V Video

R Recensione

8,5/10

Shabazz Palaces

Black Up

Al cospetto di cotanta grazia si fa pressante l’impulso di passare in rassegna l’abc dell’abstract hip-hop, anche solo per individuare una manciata di fonti luminose con cui orientarsi nella nebbia: i primissimi Dälek, innanzitutto; l’algebra IDM domiciliata Warp degli Antipop Consortium; la galassia post-hop originatasi da quel Big Bang denominato Anticon; il retrogusto jazz che informa il sound di Kill The Vultures e ancor prima dei Digable Planets (non proprio abstract, ma tant’è…), vecchio trio hip-hop in cui militava il producer/mc Palaceer Lazaro. Influenze rimasticate, digerite, in ultimo imbrigliate fra i solchi “mutanti” (giacchè si fanno beffa di struttura e percorsi canonici, dilatandosi a mò di pupilla verso continui – ma mai forzati – mutamenti di prospettiva) di questo stupefacente album, esordio degli Shabazz Palaces sulla lunga distanza dopo i due EP “innominati” del 2009.

 Erratici quanto basta per mantenersi avvincenti, Lazaro e il suo complice Tendai Maraine (percussioni) stavolta sbancano alla grande. Non c’è rima in “Black Up” che non sia bislacca, non c’è beat che non suoni eccitante, sinuosamente “angolare”: un complesso di sinapsi malfunzionanti, errori di sistema (il virus glitch che manda in tilt le pulsazioni di Free Press And Curl), materia(le) celebrale la cui consistenza latamente “pop” viene però raramente a mancare, vuoi per merito degli occasionali vocals del duo femminile THEESatisfaction (Endeavors For Never), vuoi per l’organizzazione della texture (Are You Can You Were You) e del flow (l’intricato gioco di allitterazioni – culminante nell’intonazione innaturale di “high” – su Youology). Campioni vocali ondivaghi percorrono in lungo e in largo i solchi, evocando poltergeist da supernatural horror (An Echo From The Hosts That Profess Infinitum) o fotografie ingiallite di soul divas (Recollections Of The Wrath). Nell’epifanica The King’s New Clothes Were Made By His Own Hands è addirittura una centrifuga in reverse a generare, per sovrapposizione di strati di suono, un idioma capace di coniugare spigolosità avant-hop e melodia; le scansioni industriali di Yeah You, invece, incorniciano un rap dilatato, nel ritmo e nella cadenza, fin quasi a lambire il ralenti afono di un Tricky.

 Sì, così suonerebbe “Maxinquaye” se venisse inciso oggi. D’altronde le affinità col rospo di Bristol non si riducono alle ambientazioni cupe, alla predilezione per la “bassa battuta”, alla sensibilità nel creare collage sonori che aggroviglino silicio e liane, rifiuti industriali e fiori rari, manipolazioni digitali e percussioni/cori tribali. L’altro nodo gordiano è il desiderio latente (ormai naif?) di ricongiungersi con le radici, con quegli ancestors che la concrete jungle ha prima ingurgitato e poi espulso sotto forma di statuette ornamentali per case radical chic. Se non si fosse capito, il collante di “Black Up” è l’afrocentrismo. Non a caso, gli Shabazz Palaces dal vivo si presentano spesso con volti truccati e copricapi tribali: una prassi che ricorda tanto le performance di Derek Jarman (Art Ensemble of Chicago) quanto – e qui il legame si fa più stretto – i comizi spoken word dei Last Poets, vessillo di dialettica orgogliosa (ancora il call and response di Free Press And Curl) e severa militanza. E se, per fortuna, la seriosità ha fatto il suo tempo (l’ultimo minuto di Swerve… The Reeping Of All That Is Worthwhile sembra proprio sdrammatizzare la “jazzoetry” del combo newyorkese, inserendola in un contesto space age pop), permane il carattere ritualistico dell’esperienza, sintesi di mimetismi autocompiaciuti da intellighenzia ‘10s e ansia di rigenerazione, gingillarsi beat poetry bagnato di estasi sacrificale (“Put minds in for a fresher world/ Old school hood nigga press and curl/ Eyes like moons when I kiss my girl/ Get lucked out, wish I was in Africa/ Konjo, Konjo, Konjo, Konjo, Konjo”).

 A fine sbrodolamento, due restano le certezze. 1) Figlio del nostro tempo, ma di esso non schiavo: “Black Up” è la prima, decisiva rivelazione avant hip-hop del nuovo decennio. 2) La Sub Pop ha guadagnato un sacco di punti (doh!).

V Voti

Voto degli utenti: 8,1/10 in media su 14 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Cas 9/10

C Commenti

Ci sono 20 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 9:50 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

Gran disco, pieno di riferimenti all'hip hop "che piace a me" (Dalek, Anticon Records...) ma anche al passato meno recente (bello e sacrosanto il riferimento ai Last poets, Los).

rdegioann452 (ha votato 9 questo disco) alle 10:33 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

stupendo, me lo procurerò. non capisco perché la sub pop (non pensavo mettessero sotto contratto anche artisti di questo genere musicale) abbia bisogno di guadagnare punti.

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 10:59 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

Eh sì, questo è anche il mio hip-hop: i riferimenti a Tricky, a un "Maxinquaye" 2.0, sono giustissimi... ovviamente anche i cLOUDDEAD sono dietro l'angolo... e comunque che gran bell'album: "Are You Can You Were You (Felt)" potrei ascoltarla all'infinito. Ritorno col botto, Los, capodanno anticipato per tutti!

ozzy(d) (ha votato 8 questo disco) alle 11:07 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

il ritorno di loson!!!!

loson, autore, alle 11:52 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

non capisco perché la sub pop abbia bisogno di guadagnare punti...

E' solo un'osservazione personale (come il "doh!" homeresco lascia intendere, almeno spero! ;D). Da anni l'etichetta di Seattle sta proponendo cose che non mi aggradano, e anche ai tempi d'oro del grunge la maggior parte delle uscite Sub Pop non è che mi facesse proprio impazzire. That's all.

loson, autore, alle 11:52 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

Grazie a tutti.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 17:22 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

Sono al terzo ascolto in un giorno: sono semplicemente affascinato dalla ricchezza dello spettro sonoro, dalla sua varietà e densita. Devo metabolizzarlo e capirlo del tutto, ma grazie dell'ottima segnalazione!

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 19:10 del 27 dicembre 2011 ha scritto:

Davvero sublime (tutto quanto)!

crisas (ha votato 2 questo disco) alle 13:10 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

Bah ....

Marco_Biasio alle 14:10 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

RE:

Crisas, rimani sempre l'utente dai commenti più profondi di tutto il sito. Una persona che è pura gioia dialettica, devo dire

crisas (ha votato 2 questo disco) alle 15:12 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

Cosa c'è di più profondo ed esplicativo di un " bah .." ?

rdegioann452 (ha votato 9 questo disco) alle 18:39 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

se dici "bah" allora devi alzare un po' il voto, perché quando dici "che schifo" quanto metti?

Lezabeth Scott alle 19:03 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

Dai, non rimbrottatelo, povero. Ognuno di noi ha il proprio stile nel commentare. Crisas resta fedele al suo.

crisas (ha votato 2 questo disco) alle 21:09 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

Stavo giusto ascoltando Modeselektor--Monkeytown , un album senza 'bah ..'

rdegioann452 (ha votato 9 questo disco) alle 23:09 del 28 dicembre 2011 ha scritto:

beh amico io ho sentito solo i due pezzi con thom yorke e sono veramente da urlo

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 18:19 del 30 dicembre 2011 ha scritto:

Cosa non ti è piaciuto, crisas?

crisas (ha votato 2 questo disco) alle 19:11 del 31 dicembre 2011 ha scritto:

Errata corrige

Ammetto che ascoltando la prima volta l'album ho colto solo gli aspetti negative di questo lavoro, come l'eccessiva monotonia ritmica e melodica ( lo so, è il genere), le poche idee spalmate nelle varie tracce, ecc. Mi sono imposto di riascoltarlo a distanza di qualche giorno in situazione emotiva diversa ed infatti ho colto anche gli aspetti positivi: ci sono due-tre traccie che si fregiano di una notevole finezza nell'arrangiamento, vellutate atmofere di pezzi come Recollections of the Wraith e n Echo From The Hosts That Profess Infinitum ed in generale il filo narrativo-musicale dell album è coinvolgente. Non è un album che gode di particolare illuminazione creativa ma rimane un degnissimo album hip-pop.

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 19:34 del 31 dicembre 2011 ha scritto:

RE: Errata corrige

Bah...

FrancescoB (ha votato 8 questo disco) alle 10:14 del 6 gennaio 2012 ha scritto:

Dopo qualche ascolto mi sento di quotare tutto ciò che ha scritto Los: disco stupefacente, interessante e senza momenti bui. Ricolmo di intelligenza e forza espressiva.

TexasGin_82 (ha votato 8 questo disco) alle 11:57 del 9 gennaio 2012 ha scritto:

Secondo me questo album è una delle cose più interessanti che questo 2011 ormai concluso ha proposto. Non c'è nessuna canzone capolavoro, ma secondo me sono più o meno tutte di buon livello e hanno sempre qualcosina di originale. Come anche l'album nel suo complesso, nonostante le influenze dei cloudded siano evidenti.