A Ian Anderson - Report Live

Ian Anderson - Report Live

Rieccolo nuovamente in Italia il menestrello che nei lontani ‘70’s infuocava i palcoscenici con il suo demoniaco flauto e la chioma incolta: e se pensate che adesso, a 64 anni suonati Ian Anderson sia troppo attempato per scuotere l’audience,siete totalmente fuori strada…almeno giudicando dalla data del 16 dicembre al Teatro Colosseo in quel della bella Torino…

Ian Anderson plays Jethro Tull at Christmas”è un minitour natalizio tutto italiano (3 date a Torino,Trento,Bologna) che vede il vocalist e flautista di una delle formazioni storiche più ammirate e seguite di ogni tempo, i Jethro Tull, in chiave solista, accompagnato da musicisti rock e dal celebre quartetto d’archi ungherese The Sturcz Quartet, ensemble di musica da camera e sinfonica con all’attivo collaborazioni classiche e contemporanee. In questa veste nuova ed insolita, Ian Anderson ha reinterpretato brani del repertorio dei Jethro Tull da Stand up” fino al “Christmas Album”del 2003, ripercorrendo in maniera originale le tappe salienti della sua carriera musicale.

Living in the past” aprirà il fortunato evento,e subito appare chiaro, progredendo con la graziosa “Kuckoo Song”,”Living in these hard times”,”We 5 kings” che il buon vecchio Anderson non ha deposto le armi all’avanzare dell’inverno della sua vita ed è determinato a tenere ben salda sul capo la sua corona di vecchio sovrano, padrone del palco ed istrionico anfitrione col fedelissimo flauto traverso, saltuariamente accantonato a favore di mandolino e chitarra acustica.

Occhieggia ,ammicca, saltella da una parte all’altra sovrastando un pubblico via via più entusiasto che rimane seduto a stento, tributando applausi, lodi e foto: stupisce e rincuora la grande presenza di giovani e giovanissimi nonché di tedeschi ed inglesi, segno tangibile che la buona musica non solo non è destinata a tramontare, ma semmai a conquistare e sedurre sempre più generazioni distanti e diverse. Ed Anderson, intanto, propone un suggestivo medley orchestrale di due pezzi tratti da “Stand up”e “Benefit”,a testimonianza dell’affinamento della sua tecnica flautistica, levigata a contatto delle contaminazioni classiche sperimentate negli ultimi anni, guadagnando in limpidezza e purezza del suono, seppur sgrossandolo di quella splendida patina grezza di autodidatta,fondamentale e apprezzatisisma peculiarità dello stile Jethro Tull .Egli stesso ammise in un’intervista come durante le esibizioni live, spesso si trovasse quasi obbligato ed eseguire il materiale dei Jethro Tull reimpostando in maniera errata (ma ovviamente amatissima e preferita) la maniera di suonare il flauto traverso (diteggiatura ed emissione del fiato per esempio), proprio per ragioni di indice di gradimento da parte degli ascoltatori.

Tuttavia, se il flauto ha beneficiato dello scorrere del tempo, non così, ahimé, si può dire della voce, notevolmente scemata nonostante serbi ancora molto del suo bel timbro originario.. Ma ai presenti poco importa: l’atmosfera è un crescendo di dilagante esaltazione ed intensità, “Life is a long song”, brani natalizi attinti dalla tradizione anglosassone oppure composti da Ian Anderson, fino all’attesissima “Bouréé” magnificamente interpretata, condurranno ad un break di appena 10 minuti, interrotto dall’entrata “strumentale” in scena di un Anderson e seguito sempre più carichi.

Ottima anche l’acustica del teatro che amplifica la bravura conclamata dei musicisti alla corte di Ian:Not too old too rock’n’roll”, “Heavy horses”,” Past time in good company” (ispirata alla storia delle sventurate mogli di Enrico VIII), canzoni dove ognuno sotto le luci della ribaltà dà il meglio (è l’esempio del giovanissimo chitarrista tedesco Florian o dell’altrettanto giovane batterista) e gli astanti lo percepiscono, rispondendo con urla, battiti di mani, all’osannato “Thick as a brick”.

Le poltroncine stesse sembrano tremare all’ardore del pubblico ed Aqualung” incendia irrimediabilmente la platea; la fine è prossima e sarà l’indimenticabile respiro di “Locomotive breath” a spegnere i riflettori sull’esibizione memorabile di un artista per il quale l’età è solo un dettaglio anagrafico, perché, parafrasando una sua canzone “…he’s never too old too rock’n’roll..”

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.