R Recensione

8/10

Jessica Bailiff

Old Things (Une collection de chansons 1999-2003)

di Onga

Ad un anno di distanza dal sofficissimo Feels like home ecco riapparire Jessica Bailiff, per merito della mitica Morc Records belga, responsabile in passato di aver portato per prima in Europa i lavori di Drekka, Rivulets e Vollmar, crema della scena degli stati centrali americani. Old Things è una collezione di pezzi dal 1999 al 2003 pescati dalla vasta produzione di Jessica Bailiff nel suo periodo più elettrico e sperimentale dove la voce era timidamente nascosta e l'effettistica la faceva da padrone.

Tutti i pezzi presenti in questo disco sono delle piccole perle nascoste, in quanto provenienti da oscuri 7", pezzi scritti per compilation o magazines e provenienti da split con altri artisti; c'è in più un inedito, la narcotica For April che a un fuzz chitarristico di sottofondo sovrappone una cantilena ripetitiva e un uso minimale di una drum machine per dettare il ritmo. E' un inedito che appartiene a pieno titolo al passato sonoro rappresentato da questo disco e si amalgama bene in una tracklist praticamente perfetta, evitando lo straniante effetto che a volte gli inediti creano quando sono impiantati su del vecchio materiale. Qui tutto scorre bene ed omogeneo invece.

Si parte con Your sounds make patterns in my eyes, un lungo drone che pian piano ci accompagna dentro una stanza buia dalla quale proviene il suono. Al minuto tre la porta della stanza si apre e il pezzo si svela in tutti i suoi layers di suono, creati con effettistica da chitarra e synth. Come lentamente il volume di suono è aumentato così lentamente si dissolve mano a mano che ci si addentra nella stanza dei ricordi.  All'interno del deposito della memoria si trovano pezzi come Helpless, Crush e Maybe tomorrow, dove la voce angelica di Jessica sovrasta le chitarre di stampo shoegaze nello sfondo,  testimonianze di quell'amore per il genere che l'ha portata in seguito a collaborare con Rachel Staggs al progetto Eau Claire e con Flying Saucer Attack al progetto Clear Horizon. Ci si trovano anche versioni acusticheggianti che indicano la strada intrapresa a partire dall'album omonimo su Kranky del 2002 come Nicholson Square 2, Warren e Shadow, limpidi esempi di come delle semplici canzoni con un sobrio arrangiamento possono diventare indimenticabili. Non mancano gli episodi strumentali, oltre al pezzo di apertura troviamo un interludio al disco, originariamente uscito in uno split su Resonant nel 2000 come Amethyst depression e il pezzo di chiusura Figure eight originariamente scritto per la compilation in memoria di Jonathan Hicks, giovane ventitreenne morto di una rara forma di cancro, tutto distorsioni, delays e loopsa testimoniare lo sbigottimento per una morte così prematura.

Su tutto, la voce incredibilmente angelica di Jessica Bailiff, una artista che ormai da un decennio sta producendo ottima musica compensando la sua scrittura semplice e non particolarmente raffinata, non la si vuole assolutamente spacciare per un Will Oldham al femminile, con un gusto per la sperimentazione e per lo studio sul suono davvero di alto livello.

Old Things è una compilation interessante per chiunque, per i fan che vogliono recuperare quanto gli può essere sfuggito nel tempo e per chi vuole iniziarsi al lavoro di una artista che non può mancare nella discografia degli appassionati del genere.

Il disco è confezionato con molta cura, con un packaging di cartone tipo lp con un delicato disegno, lo si può trovare scrivendo direttamente a Morc Records.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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londra 6/10

C Commenti

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Riccardo Bertan (ha votato 8 questo disco) alle 15:32 del 8 gennaio 2008 ha scritto:

Ottima raccolta.

Raccolta composita ma con pezzi tutti interessanti.

Maybe tomorrow nel migliore dei mondi possibili sarebbe una hit radiofonica.