R Recensione

9/10

Built To Spill

Perfect From Now On

La perfezione… un concetto tanto ampio e rarefatto da essere quasi impercettibile. Materia di difficile trattazione quando si ha a che fare con i freddi e sterili numeri, che diventa esercizio di stile (nelle ipotesi migliori) quando si gioca con le parole; per trasformarsi in pura alchimia quando si trasmutano i propri pensieri, cercando di estrarli dalla propria mente per bloccarli nel tempo e nello spazio attraverso una qualsivoglia arte, che ne faccia un monolite, un totem, o semplicemente una testimonianza a futura memoria. Questo è il punto di partenza (e di arrivo) che si prefigge Doug Martsch per la sua prima opera discografica su major (terza sotto l’acronimo Built To Spill progetto che segue le esperienze con State Of Confusion e Treepeople), che già dalla partenza tenta l’impossibile, raccontando di Randy che ha descritto l’eternità, esercizio tanto affascinante quanto utopico, di “metafisicizzare” gli schemi della forma-canzone esplorati nei lavori precedenti… una deriva Youngiana nell’esplorare le illimitate possibilità di espressione proprie di composizioni architettate per basso, chitarra, batteria e voce.

Un percorso di ricerca interiore esiziale, che si dipana nello splendore armonioso di “I Would Hurt A Fly”, scarna nell’incedere (quasi delicato) ed improvvisamente caotica e violenta con la lunga deriva sonica dei minuti conclusivi del brano. Concetto che viene ancor più ampliato e strutturato in “Stop The Show”, brano che esplora e sottolinea varie forme di stato d’animo, codificando (in)consapevolmente una forma nuova di struttura progressiva applicata alla musica tipica delle sterminate province americane, degli stati di mezzo; sei minuti e mezzo in cui convivono tutte le anime musicali care a Martsch, da Young ai Dinosaur Jr., da Mississipi Fred McDowell ai Beat Happening. Gli stilemi dell’indie (contraddizione in termini, incidendo i Built To Spill per il colosso Warner Bros.) vengono esorcizzati in “Made-up Dreams”, confezionata su una voce volutamente svogliata, nell’unico brano del disco di durata inferiore ai cinque minuti e che riallaccia il discorso con la struttura-classica-canzone presente nei lavori precedenti, superati dall’evoluzione stilistica maturata fin dal proclama che è proprio del titolo… perfetto da qui in avanti.

Ricerca della perfezione, come negli otto minuti di “Velvet Waltz”, dove il discorso intrapreso con “Stop The Show” viene ri-elaborato, raffinato, ponderato e poi liberato nello splendore etereo della catarsi finale, con richiami al caldo rumorismo psichedelico di quel Paisley Underground, che non deve aver lasciato del tutto indifferente il giovane Doug Martsch. Il poderoso post hardcore di cui erano capaci i Treepeople esplode maturo e consapevole in “Out Of Side”, con incursioni in languide e desolate praterie e furiose cavalcate fin dentro la malinconica disarmonia di “Kicked In The Sun”, che termina esasperata nel suo incedere quasi marziale, dopo un lungo viaggio intrapreso alla ricerca del proprio io, disperso nelle rifrazioni della propria anima, colpita dai raggi del sole “it's alright now I'm getting over getting mine”.

Ma è alla fine che il pensiero complessivo ed utopico prende forma e sostanza, “Untrustable Pt. 2 (About Someone Else)” rinchiude tutta la perfezione compositiva di Martsch, ed anche a livello espressivo sonda i lati più nascosti, si spinge ai confini, senza peraltro oltrepassarli mai… parla a se stesso da se stesso, in un moto circolare che non esce mai dalle righe; confezionando un piccolo capolavoro magico e magnetico di otto minuti e cinquantatre secondi, che si vorrebbe non finissero mai.

Ma forse tutto questo è solamente uno dei dischi più emozionanti ed intensi di fine millennio.

V Voti

Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 21 voti.
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ozzy(d) 10/10
Cas 9/10
loson 10/10
Lux 9/10
Asidrec 10/10
luca68 10/10
REBBY 8/10
NDP88 9/10
zagor 7,5/10

C Commenti

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Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 12:02 del 14 febbraio 2007 ha scritto:

I Built to Spill...

...sono uno dei gruppi più importanti dei 90s e questo è uno dei loro album migliori. Perciò tanto di cappello!

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 13:06 del 14 febbraio 2007 ha scritto:

i tanti nipotini di zio neil....

concordo su tutto, bellissima pagina. conobbi i built to spill grazie alla torrenziale ( 20 minuti!) versione di "cortez the killer",e ciò mi introdusse verso altre mirabilie....grandissimo gruppo!

ossolano (ha votato 9 questo disco) alle 16:13 del 14 febbraio 2007 ha scritto:

Bravo! Ottima recensione che mi costringe a fare una full immersion in questo gruppo...ma il tempo dove lo trovo?!

Ossolano

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 16:42 del 15 febbraio 2007 ha scritto:

cortez slint

a proposito di "cortez the kiler": hai mai sentito la versione fatta dagli Slint? L?ho scaricata su internet, da uin live del 1989...assolutamente fenomenale, una fulgida e sghemba cavalcata che esplode nel finale e sembra anticipare un pezzo come "Washer"........sapere che pure uno dei gruppi più influenti degli ultimi 20 anni ha rifatto quel pezzo è un tuffo al cuore....

benoitbrisefer alle 14:39 del 23 giugno 2013 ha scritto:

Cortez the Killer l'hanno rifatta anche i Church in Box of Birds..... Sui Built to Spill lacuna da colmare; o meglio ascolto distratto all'epoca da recuperare.

Asidrec (ha votato 10 questo disco) alle 17:29 del 25 maggio 2007 ha scritto:

CAPOLAVORO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Lux (ha votato 9 questo disco) alle 17:04 del 10 aprile 2008 ha scritto:

Every thousand years This metal spheeeeere

Quanto l'ho amato

Jokerman (ha votato 9 questo disco) alle 19:58 del 17 ottobre 2008 ha scritto:

Album Eccezionale! Torna costantemente nel mio lettore cd e non perde mai l'occasione di emozionarmi... ogni volta.

ozzy(d) (ha votato 10 questo disco) alle 11:43 del 14 marzo 2009 ha scritto:

capolavoro!

luca68 (ha votato 10 questo disco) alle 14:56 del 3 marzo 2010 ha scritto:

emozioni mai sopite

un gruppo che annovera 2 capolavori assoluti, e sono pochissimi i gruppi a poterselo permettere...

questo e keep it like a secret

ogni ascolto è emozione pura

Perfect from ...voto 9,5

Keep it like...voto 10

Utente non più registrato alle 20:30 del 19 febbraio 2012 ha scritto:

ottimi, ottimi

Franz Bungaro (ha votato 9 questo disco) alle 13:29 del 29 dicembre 2014 ha scritto:

per come la vedo io, tra i tre migliori dischi indie rock di sempre, assieme a The lonesome crowded west dei Modest Mouse e Is this it degli Strokes...

NDP88 (ha votato 9 questo disco) alle 17:49 del 22 luglio 2015 ha scritto:

Da ascoltare TUTTO una volta al mese come terapia. Lo stabilisce l'OMS.

baronedeki (ha votato 10 questo disco) alle 20:44 del 11 aprile 2017 ha scritto:

Alzare la posta in un passaggio da etichetta indipendente a Major non è una cosa che si veda molto spesso . Dove tanti hanno pagato dazio chinandosi al volere del business imposto dai nuovi potenti datori di lavoro peccando in personalità loro se ne escono con un lavoro non di facile impatto con pezzi lunghi 8 per la precisione e di difficile catalogazione dove ogni singola canzone non è altro che la somma di tante canzoni con stili musicali diversi sapientemente collegate dal virtuoso chitarrista cantante leader Doug Martsch rendendole delle piccole opere rock. Se siete neofita dei Built vi conviene iniziare coo keep dove la forma canzone viene rispettata maggiormente. In una mia formazione dei sogni mi piacerebbe avere Avery dei Jane's Addiction al basso Carey dei Tool alla batteria Martsch e Morello dei RATM alle chitarre come cantante non so troppi quelli che mi piacciono e poi dipende dal genere da fare.

baronedeki (ha votato 10 questo disco) alle 22:48 del 11 aprile 2017 ha scritto:

Album capolavoro ma che Juve