A Classifica dischi 2015 - Paolo Nuzzi

Classifica dischi 2015 - Paolo Nuzzi

E anche questo 2015 volge al termine, quindi è tempo di bilanci. Molte le cose interessanti in questo anno appena trascorso: il jazz ancora vivo e pulsante, sotto varie forme, una nuova "black music" totale, o un rock sbilenco, multiforme, ben lungi dall'essere morto. Ecco i miei dieci pezzi facili, sperando di far cosa gradita:

1) Matana Roberts - Coin Coin Chapter Three: River Run Thee. Ormai Matana Roberts può essere considerata, senza timore di smentita, una delle più grandi e promettenti artiste jazz degli ultimi vent'anni. Dimostrazione è la sua capacità di reinventarsi ad ogni disco, che rappresenta sino ad oggi (al capitolo tre di una saga annunciata di ben 11 capitoli sulla storia del jazz e dei neri d'america) un percorso creativo che ha del miracoloso: Free jazz, Ambient, Fields recordings, Blues arcaici, il tutto filtrato dall'estetica post di marca Constellation a sigillo di un disco clamoroso, con pochi eguali nella musica contemporanea. Il podio non può che essere suo.

2) Kamasi Washington - The Epic. Chi lo ha detto che il jazz è morto? Forse qualche vecchio trombone in formaldeide che crede che la grande musica si sia fermata agli anni sessanta, o che il jazz che swinga, che ha drive, se lo possano permettere solo pochi eletti. Sono solo cazzate, perchè il giovanotto qui presente, trentaquattrenne o poco più, licenzia in scioltezza un triplo monumentale tra Coltrane, Coleman, Mingus, Gil Evans, Sun Ra e Wayne Shorter, riuscendo ad essere fruibile, semplice, ma anche complesso e stratificato. In una parola: grande musica. Giù il cappello.

3) The Necks - Vertigo. Eccoli qua I Necks, la cui parabola musicale che dura da più di venticinque anni, non conosce un momento di stanca, di calo creativo. 43 minuti di Ambient, musica concreta, jazz e chi più ne ha più ne metta, sminuzzati in un'unica traccia, che si snoda ferina e si insinua tra le pieghe dell'inconscio ipnotizzando l'ascoltatore. Una vertigine stordente ed ammaliante.

4) Reijseger Fraanje Sylla - Count Till Zen - C'erano due olandesi ed un senegalese.. No, non è una barzelletta, bensì l'incontro magico di un pianista, un violoncellista ed un cantante, ovvero Harmen Fraanje, Ernst Reijseger e Mola Sylla, che hanno deciso di abbattere ancora una volta gli steccati etnici, musicali e culturali per regalarci un disco favoloso, in bilico tra la Chamber Music africana di Sissoko e Segal, asperità vocali alla Cheik Lo e riflessioni pastorali alla Dollar Brand. Una pietra preziosa da custodire ed amare incondizionatamente.

5) Svin - Svin. Danesi di nascita, ma cittadini del mondo, gli Svin, con la loro omonima opera terza, ci regalano un viaggio interstellare tra droni di chitarra, sfuriate di sax, incursioni nella musica africana, nonché scampoli di Noise e Free Jazz. Un disco imperdibile.

6) Paul Weller - Saturn Patterns. Eccolo là, il modfather: dopo quasi quarant'anni di onorata carriera, non smette di regalare sorprese e dare la zampata del fuoriclasse. Dopo il deludente Sonic Kicks, ecco che l'uomo più affascinante ed elegante d'Albione ci restituisce le sue ballad in puro Northern Soul come solo lui sa fare. Paul è come il buon vino: più invecchia, più è buono.

7) Iosonouncane - Die Chi lo ha detto che la musica italiana fa schifo? Che è morta da decenni? Il solito trombone in formaldeide di cui sopra? Beh chiunque sia stato, potreste dirgli che il Lucio Battisti di Anima Latina non è morto ma si è reincarnato in Jacopo Incani in arte Iosonouncane, che licenzia un disco stratosferico, che merita di essere ascoltato prima e dopo i pasti, tutti i giorni. Imperdibile.

8) Colin Stetson - Sarah Neufeld - Never were the way she was. Ormai Colin Stetson è un fiume in piena e come Matana Roberts prima di lui e con lui, ha deciso di sbancare tutto e riprendersi in mano le redini del Jazz, che sembrava essersi assopito in un'aurea  di auto - referenzialità. Un piccolo passo indietro rispetto alle tre mirabolanti invenzioni soniche della saga Warfare di pochi anni fa, ma comunque un disco zeppo di sorprese, di creatività e di idee sviluppate con genialità. Dove vuole arrivare il ragazzo?

9) Lydia Lunch Retrovirus - Urge to Kill. Non si ferma la sacerdotessa della No Wave. Anche se alle prese con il rimodernamento dei suoi classici, sembra un disco di originali, tanta è la furia creativa, che lungi dall'essere puro mestiere, mostra le unghie e ferisce mortalmente. Un esempio: Frankie Teardrop dei Suicide, che sembra un viaggio nella mente di Jack Palance. Brutalmente bello.

10) Snap - Bras. Il combo trio di casa Collective Coax stupisce ed ammalia con i suoi scampoli di Noise, Free-Form, Free Jazz, Post Rock e Math Rock. Un EP godibile, futuribile e fresco. Da seguire con attenzione ed interesse.

C Commenti

Ci sono 5 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Dr.Paul alle 14:44 del 29 dicembre 2015 ha scritto:

paolo, ammazza quanto sei ostico.....paul weller lì in mezzo sembra un povero sfigato capitato per caso eehehe

Paolo Nuzzi, autore, alle 17:28 del 30 dicembre 2015 ha scritto:

ahahahah! Lo ammetto, ultimamente sono attratto da cose "difficili", Paul non potevo tralasciarlo ahahah

FrancescoB alle 12:42 del 31 dicembre 2015 ha scritto:

Listone per quanto mi riguarda (ma va?), anche se mi mancano un paio di nomi

Paolo Nuzzi, autore, alle 14:52 del 31 dicembre 2015 ha scritto:

Grazie fra'. Quali, per curiosità? Non lasciarti sfuggire i necks, assolutamente. Ma la tua lista? Sono davvero curioso di leggerla.

FrancescoB alle 15:52 del 31 dicembre 2015 ha scritto:

Eh mi mancano proprio i Necks. Arriverà anche la mia classifica!