Brett Anderson
Brett Anderson
Debutto solista per l’ex frontman dei Suede: dopo i fasti degli anni ‘90 Brett Anderson nel 2003 mette in archivio (anche se non definitivamente) la band che lo ha reso celebre. Con il preciso intento di voltare pagina, torna a collaborare col redivivo ex Suede Bernard Butler sotto la sigla the Tears, per un album sicuramente non memorabile, e verso la fine del 2005 entra in studio pronto a rischiare in prima persona.
Affiancato da Fred Ball, produttore/scrittore norvegese di base a Londra, con all’attivo due lavori sotto la sigla Pleasure, il primo lavoro di Brett Anderson si colloca nell’ambito di un pop rock ortodosso che purtroppo non graffia mai: arrangiamenti troppo spesso stantii, soluzioni armoniche sempre prevedibili, liriche al limite della retorica più becera in alcuni passaggi.
Si salvano il singolo Love Is Dead, dagli archi malinconici à la Divine Comedy piuttosto accattivanti, To The Winter, ballata neo glam dal retrogusto britpop, carina One Lazy Morning adatta per il cappuccino delle 9 a Covent Garden. Il cantato di Anderson è sempre soddisfacente, sono le soluzioni sonore a lasciare l’amaro in bocca: Anderson perde il derby con il rivale dei tempi d’oro (Suede vs. Pulp) Jarvis Cocker (abbastanza convincente il suo esordio solista di fine 2006), e rimane imbrigliato in una formula trita e ritrita priva di freschezza e soprattutto di pathos, limitandosi a vivacchiare quasi intimidito dalla sua ombra.
Nessun problema, ci saranno sicuramente occasioni per rifarsi: desta più che altro preoccupazione la situazione personale del nostro: nel booklet oltre ad una dedica per mum & dad (padre scomparso recentemente) ed alla sorella (!), figurano addirittura i ringraziamenti per i Suede e i Tears (!!) che sommati ad alcune liriche ora al limite della retorica ora cariche di amarezza post adolescenziale, fanno presagire un Brett Anderson in periodo nero. Lo scatto che lo ritrae sulla cover con un'espressione corrucciata, ombrosa, dallo sguardo spento, non fa cha aggravare le impressioni di chi scrive: è cosi devastante la crisi dei quarant’anni?
Beh, se si ripensa ai dischi dei quarant’anni di altre vecchie glorie del passato sicuramente sì: scuotiti Brett, in fondo, mal comune mezzo gaudio.
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