anni novanta lascia perdere ghghghgh

crisas alle 11:16 del 4 maggio 2012 ha scritto:

Voglio mandarti questo qui, attento:

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 18:39 del 4 maggio 2012 ha scritto:

Musica originale, fuori dal mainstream e di un certo spessore. Rossi ma che ascolti hai? Nina Badric e Cristina D' Avena.. ahah

P. S. : Delio Rossi non mi fa paura anche se è incommentabile..

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 18:40 del 4 maggio 2012 ha scritto:

P. S. : Io a 15 anni suonavo kraut rock, se trovo la demo te la mando.

Sig.ROSSi alle 23:30 del 4 maggio 2012 ha scritto:

RE:

Forse non ci intendiamo sul concetto di originalità; per me c'è originalità dove si propone qualcosa di diverso, anche Crisitna D'Avena nel suo campo può essere stata originale a suo modo, non lo so. Sono certo però che Tiziano Ferro non può scrivere una canzone come "Io sò chi sono" perchè suonerebbe ridicolo mentre rientra perfettamente nelle corde degli Afterhours che hanno un loro particolare marchio di fabbrica non condivisibile con altri gruppi od esperienze musicali. E questa per me è un esempio di originalità.

P.s. Aspetto con ansia la demo...

Randolph_Carter (ha votato 8 questo disco) alle 8:40 del 7 maggio 2012 ha scritto:

Padania la migliore dell'album, ma tutto il disco lo trovo molto coerente con il percorso degli After e al contempo contemporaneo...

P.S.

@sig.Rossi

uno pretende di essere originale perché faceva kraut rock dall'età di 15 anni te lo prendi sul serio???

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 17:32 del 7 maggio 2012 ha scritto:

Ma la recensione è sul mio disco? Rossi ha semplicemente spostato il fuoco della discussione sulle mie presunte doti artistiche perchè non aveva altri argomenti validi evidentemente. Per commentare un disco non bisogna essere musicisti, quindi non ha alcuna importanza quello che suonavo io a 15 anni.. Di certo però è divertente vedervi abboccare ad ogni minima provocazione. In definitiva abbiamo concetti diversi di originalità, che Rossi a mio avviso confonde con lo stile.

rael (ha votato 6 questo disco) alle 10:40 del 8 maggio 2012 ha scritto:

Scorre via senza mai essere particolarmente emozionante, risicato_'

jackforjack (ha votato 8 questo disco) alle 2:13 del 9 maggio 2012 ha scritto:

bha

più che provocazioni, suicida, mi chiedo che disco tu abbia ascoltato, in genere i commenti come il tuo, al di là dell'ovvia soggettività (leggi hai tutto il diritto di andare in bagno con 'sto disco), mi fanno pensare appunto "hai sbagliato proprio sala".

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 7:20 del 9 maggio 2012 ha scritto:

Rettifico il voto: 5 star, capolavoro da avere in triplice copia vinile. Svolta nella storia del rock, nonchè miglior disco degli ultimi 20 anni.

swansong (ha votato 4 questo disco) alle 13:01 del 9 maggio 2012 ha scritto:

Uh mamma mia tutto 'sto can can attorno agli Afterhours! Vabbè, mi rivolgo al sig. Rossi e rivendico quanto ho scritto, nè più nè meno. Forse mi sono spiegato male e mi scuso, ma il senso del mio commento/intervento è molto semplice. Non sono un musicista anche se mi piacerebbe e quindi non posso purtroppo raccogliere il tuo invito a pubblicare un disco. Ma sono un amante della musica, attento ascoltatore, nonchè acquirente, che compera dischi NON li scarica da internet e, pertanto, mi sento del tutto legittimato a commentare un lavoro altrui, nel bene e nel male. E se dico che non mi piace (e cerco di motivare la mia valutazione) che colpe puoi/vuoi attribuirmi? Padania, ripeto, non solo lo reputo un lavoro non riuscito in sè, ma lo trovo pure un goffo tentativo di ripiegare su loro sonorità vecchie, superate, già sentite. Non innova in nulla il loro repertorio, a differenza di quanto invece fatto con Quello.. e Ballate..Tanto è vero che avevo salutato con curiosità e qualche speranza la loro scelta di andare a Sanremo qualche anno fà, chissà che non ne salti fuori qualche svolta indie-pop-rock interessante mi son detto. Invece nulla. Non solo, son tornati indietro!...e beh allora vuol dire che hai perso un po' la bussola o sbaglio? Quindi, tornando a noi, sig. Rossi, io non intendevo certo suggerire alcunchè ad Agnelli e agli Afterhours, men che meno quando ed in che modo scrivere amare riflessioni sulla vita, il mio era un (mal esposto forse) commento su quelle che erano le mie percezioni all'ascolto di questo e dei precedenti album di un gruppo che, col tempo, ho inizialmente ignorato poi, via via, scoperto, amato e, mi sia concesso dal momomento che ho tutti i loro dischi, ora criticato.

E certo, caro sig. Rossi, posso eccome criticare un album in base a mere aspettative personali, ci mancherebbe pure! Spiegami poi dove starebbe in questo l'"approccio reazionario e conservatore" alla musica, che già in sè mi pare una contraddizione in termini...

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 20:09 del 9 maggio 2012 ha scritto:

Il problema è che un commento positivo è sempre oggettivo mentre uno negativo è automaticamente soggettivo quando si parla di band intoccabili. Gli After sono stati oggettivamente originali negli anni '90, quando dal nulla hanno creato un sound e un modo di comporre e scrivere unico in Italia. Nel 2012 non sono originali, soltanto mantengono il loro stile sicuramente riconoscibile, ma con una qualità compositiva nettamente peggiore. Che poi il concetto di originalità è alquanto discutibile ma andremmo molto off topic..

ozzy(d) alle 12:11 del 10 maggio 2012 ha scritto:

Gli After sono stati oggettivamente originali negli anni '90, quando dal nulla hanno creato un sound e un modo di comporre e scrivere unico in Italia

mah proprio dal nulla non direi e non penso abbiano inventato chissa' cosa, comunque germi e hai paura del buio erano due bei dischi, questo si'.

fabfabfab (ha votato 6 questo disco) alle 11:12 del 11 maggio 2012 ha scritto:

Ma infatti dai, è sempre e solo questione di prospettive. I primi dischi degli Afterhours non erano innovativi per niente, lo erano nel panorama italiano. Adesso la pretesa è avere degli "Afterhours innovativi rispetto ai vecchi Afterhours"! Ci sono persone che sostengono che il loro miglior disco sia "Non è per sempre" o "Quello che non c'è", probabilmente perchè li hanno conosciuti con quel disco. Ci sono anche quelli che dicono che i loro dischi migliori sono quelli in inglese, ma quelli io non li considero neanche, perchè sono probabilmente gli stessi che dicono che "l'unico disco buono dei Sonic Youth è Confusion in sex e l'unico disco buono dei Beatles è un demo registrato a casa di Lennon nel 1960".

Vabbè, arriviamo in "Padania": "Metamorfosi" e la versione live (postata qua sopra) di "Spreca una vita" fanno gridare al miracolo. Anche "Costruire per distruggere" e "Padania" sono due bei pezzi. Il disco però non mi piace: meglio del precedente certo, ma gli arrangiamenti "duri e puri" mi sembrano forzati, alcune reminiscenze "sghembe" ("Terra di nessuno" vorrebbe recuperare i brani "Iriondeschi" di "Hai paura del buio")sono malriuscite, qualche frammento è semplicemente imbarazzante. Ci sarebbe da fare un discorso più ampio, simile a quello affrontato l'anno scorso per i Verdena, sulla carriera di un gruppo che ha sempre cercato di rinnovarsi, che non si limita a "suonare per il proprio pubblico"... insomma, a quest'ora avrebbero già potuto finire come i Litfiba, invece stiamo qui a citare Demetrio Stratos e Diamanda Galas... è già qualcosa

swansong (ha votato 4 questo disco) alle 12:55 del 11 maggio 2012 ha scritto:

Mah guarda fabio il tuo discorso è corretto, chi può dire il contrario? Innovazione o meno, qui si tratta di valutare un disco, esporre, se si vuole, i motivi per cui ti è piaciuto oppure no..tutto qua. Nessuno (o almeno io) pretende di "avere degli Afterhours innovativi rispetto ai vecchi Afterhours", me che abbiano qualcosa di ineressante da dire quello sì! Lasciamo stare la musica e prendiamo i testi per esempio, ma vogliamo metterli a confronto con i vecchi lavori? No dai..si può paragonare una Dentro Marilyn con Giù nei tuoi occhi? A me pare di no..poi possiamo pure dire tutto e il contrario di tutto per carità!

fabfabfab (ha votato 6 questo disco) alle 12:58 del 11 maggio 2012 ha scritto:

RE:

Ah sui testi non mi sono pronunciato perchè non mi sono mai piaciuti, neanche quando andavo a vederli 4 o 5 volte l'anno....

inter1964 (ha votato 6 questo disco) alle 9:40 del 14 maggio 2012 ha scritto:

Posto che la contrapposizione dialettica, anche aspra, è linfa vitale, personalmente preferisco coloro che con "stile" argomentano la loro opinione, pur essendo questa differente dalla mia, rispetto a quelli che sostanzialmente dicono ciò che io stesso in linea di massima condivido ma lo fanno dissertando attraverso una prosa che spesso denuncia l'arroganza di chi si sente depositario del "verbo".

Per quanto riguarda il mio personale giudizio sull'album, oggetto appunto di commenti contraddistinti da diverso stile, dico che oggi gli concedo un'ampia sufficenza che ai primi ascolti non avrei sicuramente concesso. Spero tuttavia potermi pentire ed intervenire tra qualche mese sostenendo che si tratta in realtà di un'opera da 8 da me nel mese di maggio non completamente capita.

nebraska82 (ha votato 5,5 questo disco) alle 13:30 del 16 ottobre 2012 ha scritto:

Premio Tenco per questo album? ma siamo nel 2012 o nel 1999? Battute a parte mi è sembrata una scelta un po' conservatrice, ma forse è un problema mio, è da "Non è per sempre" che secondo me Agnelli è compagni si tengono a galla col mestiere più che con l'ispirazione.

Steppenwolf84 (ha votato 8 questo disco) alle 15:03 del 16 ottobre 2012 ha scritto:

Questo disco E' ispirato.

Al suo interno c'è molto cuore e molta pancia, direi che la cosa è quasi innegabile.

Jacopo Santoro (ha votato 4 questo disco) alle 15:41 del 16 ottobre 2012 ha scritto:

Non c'è cuore né pancia in un disco come questo, a mio avviso "costruito" testualmente (a tratti persino banale), sterile, ripetitivo, senza guizzi.

Il Premio Tenco a "Padania" è un'eresia.

Gli Afterhours sono scaduti con l'abbandono di Viti e Ciffo: è un declino irreversibile.

( è solo la mia personalissima opinione, ci mancherebbe )

Steppenwolf84 (ha votato 8 questo disco) alle 15:51 del 16 ottobre 2012 ha scritto:

Mi spiace ma non ci trovo niente di costruito o banale in questo album...capisco che possa non piacere per i motivi più svariati motivi, ma sminuirlo in questi termini mi sembra eccessivo.

Detto questo sei liberissimo di pensarla come vuoi, ci mancherebbe altro!

Per quanto riguarda il premio Tenco invece non so chi fossero gli altri nomi in gara e perciò non mi pronuncio.

Steppenwolf84 (ha votato 8 questo disco) alle 15:52 del 16 ottobre 2012 ha scritto:

(scusate il "motivi" ripetuto due volte)

nebraska82 (ha votato 5,5 questo disco) alle 18:49 del 17 ottobre 2012 ha scritto:

erasia no, però mi rifiuto di credere che il meglio in italia nel 2012 sia rappresentato da un cinquantenne come agnelli.

Steppenwolf84 (ha votato 8 questo disco) alle 19:37 del 17 ottobre 2012 ha scritto:

Non è che a 50 anni devi essere per forza di cose un'artista finito e, di sicuro,Manuel non lo è per niente.

Non parliamo poi dei live dove ha ancora l'energia e l'entusiasmo di un ventenne.

nebraska82 (ha votato 5,5 questo disco) alle 18:50 del 17 ottobre 2012 ha scritto:

"eresia"

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 10:31 del 25 dicembre 2012 ha scritto:

"Padania" è fra i pezzi più belli e riusciti dell'anno, anzi di tutta la carriera di Manuel. Il resto del disco si conferma su standard notevoli, molto al di sopra di quasi tutte le pubblicazioni più recenti della band. Recensione bellissima.

REBBY alle 9:39 del 5 febbraio 2013 ha scritto:

L'incipit di Metamorfosi mi aveva illuso e ben disposto (altrochè) all'ascolto di quest'opera di stampo "giovanilistico" eheh, ma, mano a mano che proggrediva la scaletta, l'entusiasmo iniziale si fiaccava e ho dovuto arrivare (faticosamente) alla fine per scovare un brano che mi piace tutto veramente: La terra promessa si sciolglie di colpo.

Rimane immutata la mia stima per loro, ma rimane anche Ballate per piccole iene il loro ultimo album che ho apprezzato.