A Area (Reunion) a Casa del Jazz, Roma, 07-08-11

Area (Reunion) a Casa del Jazz, Roma, 07-08-11

Al solo  ipotizzare un concerto di reunion degli Area (rimasti) ci sarebbe da tremare dall'emozione. Ma anche dalla paura che qualche frammento dell'antica magia possa, in qualche modo, sfuggire via. Ammettiamolo, talvolta si vorrebbe che certi nomi, certi "spiriti" rimanessero legati alla storia o forse alla leggenda, senza che il presente fosse messo in condizione di avvilupparli. Ma la magia di una musica così "alta" una volta reincarnata si sottrae a qualsiasi regola, preconcetto o condizionamento. 

L'introduzione è affidata al quartetto di virtuosi rispondente al nome di Luigi Cinque Opera Quartet di cui fa parte lo stesso Patrizio Fariselli (tastiere e piano, ovviamente) accanto ad Alexander Balanescu al violino, Luigi Cinque (appunto) al clarinetto, Salvatore Bonafede al Fender Rhodes e all'elettronica. La formazione, partendo da ardite basi ritmiche campionate, da vita a quattro lunghe composizioni, a cavallo fra suggestioni etniche (dai balcani al medio oriente) e improvvisazioni avant-jazz. Fra i vari pezzi da segnalare Tangerine Cafe (in cui Luigi Cinque da fiato ad una cornamusa) in grado di gettare un ponte verso i lidi musicali dei Tuxedomoon.

La reunion degli Area prende le mosse da una performance personale di Paolo Tofani che da solo sul palco, nella forma e nella posa di un Buddha meditazione (per dirla alla Joseph Conrad), espone ed esprime i frutti del suo girovagare fra culture e tecnologie, imbracciando una “Tricantavina” (strumento semi-acustico di radice indiana ma realizzato da maestri liutai di Cremona) e manovrando un laptop: da queste congiunzioni spazio-temporali, fra passato antichissimo e futuro remoto, Tofani esegue dei voli pindarici fra mantra sonori e pulsioni Kosmische Muzik. L’impianto non va e tanto la voce quanto la tricantavina arrivano afoni al pubblico… Per Tofani questo è un segnale a non rimandare ulteriormente ciò per cui il folto pubblico ha così lungamente atteso. Sul palco è dunque prontamente raggiunto da Ares Tavolazzi (basso elettrico), da Patrizio Fariselli e da Walter Paoli alla batteria: la tricantavina va in custodia e la chitarra elettrica da finalmente voce a evocazioni più consoni all'antica ragione sociale di cui, in questa serata di mezza estate, si celebra la reunion. L'esibizione entra nel vivo con la brevissima Sedimentazioni (uno sberleffo di minuto e venti secondi) che ha la particolarità di inglobare al suo interno, pressurizzate fra loro, porzioni di tutti i brani degli Area. Si prosegue con Nervi scoperti dal capolavoro "Crac!" (1975), presentata in una versione strabiliante e riservando uno spazio solista individuale al Walter Paoli, chiamato a sostituire dietro il compianto Giulio Capiozzo, che degli Area fu membro fondatore. Sale sul palco Maria Pia de Vito convocata per prestare le corde vocali alle arditezze di Cometa Rossa, uno dei brani più rappresentativi degli Area posta in apertura del caustico "Caution Radiation Area" (1974). E' la volta di una infuocata Gerontocrazia (a cui fa da intro una reinterpretazione, ad opera del piano di Fariselli, di una delle melodie più antiche di cui si sia ritrovata la partitura, dell’intera storia della musica occidentale,  tratta da un epitaffio su una pietra tombale di Smirne), brano chiave di "Maledetti (Maudits)" del 1976, subito seguita da L'Elefante Bianco (ancora da "Crac!"): eccelsa esecuzione in grado di azzerare ogni distanza fra quello che la musica (italiana) ha incarnato, osando oltre ogni barriera, e ciò che avrebbe potuto ancora incarnare oggi (e invece così non fu). In Italia avremmo dovuto attendere fino ai CCCP/CSI per avere una formazione così importante dal punto di vista di rilevanza creativa. La mela di Odessa, cantata da Paolo Tofani, è uno degli altri momenti fenomenali del fuoco creativo degli Area che evidentemente ancora oggi arde prepotentemente. Maria Pia de Vito ancora dona voce ed istrionismo ad una irrequieta versione di Luglio Agosto Settembre (Nero). Gioia e rivoluzione (interpretata da Tofani e decapitata di quell'incipit che ha permesso a Demetrio Stratos di diventare un mito "alternativo" nei secoli dei secoli, amen) chiude la serata, in modo meno teso rispetto a come la performance si è caratterizzata, liberando un aspetto più svagato e ammorbidito.

Un concerto così breve (circa un'ora) non permette di dire se questa sia davvero la resurrezione degli Area: lo spirito è sicuramente vivo e vegeto e di certo Stratos se la riderà beffardamente dall'alto di qualche nuvola viaggiante, intonando qualche nota vagante. Chissà se qualcuno quaggiù riuscirà a sentirlo o lo confonderà con la voce di un vento che soffia da Sud Est…

Per approfondire: http://www.myspace.com/patriziofariselli

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