Il Muro del Canto
Fiore de niente
Può sembrare scontato parlare di disco della maturità per una band che arriva al fatidico terzo album, ma questa è lesatta impressione che si percepisce allascolto di Fiore de niente, ultima uscita per i romani Il Muro del canto. Un disco che ribadisce e consolida le fondamenta del suono di una band con le radici ben piantate nelle acque del Tevere e nella tradizione popolare romana, e con evidenti riferimenti però anche al folk - blues nord americano ed al folk di origine irish, come quello che affiora nella ballata dapertura, Ciao Core, un brano dallimpronta vivace, sostenuto dallottima fisarmonica di Alessandro Marinelli, per unamara riflessione sul senso della vita. Questo doppio binario, lallegria della musica da un lato ed il crudo realismo dei testi dallaltro, lo ritroviamo in Lanima de li mejo. Ancora la fisarmonica in primo piano, per un brano vivace, quasi allegro, che ci parla di un vero e proprio tabù, il grande rimosso dei nostri tempi, la morte, e attraverso questo, del significato della vita.
Sonorità tra il popolare romano ed il folk nord americano le troviamo in Quando scende la notte, brano che racconta di un amore corrisposto, in Venerdì, un brano veloce, dove larrivo del fine settimana porta una illusoria libertà dalla routine del lavoro, e in Ginocchi Rossi, una rock ballad venata di blues che racconta amari ricordi dinfanzia.
Ma la vera forza de Il Muro del Canto è la capacità di scrivere canzoni riprendendo temi e melodie della tradizione popolare romana e riportarli a nuova vita, con un approccio rock che li porta nel nuovo secolo. Esempio di questo approccio vincente è la title track Fiore de Niente: rispettare la tradizione rinnovandola, questo è alla fine lunico modo per farla rivivere realmente. Così è anche per La neve su Roma, dove troviamo temi popolari e melodie tradizionali, ma trattati con limpatto tipico del rock. E se in questultima il tema è quello universale dellamore, nella prima si parla di un attualissimo argomento a sfondo sociale come quello dei nuovi poveri. Lo sguardo sui problemi del nostro paese si sofferma anche su un altro tema scottante, quello dei ragazzi innocenti uccisi da chi, per compiti e doveri istituzionali, quei giovani dovrebbe tutelarli: Figli come noi è infatti dedicata alle le vittime di abusi perpetrati da uomini in divisa. In Se i lupi verranno a bottega si parla invece dei mali che costellano la storia delluomo e che ciclicamente ritornano, come la guerra. Cè anche una visione ottimistica del futuro, perché dal male può nascere una forza positiva tre volte superiore: così ci raccontano in Come tre, una ballad con echi western alla Morricone.
Presenti anche in questo disco due brani bellissimi in forma di racconto in rima, scritti e recitati da Alessandro Pieravanti: Domenica a pranzo da tu madre, un perfetto ritratto di famiglia popolare in un interno, e Vivere alla grande, splendida chiusura del disco, in cui le illusioni giovanili di un futuro migliore si confrontano con la realtà della vita da adulti, in un sabato passato tra centro commerciale, ristorante cinese e sala bingo.
Diversamente da altre band conterranee che si rifanno alla tradizione popolare romana, Il Muro del Canto non propone cover o brani tradizionali, ma brami originali che per temi e melodie si rifanno a quella tradizione rispettandola, però con la consapevolezza di essere nel nuovo secolo. Esemplare in questo è Madonna delle Lame, un lento in cui la voce profonda e calda di Daniele Coccia (autore dei testi delle canzoni) si appoggia ad una dolce melodia, per una preghiera di giustizia e vendetta, che potrebbe sembrare davvero un brano tradizionale. Questa alla fine è la vera cifra stilistica della band romana, riuscire ad essere originali rispettando la tradizione.
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