R Recensione

10/10

Helmet

Strap It On

La strada buia della musica.... Page Hamilton si trasferisce dall’Oregon a New York sul finire degli anni 80, con l’intento di studiare jazz e dopo aver messo la parola fine alla sua collaborazione con Band Of Susans; nella grande mela si imbatte nel caos organizzato di Glenn Branca, con il quale collabora, rimanendone folgorato.

A questo punto il jazz è gia’ alle spalle. Hamilton recluta la sezione ritmica, formandola fra il suo vecchio amico e concittadino Henry Bogdan (basso) ed il batterista hard-core John Steiner in arrivo dalla Florida. La formazione è completata, con l’innesto dell’australiano Peter Mengede alla seconda chitarra. Con questa line-up ottengono un dial con la seminale etichetta Amphetamine Reptile per realizzare un singolo.Nel 1989 esce “Born Annoying b/w Rumbe” è ed subito il caos.

La ferocia compositiva di Hamilton lascia a bocca aperta addetti ai lavori e pubblico (quei pochi che se ne accorsero subito) per la commistione di allucinanti dissonanze di matrice noise e post-punk (riferimenti a Sonic Youth, Big Black e Black Flag) fuse nell’altoforno metal (Slayer e Anthrax), colate in un blocco e cesellate a colpi martello pneumatico. Definire il genere è compito improbo.

L’Amphetamine Reptile crede in loro e nel 1990 ne licenzia l’esordio vero e proprio (su lunga distanza), Strap It On… un capolavoro. Il sound è sporco (forse dovuto anche agli scarsi mezzi messi a disposizione dall’etichetta), violento e viscerale. La rabbia di Hamilton e soci lascia realmente di stucco, è qualcosa che non si era mai sentito prima, è il suono della disperazione urbana, dell’asfalto che ti inghiotte l’anima per risputartela sotto forma di gas di scarico di un ingorgo all’ora di punta nel centro di New York… è intransigente. Non ammette repliche ne lamentele, spazza via ogni sorta di melodia ed armonia, ti trascina in un vortice fatto di ansia e caos, senza mai concederti un attimo di tregua; una pausa.

Sinatra, Repetition, Rude... FBLA sono autentiche rasoiate imbevute di napalm, orge soniche dipinte dalle chitarre su possenti costruzioni matematiche create dal basso pneumatico di Bogdan e dalle pelli dell’indiavolato Steiner; dove la voce di Hamilton esce soffocata dal dolore, in strazianti anthems di desolazione umana. Non ci sono appelli ad adunate di giovani brufolosi incazzati, ma rabbia, furore e devastazione nelle sue parole, non chiede mai comprensione o compassione, è solo il tentativo di esorcizzare i demoni dell’anima vomitando l’essenza stessa del male di vivere…“Blue habit sap my strength Fleet of dump trucks line my street Bludgeoned to death or shot in the head Murder down the hall That green monument won't prevent death No one said, no one's safe No one said, no one's safe No one said, no one's safe No one, no one's safe” (da Murder)

Strap It On diventa presto un oggetto di culto per gli hard-teens americani e la band viene chiamata dalla Interscope, che prima di pubblicarne il secondo lavoro (Meantime) ristampa questo gioiello, donandogli una piu’ massiccia visione e fruibilità. Ma ben piu’ importante, Strap It On diviene il paradigma per tutta la musica heavy di fine millennio, un monolite, un totem… un iceberg contro cui vanno a sbattere in molti, per poi ripartire verso Don Caballero, Korn, DeftonesTool.

V Voti

Voto degli utenti: 8,4/10 in media su 4 voti.
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ThirdEye 10/10
zagor 8,5/10

C Commenti

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DonJunio (ha votato 8 questo disco) alle 10:24 del 12 luglio 2007 ha scritto:

Il loro album migliore

Bentornato Marco! Come sempre è un piacere leggerti. Io onestamente non ho mai avuto un grande amore per gli Helmet, pur riconoscendo l'indubbia influenza di Hamilton sui gruppi che hai citato ( sopratutto Deftones e Don Caballero, sui Tool avrei qualche dubbio). Li ho sempre trovati troppo monolitici, sopratutto in "Meantime". Pezzi come "Sinatra" e "Murder" spaccano tuttora invece.

ThirdEye (ha votato 10 questo disco) alle 16:27 del 27 giugno 2008 ha scritto:

Il loro piu bello, a mio avviso meglio di MEANTIME