R Recensione

8/10

Hoodo Gurus

Blow Your Cool

A volte capita che per puro caso acquisti un disco e subito dopo il primo ascolto capisci che lo suonerai molte, molte volte.

Questo è esattamente ciò che è capitato a me quando ho avuto fra le mani il terzo album degli Australiani Hoodo Gurus, “ Blow your cool “  

Il disco venne pubblicato nel 1987 dopo 2 precedenti lavori ,entrambi di ottimo livello; “Stoneage Romeos” (1984) e “Mars needs guitar” (1985).

La sensazione immediata, dopo un primo ascolto, è quella di trovarsi di fronte ad una serie ininterrotta di canzoni quasi perfette; si avverte la consapevolezza che il rock ‘n’ roll si esprime e rimane nella memoria solo creando delle “ grandi canzoni”.

La tradizione che si rinverdisce è quella del Surf-Rock e del suono sixties creando un sound ricco di grandi aperture pop ma sempre suonate dal gruppo con un’attitudine molto rumorosa e fracassona, tanto che in alcuni brani emerge l’eco di un approccio voodoo garage tipico di Cramps e Fleshtones.

Il suono del lavoro dei Gurus è figlio di una combinazione esplosiva di passione e sincerità; già, questi ragazzi Australiani suonano guidati da una sfrenata voglia di divertirsi ma riescono a emozionarci con passaggi più dolci mai annacquati da smielosità da classifica.

Faulkner (cantante, chitarrista e leader del gruppo) e soci ripropongono un Rock n’ roll classico attraverso la costruzione di un suono arioso e vario sempre potente e originale senza mai abbandonare la spontanea attitudine delle migliori Rock n’ roll band che consiste nel creare brani immediatamente fruibili e in questo senso autenticamente pop – olari.

Ascoltiamo un suono che da l’idea di essere al tempo stesso eterno e fuori dal tempo ,classico nel senso più pieno del termine , ricco di sonorità varie e grandi aperture che passano, da reminescenze della tradizione country a sonorità psichedeliche con incursioni nel beat o nella new wave anche se, le fondamenta del gruppo, restano quelle del suono sixties della grande epopea rock.

Chitarre e voci si mescolano o si rincorrono molto di frequente nei solchi di questo vinile prezioso e ancora così fresco dopo tanti anni di ascolti e sono rincorse frenetiche tipicamente rock sullo sfondo di paesaggi di spiagge animate da scatenate feste al tramonto, dove al suono della musica di questi ragazzi, non è possibile restare fermi e non cominciare a ballare e cantare insieme a loro.

Si, certamente è solo rock n’roll, ma di una qualità tale che, proprio come abbiamo detto all’inizio della recensione, lascia senza respiro e allora, per riprendersi, non si può fare altro che rimettere la puntina sul bordo esterno e ricominciare.

Tornando al disco, tutti i 12 brani che lo compongono si distinguono l’uno dall’altro, pur mantenendo una uniformità di base che esprime talento e consapevolezza dei propri mezzi; il suono è profondo corposo e sempre originale; il cantato di Faulkner è coinvolgente e duttile.

L’ascolto di “Blow your cool” ci porta dentro una sequenza di canzoni fresche veloci eseguite sempre in modo “ tirato” ma semplici nella loro concezione dando vita ad un’atmosfera on the road da viaggio estivo a bordo di un camper in compagnia degli amici di sempre   lungo le smisurate costiere australiane .

La cultura del surf rock si fonde alla perfezione con quella del rock pop più strafottente e con un occhio anche alla cultura dei fumetti le cui tracce emergono dalle copertine coloratissime e eccessive dei dischi del gruppo.

I Gurus suonano il Pop Punk Surf delle grandi barriere coralline australiane, ed è proprio un gran bel sentire.

Il disco si apre con “Out The Door” con voce e chitarra da brividi; classe potenza semplicità per una melodia ampia e una canzone senza tempo da scenario on the road e dotata di una forte capacità visionaria.

A seguire troviamo “What's My Scene” e restiamo su territori rock beat con la voce di Faulkner intenta a guidare il gruppo in un’altra grande canzone ( singolo in GB); i cori ,che cantano il titolo del brano, sono perfetti e tutto il suono è smagliante come raramente accade di ascoltare, nel finale ,il ritornello con i cori è inarrivabile.

“Good Times” è esempio compiuto di perfetta gemma power pop sempre ritmata da un tempo beat che invoglia l’ascoltatore a cantare dietro ai cori femminili ( ¾ delle Bangles), mentre le chitarre cristalline seguono la melodia del cantato di Faulkner; Semplice e bella.

Subito dopo la ballata “I Was The One” ci proietta in atmosfere struggenti dove la voce del cantante dei Gurus si esprime a livelli melodici notevoli e sostiene una sezione ritmica forte con i cori a dare profondità e spazio, nel finale, ad un sax tirato ma coinvolgente; romanticismo rock.

Hell For Leather” e “ Where The Nowhere Is” sono 2 rock n’ roll trascinanti e sincopati (Fleshtones) chiassosi e pieni di chitarroni mentre la parte vocale  è sempre originale e ispirata; nel secondo dei 2 brani l’atmosfera si fa certamente più elettrica e l’approccio è da garage band; un garage party a base di birra ragazze e rock n’roll dei sixtees (ancora Fleshtones, Standells e New York Dolls), travolgente, quasi da stadio il coro che si ascolta a metà del brano con un finale deragliante di chitarre da non credere; si chiude così , in maniera fantastica il lato A del disco.

Capovolgiamo il combo di vinile nero e fortunatamente la musica non cambia:

In The Middle Of The Land” è brano dal ritmo incalzante che parte con un attacco secco e serrato di batteria da togliere il fiato, i cori e la voce solista si trovano alla perfezione; tra stacchi di chitarra bellissimi e continui cambi di ritmo si arriva alla fine del pezzo con in corpo, molta adrenalina da smaltire ; un vero superpezzo con il cameo prezioso della partecipazione vocale di Steve Wynn dei grandissimi Dream Syndicate.

    Con “Come On il climax si rilassa improvvisamente; pop rock perfetto con un sottofondo da country song (Byrds) che si sposa alla perfezione con i cori e la voce questa volta più profonda di Faulkner ma l’atmosfera del pezzo rimane incredibilmente cristallina e avvolgente in perfetto Hoodoo Gurus style.

Poi è la volta di “My Caravan” il brano più lungo e più complesso di tutto l’album; “My Caravan” è calata in un’atmosfera oscura e cupa che lascia trasparire l’omaggio del gruppo di Sidney al suono woodo dei Cramps.

Le chitarre riverberano e distorcono elettricità mentre tutta l’atmosfera e i cori si fanno quasi psichedelici e inquietanti; comunque l’arrangiamento del pezzo risulta all’altezza anche in questo caso.

“On My Street” prosegue ancora con il suono caratterizzante del basso che conferisce profondità al climax generale mentre la chitarra e la sezione ritmica accompagnano alla grande i cori in un’atmosfera garage fuzztoniana e rumorosa.

Arriviamo così a “Party Machine” brano rock trascinante bellissimo e carico di elettricità e reminescenze dei sixties ; Frenetico e coinvolgente come è nel loro stile, ma scanzonato e un tantino romantico al tempo stesso. Da ricordare il finale da bolgia rock garage; sincera e purissima gemma per un gruppo altrettanto schietto e innamorato della vita semplice; finale dal vivo fantastico!!!!

E così Blow your cool si conclude dopo 40 minuti di grande vecchio rock n’roll senza inventare nulla di nuovo ma lasciandoci certamente un po’ anche solo un pò più felici.

The old records never die !

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Moon alle 14:09 del 17 novembre 2007 ha scritto:

incredibile!

pazzesco , gli hoodo gurus ! non sentivo parlare di loro da anni! ricordo che vaveo di loro delle cassette registrate da amici(eh sì, sono vecchia)e mi piacevano da matti...bel ripescaggio, complimenti!

andrefanti alle 17:13 del 5 gennaio 2012 ha scritto:

i remember . . . .

acquistai il vinile a roma nel giugno del 1987. ovviamente ce l'ho ancora. disco stupendo, assolutamente non invecchiato. gli hoodoo gurus meritavano ben altro che essere ricordati solo da pochi appassionati. il loro songwriting fa le scarpe a molti falsi idoli ingiustamente più celebrati