Porcupine Tree
Octane Twisted
Il 2012 nella carriera di Steven Wilson è stato l’anno dei “live album”: forse non gli capiterà mai più di mettere in commercio ben tre release dal vivo con tre formazioni differenti, in un arco di tempo così breve. Oltre al suo eccellente “Get All You Deserve” (2CD+DVD+BluRay), di appena un paio di mesi fa, le altre due uscite (“Love And Endings” dei ritrovati no-man e questo “Octane Twisted” dei Porcupine Tree), hanno il sapore deciso di un epitaffio. Come chiaramente ha lasciato intuire Wilson dalle varie interviste rilasciate nel corso di questo anno, la carriera solista è in cima alle priorità e la “sua” band è ciò che gli garantisce la realizzazione di quelle articolatissime composizioni a cui avrebbe voluto dar vita anche in passato ma che, non avendo potuto contare sul supporto di strumentisti dello stesso calibro di quelli da cui oggi è circondato, ha dovuto sempre rinunciare di partorire. Questo attenendosi al "Vangelo secondo Wilson”, le cui affermazioni debbono aver generato qualche malumore tra le fila della sua (quasi) ex-compagine. E pensare che, in prospettiva del nuovo tour del 2013 (in concomitanza dell’uscita, a Febbraio, del suo terzo album in studio), il musicista inglese, ha rincarato la dose dichiarando la sua intenzione di tornare ad eseguire i brani dei primi tre dischi dei Porcupine Tree: dischi considerati a tutti gli effetti come suoi lavori solisti, essendo stati concepitii in totale navigazione solitaria fra le alte sfere del cosmo.
Con questo stato d’animo, “Octane Twisted” si prefigura come un testamento piuttosto definitivo dei Porcupine Tree “ultima maniera”, anche se da più parti ci si ostina a ripetere che la band non è sciolta ma solo in una condizione di, come si usa dire, hiatus.
Registrato prevalentemente al The Riviera di Chicago il 30/04/2010 (con l’eccezione di tre brani tratti dalla performance alla Royal Albert Hall di Londra del 14/10/2012), “Octane Twisted” fotografa in modo cristallino l’essenza del tour di “The Incident” (sebbene al concerto londinese fu presentata una scaletta piuttosto rimaneggiata): dallo show di Chicago possiamo tuttavia ancora gustare l’esecuzione integrale del primo dei due cd che componevano il lavoro in studio del 2009 (dunque la sezione rispondente alla suite/title-track di 55 minuti).
Effettivamente la scelta fu particolarmente convincente perchè proprio con quella lunghissima composizione, i PT hanno dato segno di una vitalità compositva che sembrava essersi spenta a partire da quel “Deadwing” che nel 2005 aveva toccato il punto più basso del percorso creativo della formazione britannica. Certo, anche “The Incident” non è che fosse un’opera capace di ridefinire i confini del territorio post-progressivo – dal retrogusto metal, almeno da “In Absentia” in avanti – attorno al quale i Porcupine Tree hanno sempre gravitato: anzi con un pezzo come Time Flies, prepotentemente vicino ai Pink Floyd di “Animals”, Steven Wilson aveva iniziato la fase di ritrattazione dei suoi anatemi contro il revival psichedelico e contro il ritorno in auge del prog. Come ben sappiamo questa sua stagione di restaurazione della scena dei Seventies è pienamente in atto nei dischi a suo nome (in particolare il secondo “Grace For Drowning” del 2011 e certamente in quello a venire), e ampiamente dimostrato dalle sue opere di mix in 5.1 del corpus discografico di King Crimson, ELP, Jethro Tull e Caravan. Ma al di là delle disquisizioni sulle “mutevoli posizioni” del personaggio Wilson, questo live cattura i Porcupine Tree (in line-up anche il fido chitarrista/cantante John Wesley) nelle loro acque più sicure: nella proposizione monolitica di The Incident, nessuno spazio è concesso per le variazioni e dunque una band certamente non portata per l’improvvisazione, trova il terreno più consono al proprio trekking. Tutto fila liscio e fluido, con alcuni esaltanti momenti come Drawing The Line (già un classico), Octane Twisted (una via mediana fra Tool e i King Crimson del dopo millennio), The Séance (e il suo stato di delicata sospensione) e la conclusiva ed immaginifica I Drive The Hearse (davvero fra perle della discografia dei PT). Almeno con il primo cd di questo doppio live, si conferma l’impressione che “The Incident” ha perseguito, almeno in parte, l’allontanamento dai trascorsi più prettamente “metal a buon mercato”, cercando di affrancarsi dai riffoni heavy e tentando piuttosto di tornare a lavorare “di fino” sulle trame e sulle atmosfere.
Il secondo disco non completa la setlist di Chicago, presente solo parzialmente, a favore dell’inclusione di alcuni estratti dal concerto londinese (Even Less, Dislocated Day, Arriving Somewhere But Not Here). I brani “tagliati” dalla venue statunitense, secondo il parere del gruppo, avrebbero costituito dei doppioni essendo già inclusi in altri live (il riferimento principale va ad “Anesthetize” del 2010). È comunque un peccato che Wilson & sodali non abbiano scelto di pubblicare su 4 cd le intere due serate, senza badare troppo ai “duplicati” (dal vivo mai nessun brano è davvero uguale a se stesso): più che altro perché si è trattato di due occasioni davvero speciali. Quella di Chicago è stata caratterizzata da un’alta dose di adrenalina mentre quella alla Royal Albert Hall ha incorporato delle autentiche chicche, come The Sky Moves Sideways (Phase One) e Up The Downstair che da anni non avevano una incarnazione live.
Possiamo comunque accontentarci di Even Less, eseguita nella sua interezza (ossia così come appare su “Recordings” nel 2001) e Dislocated Day (di cui serbavamo il ricordo della ipnotica potenza immortalata in “Coma Divine”: ma non tentiamo di confrontare la versione che oggi ascoltiamo con Gavin Harrison dietro le pelli con quella di cui fu protagonista Chris Maitland, essendo i due musicisti davvero distantissimi nello stile di interpretazione). Hatesong è consegnata in una forma davvero smagliante, nella quale il batterista da il suo meglio, come il resto della band, ad onor del vero. La perla della data chicagoana è, ad ogni modo, la magnetica Stars Die (dal “Moonloop EP” del 1994 e poi inglobata nella reissue di “The Sky Moves Sideways” ), di cui – da fan della prima ora – non posso dimenticare gli air-play che ad essa venivano riservati dalla romana Radio Rock, quando i Porcupine Tree erano ancora dei perfetti sconosciuti: quanti cuori furono rapiti in quegli ormai lontanissimi giorni a metà degli Anni Novanta? Il mio di sicuro, ma sono in buonissima compagnia: non per questioni di mera nostalgia, ma i Porcupine Tree “per eccellenza” rimasero quelli.
Meno eterea rispetto all’originale in studio (e priva del campionamento del saluto di Nixon a Neil Armstrong e a Buzz Aldrin sull’Apollo 11), anche nella sua nuova veste Stars Die emana un fascino siderale. Il medley tra Russia On Ice e la sezione intermedia di Anasthetize è sicuramente il momento meno riuscito del “The Incident Tour”, non riuscendo ad amalgamare lo spirito e la musica dei due lunghi brani: Russia On Ice, dopo tanti anni che veniva omessa dalle setlist, decisamente meritava di essere suonata nella sua interezza. Chiude il cd il pezzo di “Deadwing” che più rifaceva il verso alle composizioni del periodo psichedelico degli inglesi, anche se la parte dove infuriano i riff alla Metallica, allora come oggi, risulta decisamente fuori luogo: la versione portata in scena alla Royal Albert Hall è tuttavia pregevolissima, specialmente nella liquida parte finale.
“Octane Twisted” è un documento sonoro di qualità eccelsa che testimonia una fase della band di grande fiducia (e padronanza) nelle proprie capacità e un frangente nel quale stava ritrovando il consenso anche di quei fan che per un po’ avevano preso le distanze. Avrebbero forse dovuto ancora sfornare un vero capolavoro nel nuovo millennio, i Porcupine Tree: non abbiamo gli elementi per dire che ciò non accadrà in futuro. È innegabile che Wilson per conto proprio, nel bel mezzo della sua marea progressiva, abbia ritrovato il giusto spirito per comporre alcune fra le cose più belle che la sua penna attendeva di scrivere da molto tempo (Veneno Para Las Hadas e Deform To Form A Star tanto per citare due esempi per ciascuno dei suoi lavori). Nel 2013 saranno passati esattamente venti anni dall’uscita di “Up The Downstair”, che costituì una nuova pietra miliare per la psichedelia intrisa di new-wave: e se Wilson venisse colto da improvvisa nostalgia?
Esclusivamente su Burning Shed (https://www.burningshed.com/store/porcupinetree/) “Octane Twisted” viene venduto in una versione speciale, non in mio possesso, che include un bonus DVD – non in 5.1 – della performance di The Incident (il cui audio troviamo comunque fedelmente nel primo CD).
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