Julian Cope
Fried
Un uomo sdraiato a quattro zampe su un terreno ciottoloso, arido senza vita, coperto in corrispondenza della schiena, da una grossa corazza di testuggine che guarda allucinato un modellino di autocarro furgonato con la scritta “Fried” che occupa tutto il lato.
L’immagine non lascia dubbi: siamo di fronte a un nuovo possibile Syd Barrett, un grande eccentrico in preda a deliri (fortunatamente) creativi. Questa descrizione dovrebbe far venire in mente a molti un anno, il 1984 durante il quale uscirono molti dischi bellissimi e , 2 tra i piu’ belli, furono frutto del talento immenso di un (allora) ragazzo scozzese conosciuto con il nome di Julian Cope.
“Fried” usci’ alla fine dell’anno e proseguì dolcemente lungo la strada luminosamente tracciata dal bellissimo “World Shut Your Mouth” tanto che entrambi meriterebbero una appassionata recensione da proporre agli amici di “Storia” ma vi parlerò solo di “Fried” letteralmente “fritto”.
Vederlo trasformato sulla foto in uomo testuggine evidenzia l’essenza dell’uomo Julian Cope la sua radicale stravaganza che confina con una forma latente di follia genialoide che spesso per nostra fortuna è riscontrabile nei grandi talenti artistici.
“Fried” è il secondo album solista dell’ex leader dei Teardrop Explodes e ci presenta ,subito dopo WSYM , un nuovo e variegato campionario di canzoni strane e originalissime nel loro andamento e negli arrangiamenti sofisticati ma facilmente assimilabili; canzoni difficilmente inquadrabili nelle categorie più diffuse del pop rock ma tutte, dalla prima all’ultima, sorrette da uno straordinario fervore creativo capace di realizzarne ben più delle 10 che poi furono inserite su questo disco bellissimo.
Se possiamo semplificare, potremmo definirlo un grande album “pop rock psichedelico” composto da grandi ballads dal forte impatto melodico ma comunque proiettate in un’universo sognante e con puntate frequenti in territori lisergici, gli arrangiamenti sono sempre azzeccati e capaci di sottolineare la grande abbondanza di suoni e di strumenti mentre, al centro delle canzoni, elegante e sicura resta la bellissima voce di Julian accompagnata da tre chitarre, batteria e un organo dolcissimo e preciso negli inserimenti frequenti.
Il disco è una sequenza di canzoni formidabili per facilità di fruizione, altissima qualità compositiva e grande originalità; Si comincia con “Reynard The Fox” e si entra subito in una ambientazione sonora sognante e lunare allo stesso tempo dove la voce di Julian è perfettamente amalgamata con i suoni delle chitarre e dell’organo; perfetta introduzione per un’album “pop” ma comunque originale e da scoprire dopo diversi ascolti. Il finale è da brividi per una cavalcata psichedelica e dagli alti contenuti tecnici.
“Bill Drummond Said”e “Laughing Boy” sono due ballad’s elegantemente arrangiate dove una purissima vena”pop” abbinata ad un uso gradevole dei cori (nella prima delle due) oltre alla sognante voce del nostro ci trasportano con molta dolcezza a “Me Singing ” dalla melodia subito coinvolgente e con un suono di chitarre purissimo e cristallino sulla scia della immensa tradizione pop inglese (Beatles) e anche dei Teardrop Explodes così familiari a Juilian Cope.
Il lato A si chiude con uno dei brani che maggiormente caratterizza l’album, stiamo parlando della bellissima “Sunspots” incisiva e marziale ma, allo stesso tempo, potenziale “Hit”commerciale del disco con quel suo suono in perfetto equilibrio tra una ritmica originale e quasi ellittica e un arrangiamento vagamente psichedelico dove un finale strumentale sembra farci fluttuare negli “spazi mentali” liberati da sostanze psicotrope.
Capovolgiamo il vinile e troviamo “The Bloody Assizes ” il risultato più eclatante di “Fried” ; trattasi di un pezzo dalla struttura serratissima ma molto coinvolgente nella quale prevale un andamento country totalmente stralunato e pieno di riferimenti psichedelici così riusciti da permetterci ancora oggi di riflettere un momento su cosa significhi in ambito rock parlare di creatività e talento compositivo ;semplicemente perfetta.
I tre brani centrali del lato B “Search Party”, “O King of Caos” e “Holy Love” sono certamente all’altezza del brano apripista del lato B; la prima è caratterizzata da suoni lenti- slow come sospesi tra le nebbie della mente estroversa di Julian e certamente racconta di sogni notturni avvolti da melodie celestiali; la seconda è ancora una ballata senza tempo cantata alla grande e ci parla di un certo Re del Caos in una ambientazione fortemente Barrettiana; infine l’ultima del terzetto ha una sonorità molto 70’s e molto pop nel suo dipanarsi su ritmi progressivamente crescenti e scenari “Power Pop” che, molti gruppi Inglesi calcheranno negli anni seguenti
Il disco si conclude con ”Torpedo” dove un bel organo di chiesa segna tutta la canzone mentre la voce di Julian ,particolarmente soave, ci saluta cordialmente lasciando dentro di noi la consapevolezza che questa musica, che amiamo così tanto, è ancora ,dopo tanti anni e miliardi di dischi fatti, viva e vegeta anche grazie a dischi come questo.
Da quei giorni lontani , da quegli anni del “Mucchio Selvaggio” posso adesso approfittare per ringraziare di cuore Federico Guglielmi grazie al quale ,fra i tanti, scoprii un’artista vero come Julian Cope.
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