Modest Mouse
The Moon & Antarctica
Le stelle sono i proiettori delle nostre vite e la terra non è altro che un enorme cinema allaperto in 3D. Larguzia poetica del buon Isaac Brock racconta la tragicommedia umana con metafore e immagini sottilmente surreali, spesso grottesche. Per il leader dei Modest Mouse la realtà è un grande e curioso acquario di contraddizioni, e noi siamo i piccoli pesci di questa strana prigione di vetro. Brock osserva sentimenti, paure e miserie altrui come il faro isolato su una scogliera che illumina a tratti la notte e le acque circostanti. Navighiamo a vista un mare costantemente mosso, poveri cristi indifesi tra Il Castello Dei Pirenei magritteiano e il blu profondo del Paesaggio Marino di Van Gogh: il mondo è un lontano terzo pianeta dove la forza di gravità libera i corpi, invisibile, e arriva fino al buco nero delluniverso per poi ritornare alla superficie delle piccole città di sabbia.
Lindie-rock multiforme del Topo Modesto è una lunatica bestiolina di elettrici spigoli post-punk, impressionismi Built To Spill, schizofrenia Pixies e malinconica calma folk. Ma forse le etichette da discount nel loro caso sono un inutile gioco di specchi in un luna-park abbandonato. I ragazzi di Issaquah, stato di Washington, fanno una musica personale e descrittiva che trae ispirazione dai più disparati riferimenti, dallalternative americano anni Ottanta alla new-wave inglese di Gang Of Four e XTC. Il chitarrista e songwriter Isaac Brock, Eric Judy (basso) e il batterista Jeremiah Green formano i Modest Mouse nel 1993, nemmeno ventenni, e ottengono tre anni dopo il primo contratto per lindipendente Up Records. Nel 97 sarà lindie low-fi di The Lonesome Crowded West ( i Dinosaur Jr. in psicanalisi con i Pavement) a fare il botto presso critica e pubblico alternativo, da lì allingaggio lanno successivo per la major Epic il passo è breve.
The Moon & Antarctica, egregiamente prodotto da Brian Deck ai Clava Studios di Chicago, rappresenta nel giugno 2000 la definitiva maturazione artistica di Brock e soci: forti del budget superiore Sony, i Modest Mouse ispessiscono gli arrangiamenti di un suono denso e articolato, attraverso unattenzione maniacale per il dettaglio sonoro sconosciuta quanderano dei volenterosi pargoli-indie. E un lavoro compiuto e affascinante, un viaggio musicale di unora che avvia il motore dalla melodia sghemba di 3rd Planet, con accordi soffusi come nuvole allorizzonte, e incrocia sulla strada insonni Talking Heads atmosferici (Gravity Rides Everything), esistenzialismi alt-country in stile Tindersticks (The Cold Part), cortocircuiti di rarefatta psichedelia (Life Like Weeds) e nervose pop-song crepuscolari (Dark Center Of The Universe).
La favolosa Tiny Cities Made Of Ashes, da bravi soldatini post-wave che ingentiliscono il punk-funk anarchico del Pop Group, stimola lappetito quanto Eva Mendes che ancheggia in una caserma di Barletta. Sugli appunti dei posteri anche una lunga ed espressiva The Stars Are Projectors, la delicata miniatura folkeggiante di Wild Packs Of Family Dogs e qualche filastrocca lievemente paranoica (Paper Thin Walls, I Came As A Rat). Infine, ecco una domanda che neanche Marzullo: di cosa sono fatte le persone malvagie? E mentre Isaac torna a sputare parole su chitarre isteriche (il rigurgito Fall What People Are Made Of) la luna scende sui ghiacciai dellAntartide e dei misteriosi stati danimo umani. Non ci resta che aspettare fiduciosi le prossime buone notizie.
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