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R Recensione

6,5/10

Sadside Project

Winter Whales War

Questo disco è composto da due anime principali: una garage-blues-rock, scomposta, allegra e “caciarona” ed una finale molto introspettiva, seria e piena di domande.

L’inizio del duo composto dai romani Gianluca Danaro e Domenico Migliaccio è molto diretto, quasi un destro diritto in faccia per far capire subito chi sono. “The same Old Story” fatta di chitarra irruenta e batteria arrembante fa pensare …Però sono forti questi…Perché ancora non li ho sentiti nominare? Perché non sono ancora andato ad un loro concerto? Della stessa pasta sono fatte il singolo “Molly”, “Edward Teach Also Known As Blackbeard” , “Nothing to Lose Blues” che richiama il sound dei Black Keys, ai quali i Sadside vengono spesso paragonati. In questa prima parte dell’album merita una citazione la festaiola “This is Halloween” che trasuda energia ed allegria. Ascoltandola sembra di essere in un piccolo music club sulla riva di un grande fiume americano (magari il Mississippi) che odora di bourbon, umidità e legno affumicato.

 

Al lavoro hanno partecipato anche Roberta Sammarelli dei Verdena, Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion, Alberto Mariotti e Wassilij Kropotkin dei King of the Opera, e di altri musicisti romani membri di Boxerin Club, Bamboo ed Ancien Régime.

 

 

Nell’album vi è anche un mood più folk, alla The Pogues per intenderci. In questa sezione potremmo inserire “My Favourite colour” pop e ballabile, “1959 (last prom)”, ballata nostalgica, “Sloop John B”, cover acustica dei Beach Boys. La traccia che attrae di più in questa seconda parte del disco è “Hold Fast”, piena di riff e cambi di ritmo, con la voce roca in sottofondo e un ritornello che sembra un divertissement.

 

Arriviamo all’ultimo capitolo, omonimo dell’album. “Winter Whales War” mette in musica la poesia di Walt WhitmanAfter the Sea Ship” in maniera molto semplice ma allo stesso tempo evocativa e visionaria. Nella musica e nella voce recitante c’è tutto; il mare, scheletri di nave che si perdono nelle onde, il vento che ti soffia l’acqua salmastra addosso, le correnti che non danno tregua al nocchiero. Infine il tepore e la quiete dell’alba, dopo la tempesta, e la terra in lontananza con il solito bar vicino al porto in cui riscaldarsi con un whisky che profuma di mare.

 

Non bisogna perdere tempo a cercare tutte le influenze di questo talentuoso duo, sarebbero troppe ed difficilmente individuabili per intero ed in maniera definitiva. Una cosa è sicura: hanno talento ed il loro potenziale è molto alto. Se riusciranno a trovare una maggiore originalità potranno diventare una band davvero importante.

 

 

 

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