Amazing Blondel
Fantasia Lindum
La "Beat epoque"era sul finire quando nel 1969, in Inghilterra, vide la luce uno dei più brillanti, sebbene a mio avviso non sufficientemente presi in considerazione, gruppi che avrebbero segnato la storia di quel folk tipicamente inglese, ovvero gli Amazing Blondel.
Gruppo spalla di band già affermate come i Fairport Convention o i Procol Harum, la loro originalità e la loro maestria forse per questo passò in secondo piano, offuscati dalle stelle già fisse nel firmamento del folk. Con "Evensong", splendido LP di puro gusto cinqucentesco esordirono, benché vengano ricordati più per il loro secondo gioiello "Fantasia Lindum", pubblicato nel 1971, che prende il nome dalla meravigliosa suite di apertura che dura quasi tutto il lato A del disco :non si può non rimanere esterrefatti e commossi dalla bravura del trio che sin dall'inizio, mostra la loro assoluta padronanza di strumenti sofisticati e complicati, medievali e rinascimentali quali la cornamusa, il dulcimer, l'oboe, la ghironda, il liuto, il clavicembalo e altri ancora (pare che dal vivo ne portassero oltre 40!), oltre alle normali chitarre e percussioni.
Impeccabile l'arioso e morbido cantato dall'accento e dal gusto elisabettiano che accompagnerà rarefatte ballate d'amor cortese : i soffici tocchi di flauto, il superbo e affascinante clavicembalo non può non catapultare l'ascoltatore ad un'epoca di corti, inchini, amori, merito dell'esecuzione magistrale di questi 3 menestrelli fuori dal tempo
.E mentre la suite si protrae, mentre la "Celestial light"(tanto per parafrasare il titolo di un capitolo di questa lunga, poetica ballata), illumina e incanta l'ascolto, una fresca ghironda e timidi liuti conducono a supremi picchi di poesia fattasi musica, senza che le eccellenti lead vocals del biondo bardo John David Gladwin abbiano mai dei cali, come anche nel secondo lato si evidenzia.E ad un misericordioso Dio della luce si eleverà il cantico sereno e quieto "Safety in God alone".
Il bel tempo andato non era fatto solo di romantiche serenate, di balli, di celebrazioni di eterne primavere (come le splendide "danze"presenti sul finire dell'album) ma anche di battaglie: e sarà appunto con un rullo di tamburi e un'incalzante cornamusa che si chiuderà, attraverso lo strumentale "Seige of Yaddlethorpe", questo capolavoro rimasto per troppi anni nell'ombra.
Da menzionare la copertina del disco, perfettamente intonata all'atmosfera evocata.
Tweet