R Recensione

9/10

Died Pretty

Free Dirt

Questo disco si comincia già a gustare osservando la bellissima copertina e i colori che vi predominano: nero, grigio, bianco.

Si lascia partire la puntina si guarda fisso la bellissima fotografia che Paul Tatz ha scattato per i suoi amici e ci si lascia andare ad un suono psichedelico, ma sempre potente e ritmato, che evidenzia la mano di Rob Younger come produttore.

Se il suono spesso è figlio del territorio da cui proviene allora questo è certamente il suono di una terra lontana e smisurata come l’Australia di questi 5 ragazzi ( allora) innamorati di psichedelia e rock n’roll, le orecchie piene di suoni acidi e melodie Byrdsiane, chitarre Television e atmosfere degne dei Doors più ispirati.

Tutto questo tenendo ben presente sullo sfondo le immagini imponenti degli scenari naturali Australiani troppo presenti, ogni giorno, per non contagiare i suoni rock con cui i Died Pretty sono cresciuti.

Nel 1986, un anno dopo aver registrato e mixato il disco a Sydney sotto la guida determinante del guru indiscusso del rock Australiano “Mr. Radio BirdmanRob Younger, viene pubblicato per la Cytadel records questo primo LP del gruppo, atteso anche alla luce di tre bellissimi extended play a 45 giri che facevano presagire che la qualità del suono dei Died Peetty sarebbe stata sopra la media: e così è stato.

Il disco è splendido, carico di atmosfere sonore segnate dal pathos impresso a tutto il lavoro dalla voce potente e dolce al tempo stesso di Ronald Peno , da una sezione ritmica poderosa grazie al lavoro svolto al basso da Mark Lock e alla batteria, dall’ instancabile Cris Welsh, vero motore del suono Pretty, ma le trame sonore dei singoli brani risultano indirizzate e guidate dai tappeti sonori sovrapposti delle tastiere super di Frank Brunetti e dalla chitarra acida e avvolgente di Brett Meyers.

Un debutto strepitoso per un disco caratterizzato da una uniformità di suoni che però, mai, si trasforma in monotonia: anzi, i brani sono quasi tutti capaci di catturare l’ascoltatore grazie anche, ad un sapiente inserimento di strumenti e cori sempre azzeccati.

La facciata A si apre con” Blue Sky Day ” una selvaggia cavalcata tra i venti tesi che spazzano le sterminate radure del South Wales; canzone avvolgente dove la voce di Peno detta gli inserimenti di chitarre e soprattutto delle tastiere dolci di Brunetti con unfinale arricchito dal suono di un mandolino che prende il posto della chitarra limpida per chiudere, il pezzo apripista del disco, di altissimo impatto emotivo.

Round & Round ”,ipnotica nel suo andamento segnato da un organo ripetitivo con un originale inframezzo di un sax teso come un suono di chitarra, lascia spazio alla stupenda country punk song intitolata “ Wig Out ” una delle perle assolute del disco; ritmo frenetico, senza pause, ascendenze celtiche,sezione ritmica veloce che apre ad un violino dall’alto tasso alcolico e che accompagna il nostro Peno fine alla fine del brano . Imperdibile!

Laughing Boy mette in risalto il potenziale impressionante della sezione ritmica dei Died Pretty con un crescendo, dove la voce ispiratissimasi affianca alla batteria precisa ma poderosa e al tappeto sonoro delle chitarre che chiude un altro brano epico.

Trough Another Day parte con una chitarra country alla Byrds e sembra di volare bassi nel cielo blu sopra immense distese di campi coltivati e smisurati allevamenti con il suono di Neil Young nella testa e nel cuore ; peccato il sax nel finale.

Stoneage Cynderella chiude il lato A e il suono è di nuovo più punk con la ritmica incalzante e un cantato perfettamente calato nei suoni travolgenti della canzone; veramente bellissima

E così in un attimo ci troviamo a raccontare la seconda facciata del disco e, signori , è ancora meglio; però l’atmosfera complessiva diventa più scura quasi sacrale perfettamente nelle corde della voce di Peno e nelle tastiere psichedeliche di Brunetti.

Life To Go (Landsakes) ci porta in un suono segnato dal pianoforte di Louiss Tillett che conduce la voce di Ronnie dentro un brano un po’ atipico del disco dove la ritmica sostiene un cantato molto coinvolgente ma senza alcuna traccia psichedelica : inconsueto.

Poi fortunatamente gli ultimi 3 brani ci proiettano verso il lato notturno del disco dove emergeranno nette le influenze doorsianema anche il suono tagliente degli indimenticabili Television di Marqe Moon e il disco raggiunge le sue vette espressive ,oltre che il meglio dei brani:

Just Skin è pura progressione psichedelica, con una chitarra ritmica e una sezione ritmica avviluppate intorno ad un suono di tastiere stralunato che raggiunge in due momenti diversi un muro di chitarre che in crescendo elettrifica il suono fino alla soglia del ronzio dei feedback:: assolutamente imperdibile perfetto sottofondo per la visione di Apolcalypse Now

The 2000 Years Old Murder pur restando su un terreno psichedelico è dolcissima nella voce ora fragile di Ronnie e ci fa pensare alla nuova psichedelica californiana di quegli stessi anni, comunque di alto livello in attesa del salto mortale conclusivo del disco.

Next To Nothing è forse il vertice compositivo raggiunto dal gruppo su questo magnifico disco d’esordio; ancora una atmosfera ipnotizzata da un organo senza tempo e da aperture di suono e da squarci di progressioni di chitarra che rincorre le tastiere, in un crescendo impressionante come potenza di esecuzione e come originalità del suono ( vedi il sax perfettamente amalgamato al climax epico ) poi improvviso il ritorno alla calma della voce infinita di Ronnie che riprende il cantato iniziale ma per portarci questa volta dopo il passaggio della tempesta alti sopra il cielo blu di questa nazione continente e sotto di noi c’è finalmente un po’ di quiete.

Un disco impedibile per chiunque ami il Rock ‘n’ roll a 360 gradi.

V Voti

Voto degli utenti: 8,4/10 in media su 4 voti.
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egon72 10/10
REBBY 6,5/10

C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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thin man (ha votato 9 questo disco) alle 20:23 del 6 novembre 2007 ha scritto:

Bravo, ottima scelta per un ottimo disco

paolo gazzola (ha votato 8 questo disco) alle 16:50 del 29 aprile 2010 ha scritto:

Recuperato da poco. Niente di rivoluzionario, ma davvero un gran bel disco, ingolfato di sabbia desertica. Thin White Rope australiani?

egon72 (ha votato 10 questo disco) alle 11:29 del 22 agosto 2010 ha scritto:

un dei miei preferiti

in assoluto,questo è rock,puzza di sudore e profumo di libertà.Ispizazione ai massimi livelli ed un suono personale a cominciare dalla chitarra di Meyers,il lato b è un divino trip desertico.

egon72 (ha votato 10 questo disco) alle 11:39 del 22 agosto 2010 ha scritto:

UNO dei miei preferiti,ISPIRAZIONE ai massimi livelli