R Recensione

8/10

Emerson, Lake & Palmer

Emerson, Lake & Palmer

Nel 1969 la nuova sensazione inglese in ambito rock si chiamava King Crimson, quattro musicisti molto bravi originali e preparati, con un suono potente e coeso ed uno stile personale, maturo sin dall’album di esordio allora appena uscito. Tutti ne pronosticavano la più radiosa delle carriere ma l’inopinata, contemporanea defezione del polistrumentista e compositore Ian McDonald nonché del batterista Mike Giles, all’indomani della prima tournèe americana, rimisero tutto in discussione.

Anche perché il cantante e bassista Greg Lake ci avrebbe poi messo solo un attimo a cambiare aria a sua volta, attirato da una certa proposta…

Il grande tastierista Keith Emerson faceva infatti la corte a Lake da tempo, intuendo che il proprio approccio musicale, molto tecnico e spettacolare ma privo di vera accessibilità commerciale e vocalmente e liricamente inadeguato, necessitava di inputs da esperienze musicali di tutt’altro tipo. Ad esempio quelle di un grande e solido cantante dal timbro stentoreo e dall’estro compositivo ben orientato al rock ed al pop, adeguato complemento alle fughe di pianoforte, alle rivisitazioni classiche, ai lunghissimi strumentali a lui peculiari. Uno come Greg Lake, appunto.

E così fu, il disco di esordio di Emerson Lake & Palmer suona esattamente come una mistura dei King Crimson con i Nice (il vecchio gruppo di Emerson), ed il poco tempo ancora trascorso insieme fa sì che i due “ingredienti” non siano in effetti mescolati: l’album mette insieme robusti affreschi strumentali emersoniani (“The Barbarian” in apertura, ispiratogli da Bartok, la suite in tre movimenti “The Three Fates” in cui Lake è in pratica assente, lo sperimentale “Tank” con un lungo assolo del batterista Carl Palmer), con due grandi ballate che il buon Lake si era trascinato direttamente dalle sue ultime prove con i King Crimson.

Due grandi canzoni dominate dalla splendida voce ma ad entrambe delle quali Emerson dà il suo mirabile valore aggiunto: in “Take A Pebble” crea un incipit ben stravagante, sfregando le corde del pianoforte con un plettro, e dopo le prime due strofe cantate prende in pugno il brano con una brillantissima variazione pianistica a fuga sull’impianto melodico del pezzo. Ci si dilunga assai perché poi al pianoforte subentra la chitarra acustica di Lake, a lungo solitaria e mixata bassissima alla maniera di “Moonchild” (da “In the Court Of The Crimson King”) prima di divagare in una specie di country e farsi riassorbire dal pianoforte per un’ultima, gloriosa strofa.

In “Lucky Man” il tastierista resta fuori dei giochi per tre quarti del brano mentre Lake giostra da par suo con l’acustica ed il mirabile ritornello armonizzato, sovraincidendo la sua romantica ed enorme voce ma poi Keith si inventa, in coda al pezzo, niente di meno che il primo grande assolo di sintetizzatore della storia!

Un suono mai sentito prima, gelido e sinuoso, esordisce con note superbasse per poi impennarsi ed avvilupparsi, fischiare e ridursi a un inquietante soffio elettronico. Cose che al giorno d’oggi non impressionerebbero nessuno (ci hanno pensato soprattutto gli anni ottanta a propagandare fino alla noia le potenzialità dei sintetizzatori), ma a quel tempo la maggior parte degli ascoltatori di “Lucky Man” riteneva senz’altro che questo assolo fosse eseguito con una chitarra elettrica…

Il synth è usato anche in altri momenti del disco specie in “Tank”, cosa che fa di questo lavoro l’inequivocabile pioniere di questo strumento nel campo della musica di grande diffusione. Aveva in realtà già fatto capolino in altre produzioni (in “Abbey Road” dei Beatles ad esempio) ma non con l’autorità, l’imponenza qui dispiegate. Keith Emerson ne è stato il grande, vero e affascinante divulgatore ed ancor oggi ne sconta il ruolo costringendosi a portare sul palco il vero e proprio baraccone costituito da quella pionieristica macchina, piena di cavetti e di manopole, precaria e inaffidabile ma inevitabilmente legata al suo musicista pigmalione.

Una traccia del disco non ancora citata è “Knife Edge”, buon esempio di assai accessibile contaminazione fra rock e musica classica: un riffone ed un cantato aggressivo di Lake (à la “Schizoid Man”) vengono incrociati con spunti organistici debitori di una sinfonietta di Janaceck, per quello che è il primo vero sforzo di gruppo e ne sintetizza effettivamente gli intenti: smagliante rock da arena irrorato da spunti classicheggianti e bel cantato melodico.

V Voti

Voto degli utenti: 7,9/10 in media su 42 voti.

C Commenti

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pastore del rock (ha votato 8 questo disco) alle 13:44 del 5 aprile 2007 ha scritto:

capolavoro

ottima recensione , il disco è un capolavoro , il migliore degli elp e di tutto il panorama prog. il resto della discografia non mi convince molto. saluti.

pastore del rock (ha votato 8 questo disco) alle 13:45 del 5 aprile 2007 ha scritto:

ooops !

ho sbagliato voto scusate.

Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 19:55 del 30 gennaio 2008 ha scritto:

Non ce la faccio

Non riesco a sopportarli, incarnano tutti i peggiori clichè dell'altra faccia della medaglia del prog settantiano: lunghi, pomposi, barocchi, artificiosi. Potranno piacere a chi fa della tecnica strumentale una prerogativa primaria, ma per me questo non è l'unico aspetto da valutare ai fini della fiera, e troppe seghe strumentali mi irritano, non poco.

Mushu289 (ha votato 4 questo disco) alle 15:54 del 15 settembre 2015 ha scritto:

colpa di Emerson e la sua incompetenza nel songwriting coperto palesemente da filoni di tecnica fine a se stessa e le sue eccessività strumentali, avrebbero potuto essere un gruppone se Emerson si fosse dato una calmata e invece niente, parere mio come sempre però sembra che non sia l'unico con questo pensiero

trilogy (ha votato 10 questo disco) alle 19:43 del 25 settembre 2015 ha scritto:

posso essere d'accordo sulla melogamia di Emerson....ma prima di dire incompetenza.. datti una spruzzata alle orecchie...ti dico solo che IL S.Emerson e' tra i pochissimi ad essere considerati di serie A tra i musicisti di musica classica-----

Mushu289 (ha votato 4 questo disco) alle 23:45 del 25 settembre 2015 ha scritto:

tecnicamente è un mostro, compositivamente vale ben poco, non è le tecnica sola a far le differenza

trilogy (ha votato 10 questo disco) alle 19:49 del 25 settembre 2015 ha scritto:

IN ALTERNATIVA TI CONSIGLIO IL LISCIO ROMAGNOLO.....

trilogy (ha votato 10 questo disco) alle 19:49 del 25 settembre 2015 ha scritto:

IN ALTERNATIVA TI CONSIGLIO IL LISCIO ROMAGNOLO.....

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 20:16 del 23 marzo 2018 ha scritto:

Hai ragione, cazzo! Un buon liscio romagnolo è ben più godibile degli ELP, hai ragione da vendere!

cancellierenero (ha votato 10 questo disco) alle 7:53 del 6 luglio 2008 ha scritto:

Disco che rimarrà nella storia della musica

Dovremmo commentarlo con 10 stelle...anche se la recensione è ottima non esprime tutta la forza di quel disco...avevo 12 anni quando ho comprato il vinile e l'ho sentito per la prima volta... ma io allora, sono stato molto più fortunato rispetto agli attuali adolescenti...

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 11:45 del 7 luglio 2008 ha scritto:

DISCO CHE RIMARRA' NELLA STORIA DELLA MUSICA COME SIMBOLO DEL TECNICISMO PROG

Ero anch'io un adolescente quando l'ho ascoltato

per la prima volta. Sono d'accordo che è il

migliore degli ELP (ma per fortuna non di tutto il

Prog), ma non penso che sia un capolavoro (anche

se lo possiedo, perchè sono bulimico). Il mio pezzo preferito è una canzone del repertorio dei

primi King Crimson (Lucky man) che col resto del

disco c'entra poco.

In quell'anno sono usciti tra gli altri:

LORCA e STARSAILOR di Tim Buckley, THIRD dei Soft

Machine, THE END OF A GAME di Peter Green, YETI

degli Amon Duul II, JOHN BARLEYCORN MUST DIE dei

Traffic, THE END OF AN EAR di Robert Wyatt, BLOWS

AGAINST THE EMPIRE dei Jefferson Starship, AFTER

THE GOLD RUSH di Neil Young, ...

Per non parlare di quello che era uscito nei tre anni precedenti!

Alla fine sono più d'accordo col giovane Marco che

con il coetaneo cancellierenero.

cthulhu (ha votato 9 questo disco) alle 14:52 del 4 settembre 2008 ha scritto:

Pomposi?

E' vero che sono stati massacrati da certa critica che non ama il prog, è vero anche che sono i più pomposi fra i "giganti" del genere ma la loro musica l'ho sempre trovata di grande qualità!!

Totalblamblam (ha votato 5 questo disco) alle 23:49 del 3 novembre 2008 ha scritto:

questo è il migliore ma non va oltre il mediocre

il resto da seppellire tutto

bart alle 20:44 del 30 dicembre 2010 ha scritto:

RE: Non sono d'accordo

Il successivo Tarkus è un disco di tutto rispetto (merito soprattutto della suite omonima).

dalvans (ha votato 7 questo disco) alle 15:09 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Discreto

Mai entusiasmato

CIMI (ha votato 8 questo disco) alle 16:24 del 22 gennaio 2013 ha scritto:

ottimo album

glamorgan alle 8:48 del 30 giugno 2014 ha scritto:

mi ricordo che quando ero un pivello negli anni 80 li odiavo, avevo degli amici che li veneravano, keith emerson faceva sempre capolino nei loro discorsi: ma quanto è bravo, ma quanto è dotato musicalmente parlando ecc ecc. Io ho sempre dato piu risalto alla canzone di per se, trascurando le capacità artistiche dei singoli componenti, il gioco di squadra rispetto alle individualità del singolo, le canzoni rispetto alla musica.

Utente non più registrato alle 14:17 del 30 giugno 2014 ha scritto:

Non sono tra i miei preferiti in ambito Progressive, ma hanno fatto senz'altro scuola, e questo è un Signor Disco.

Paolo Nuzzi (ha votato 9 questo disco) alle 9:22 del 15 giugno 2015 ha scritto:

Il vero capolavoro degli ELP, poi due dischi bellissimi ("Trilogy" e "Tarkus" ed uno molto buono, "Brain Salad Surgery"), poi la tronfia, insulsa magniloquenza e pacchianeria di Emerson prenderanno il largo..

trilogy (ha votato 10 questo disco) alle 19:35 del 25 settembre 2015 ha scritto:

IL CAPOLAVORO ASSSOLUTO DELLA MUSICA TOTALE ,SOLO IN THE COURT dei KING CRIMSON lo puo' avvicinare...se non siete d'accordo andate dall'otorino......

PehTer (ha votato 7 questo disco) alle 0:23 del 26 settembre 2015 ha scritto:

Cavoli, io invece ero convinto di sentirci benissimo. Mi piace il tuo modo di rispettare i gusti altrui...

Mushu289 (ha votato 4 questo disco) alle 14:44 del 26 settembre 2015 ha scritto:

che poi trovo Red superiore ad In The Court Of The Crimson King.. questo la dice lunga su quello che hai scritto...

loson (ha votato 7 questo disco) alle 17:09 del 27 settembre 2015 ha scritto:

Il loro capolavoro è "Tarkus", con "Trilogy" appena un gradino sotto. In generale, mi stupisce quanto poco si colga il lato "clownesco" (voluto) di Keith Emerson, l'intento "dissacratorio" con cui spesso si rapportava ai classici (la "Sinfonietta" di Janacek deturpata di distorsioni, gli "accoltellamenti" all'organo, "West Side Story" condita da bandiera americana data alle fiamme quand'ancora stava coi Nice), anche l'autoironia che emergeva soprattutto nelle esibizioni dal vivo e nei divertissement che piazzavano in ogni disco... E' per questo che "Tarkus", aldilà del fatto che getta un ponte fra il percussivismo “etnologico” di Bartok e il prog tastieristico (a mio giudizio assai meglio di "Barbarian", beneficiando oltretutto delle sezioni cantate), vive del concept fumettistico dell'armadillone, con quella copertina così colorata ed essenziale, che cattura l'attenzione come un videogioco dove le “fiere” si scontrano in un succedersi di schemi. Su questo esordio sono di Lake e cose mgliori (il vero "autore" del gruppo è sempre stato lui), ma già s'intravedono gli elementi che, opportunamente sviluppati, condurranno ai loro dischi migliori.

Giuseppe Ienopoli alle 18:24 del 27 settembre 2015 ha scritto:

... perfetto loson!

Una sintesi ineccepibile per concettualizzazione e da incorniciare per lucidità di vedute.

Quando ELP apparvero sullo scenario del Prog fecero una grande impressione per originalità, la loro ritmica sembrava avesse una marcia in più e i loro concerti furono degli eventi straordinari ... dispiace che oggi la scarsa conoscenza dei "contemporanei" tenda a sminuirne l'importanza.

Hanno fatto scuola e proseliti illustri anche nel progressivo italiano ... Tarkus è il disco che ho ascoltato di più e a dispetto degli anni mantiene immutato il suo fascino particolare fatto di sonorità innovative.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 21:34 del 27 settembre 2015 ha scritto:

Grazie Giuseppe, anch'io ho ascoltato Tarkus più di ogni altro loro disco, forse perchè è stato quello con cui li ho conosciuti (credo fosse il '92 o '93), anche prima di Pictures At An Exhibition del quale però mio padre mia aveva passato, da poppante, una cassettina che non mi presi mai la briga di ascoltare. Sound innovativo a dir poco, siamo sinceri. In Italia credo che il massimo discepolo di Emerson sia stato Gianni Leone, ma senza dubbio certe loro sonorità hanno attecchito parecchio.

PierPaolo, autore, alle 19:34 del 27 settembre 2015 ha scritto:

No Loson, le cose migliori degli ELP sono il primo omonimo ed il quarto album Trilogy. Il primo soprattutto per il fatto che Lake si porta in dote due eccellenti cose Crimsoniane, dimostrando che la magia di quel gruppo non è stata solo merito di Fripp. "Take a Pebble" e "Lucky Man" sono due grandi ballate, col vocione di Lake a renderle brividose e con il grandissimo valore aggiunto di Emerson, al pianoforte nella prima e al sintetizzatore nella seconda. Il secondo perchè è vario, equilibrato fra ballate boleri fughe country e western e ancora qualche schizzo di Crimson. Tarkus ha una seconda facciata debole, tirata via e piena di riempitivi, compromettere il giudizio generale e ridimensionare la suite, che è certamente notevole. Eppoi sinceramente la grafica della storia di Tarkus non mi sembra niente di che.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 21:27 del 27 settembre 2015 ha scritto:

Punti di vista, Pier Paolo. Per molti è addirittura "Brain Salad Surgery" il "vertice", e confesso che, pur trovandolo frammentario all'inverosimile (ma forse è ancora un limite mio, chissà cosa ne penserò da qui a qualche anno), la produzione di quel disco è qualcosa che definire "avveniristico" è un eufemismo. Che le due (splendide) ballate di Lake siano il punto di forza dell'esordio non mi sogno certo di negarlo, avendolo scritto giusto nell'intervento precedente. Per quanto riguarda il lato B di "Tarkus" come raffaazzonato, mah, è una storia che non mi ha mai convinto. Se si esclude il rock'n'roll cazzone "Are You Ready Eddy?" (che comunque si conferma il momento pagliaccesco irrinunciabile per stemperare i toni e burlarsi del loro stesso pubblico), per le mie orecchie i restanti brani vanno dal buono all'eccezionale: il dolce/spensierato motivo pianistico simil-ragtime di "Jeremy Bender", bellissimo pure da suonare, momento "pop" da singalong per eccellenza forse del loro intero repertorio; "Beaches Crystal" tra carillon incantati, sincopi jazz, synth catacombali con Emerson a destreggiarsi a metà tra Monk e Otis Blackwell; l'ecclesiastica "The Only Way" (altro canto purissimo di Lake) che si risolve nel tempo dispari, minimalista e pensieroso, di "Infinite Space"; "A Time And A Place" il più ruggente, più "rock" se vogliamo, ma efficacissimo. La grafica di Tarkus è fumettistica/colorata, con le creature un ibrido primitivo/futuristico indicativo del sound, e - per me - assai rappresentativa del contenuto: al momento di fare la "suite", i tre scelgono come tema conduttore la parabola pretestuosa e kitsch di questo armadillone che deve sconfiggere i suoi avversari, come appunto in un videogame (o un fumetto o un gioco di ruolo, vista l'epoca), fregandosene altamente delle tematiche "alte" o di derivazione letteraria che altri gruppi progressivi portavano avanti, e anzi prendendosi in giro come nessun'altro gruppo prog (Canterbury esclusa, ma era un "giro" diverso, più sotterraneo) ha mai fatto. Questi i miei due cent.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 21:39 del 27 settembre 2015 ha scritto:

Scusa gli errori d'ortografia ma, come quasi sempre accade, dopo aver visto l'Italia femminile di volley mi ci vogliono quelle due orette per smaltire l'eccitazione. Cristina Chirichella principessa foreva! (Ecco, l'ho detto.)

Giuseppe Ienopoli alle 22:30 del 27 settembre 2015 ha scritto:

... Inter Fiorentina 1 - 4 ... e non è ancora finita ... evito di aggiungere altro e, in attesa di smaltire la delusione, le ore con errori sono molte di più ... !

cthulhu (ha votato 9 questo disco) alle 8:41 del 30 settembre 2015 ha scritto:

Personalmente non li amo; pero' questo e "Trilogy" sono dischi di ottimo livello. Grande anche la suite di "Tarkus" mentre "Brain Salad Surgery" non lo reggo alla lunga

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 14:53 del 21 agosto 2017 ha scritto:

Il primo dei loro quattro capolavori. Tra i giganti del prog e degli anni '70 in genere.

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 20:18 del 23 marzo 2018 ha scritto:

Che dire.. no.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 15:57 del 25 marzo 2018 ha scritto:

Che dire, sì, no doubt about it.

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 17:23 del 25 marzo 2018 ha scritto:

Ho detto no perché ad esempio la suite Tarkus mi fa talmente schifo che prima di ascoltarla non avrei mai immaginato che un'artista prog potesse comporre una suite così di merda da farmi tremare dallo sdegno. L' Evoluzione dei Banco al confronto è un capolavoro

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 18:27 del 25 marzo 2018 ha scritto:

Occhio che un artista non vuole l’apostrofo.

luca.r (ha votato 6 questo disco) alle 16:52 del 18 gennaio 2018 ha scritto:

mai digeriti.... molto bella lucky man, il resto è noia