V Video

R Recensione

7/10

Il Muro del Canto

Fiore de niente

Può sembrare scontato parlare di disco della maturità per una band che arriva al fatidico terzo album, ma questa è l’esatta impressione che si percepisce all’ascolto di Fiore de niente, ultima uscita per i romani Il Muro del canto. Un disco che ribadisce e consolida le fondamenta del suono di una band con le radici ben piantate nelle acque del Tevere e nella tradizione popolare romana, e con evidenti riferimenti però anche al folk - blues nord americano ed al folk di origine irish, come quello che affiora nella ballata d’apertura, Ciao Core, un brano dall’impronta vivace, sostenuto dall’ottima fisarmonica di Alessandro Marinelli, per un’amara riflessione sul senso della vita. Questo doppio binario, l’allegria della musica da un lato ed il crudo realismo dei testi dall’altro, lo ritroviamo in L’anima de li mejo. Ancora la fisarmonica in primo piano, per un brano vivace, quasi allegro, che ci parla di un vero e proprio tabù, il grande rimosso dei nostri tempi, la morte, e attraverso questo, del significato della vita.

Sonorità tra il popolare romano ed il folk nord americano le troviamo in Quando scende la notte, brano che racconta di un amore corrisposto, in Venerdì, un brano veloce, dove l’arrivo del fine settimana porta una illusoria libertà dalla routine del lavoro, e in Ginocchi Rossi, una rock ballad venata di blues che racconta amari ricordi d’infanzia.

Ma la vera forza de Il Muro del Canto è la capacità di scrivere canzoni riprendendo temi e melodie della tradizione popolare romana e riportarli a nuova vita, con un approccio rock che li porta nel nuovo secolo. Esempio di questo approccio vincente è la title track Fiore de Niente: rispettare la tradizione rinnovandola, questo è alla fine l’unico modo per farla rivivere realmente. Così è anche per La neve su Roma, dove troviamo temi popolari e melodie tradizionali, ma trattati con l’impatto tipico del rock. E se in quest’ultima il tema è quello universale dell’amore, nella prima si parla di un attualissimo argomento a sfondo sociale come quello dei nuovi poveri. Lo sguardo sui problemi del nostro paese si sofferma anche su un altro tema scottante, quello dei ragazzi innocenti uccisi da chi, per compiti e doveri istituzionali, quei giovani dovrebbe tutelarli: Figli come noi è infatti dedicata alle le vittime di abusi perpetrati da uomini in divisa. In Se i lupi verranno a bottega si parla invece dei mali che costellano la storia dell’uomo e che ciclicamente ritornano, come la guerra. C’è anche una visione ottimistica del futuro, perché dal male può nascere una forza positiva tre volte superiore: così ci raccontano in Come tre, una ballad con echi western alla Morricone. 

Presenti anche in questo disco due brani bellissimi in forma di racconto in rima, scritti e recitati da Alessandro Pieravanti: Domenica a pranzo da tu madre, un perfetto ritratto di famiglia popolare in un interno, e Vivere alla grande, splendida chiusura del disco, in cui le illusioni giovanili di un futuro migliore si confrontano con la realtà della vita da adulti, in un sabato passato tra centro commerciale, ristorante cinese e sala bingo.

Diversamente da altre band conterranee che si rifanno alla tradizione popolare romana, Il Muro del Canto non propone cover o brani tradizionali, ma brami originali che per temi e melodie si rifanno a quella tradizione rispettandola, però con la consapevolezza di essere nel nuovo secolo. Esemplare in questo è Madonna delle Lame, un lento in cui la voce profonda e calda di Daniele Coccia (autore dei testi delle canzoni) si appoggia ad una dolce melodia, per una preghiera di giustizia e vendetta, che potrebbe sembrare davvero un brano tradizionale. Questa alla fine è la vera cifra stilistica della band romana, riuscire ad essere originali rispettando la tradizione.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Giuseppe Ienopoli alle 13:05 del 25 giugno 2016 ha scritto:

Ti colgono di sorpresa, ti trattengono anche se vai di fretta ... li ascolti e non ti penti per averlo fatto.

Se in passato hai apprezzato i Modena CR o I Ratti della Sabina ... il discorso continua e quelle tinte un po' sbiadite per l'usura del tempo rivivono di colori più accesi e di parole taglienti ed espressioni vernacolari folgoranti per il timbro vocale robusto e incalzante e per il senso profondo ed immediato che contengono ... vanno metabolizzati e centellinati come er vino bono.

Non voglio ancora valutarli per non esagerare ... recupero e scandaglio ad oltranza!

Grazie Zito.

Giuseppe Ienopoli alle 23:29 del 28 giugno 2016 ha scritto:

... convincenti anche nella performance live, singolare il batterista sempre in piedi e il cipiglio ipnotico del front man.

In concert aumentano le affinità con i Ratti ... il che non guasta ma è un altro punto a favore.

Giuseppe Ienopoli alle 0:11 del 29 giugno 2016 ha scritto:

Esempio di comparazione e di par condicio ... chi vuol esser live sia, di doman non c’è certezza!