A Sonics - Live Report

Sonics - Live Report

The Sonics – 2 luglio, Festival Beat – Salsomaggiore Terme (PR)

Signore e signori ecco a voi The Sonics! Gerry Roslie alle tastiere, Larry Parypa, alla chitarra, Rob Lind, al sax, il nuovo acquisto (si fa per dire) Freddie Dennis, al basso, e a chiudere Ricky Johnson, alla batteria (ex membro dei Wailers).

Proprio loro, quegli stessi Sonics che con un paio di album tra il 1964 e il 1966, sconvolsero il rock “acido” che tirava nel North West americano e, nello stesso tempo, immatricolarono i fondamentali di tutto il suono garage per gli anni a venire. Di fatto anticipando di una buona decina d’anni l’attitudine e le sonorità ruvide, cialtronesche e insolenti di ogni successiva ondata punk.

È il caso di ripeterlo come in un sgangherato mantra rock, i Sonics! Quelli che si sciolsero nel 1969, con tanto di alone di leggenda, che sono riappasi di tanto in tanto sulle scene (spesso con risultati non proprio fenomenali, come nel caso del progetto Roslie più Invaders del 1980 per il rilancio della gloriosa sigla). E che recentemente, ad una quarantina di anni dalla rottura, si sono ripresentati per una rentrée, prima con due date da tutto esaurito a NY, poi al Paramount Theatre di Seattle, loro città natale, ad ottobre del 2008 (per la cronaca lo stesso Paramount di Seattle li aveva già ospitati in un’altra occasionale reunion nel 1972).

Apparizioni moltiplicatesi per tutto il 2009 e culminate con questo tour “heard around the world” del 2010, il loro quarto in carriera attraverso l’Europa. Un tour che li consacra finalmente (magie di internet e della comunicazione di massa) ad un pubblico più vasto dei soli fedelissimi e nostalgici. Impresa che gli era sfuggita alla fine dei sessanta per una forse autolesionistica propensione a rimanere nel solo circuito indipendente della zona del North West (con l’etichetta locale Etiquette dei Wailers, poi con il manager dei Kingsmen Jerry Dennon).

Diciamolo subito, lo show al Festival Beat di Salsomaggiore Terme (unica data italiana) non ha deluso le aspettative. La carica, nonostante l’età, è ancora abbondante. E il pubblico elettrizzato ha risposto alla grande ai riff taglienti di Larry Parypa, al tiro indiavolato della sezione ritmica Dennis - Johnson, agli assolo di sax di Rob Lind, in una selva di gambe in movimento, teste ciondolanti e ancheggiamenti selvaggi buoni per un party alla “Animal House”. A tratti l’esaltazione incontenibile si è pure tramutata in un impensato pogo, a sottolineare, se ancora ce ne fosse il bisogno, la longevità del ferino timbro sonoro di questi cinque vecchietti irriducibili.

E così ad inseguirsi nella tracklist della serata i successi di sempre, Cinderella (un’autentica deflagrazione atomica!), Let the Good Times Roll, The Hustler (solo un poco ammansita nel cantato), Don’t You Just Know It, He’s Waitin’, Jenny Jenny, Psycho, Shot Down (qui una vera ovazione alla prima nota del riff d’attacco del pezzo, seguita dalla frenesia incontrollata del pubblico, soprattutto delle ye ye girls) e la cover di Richard Berry Have Love Will Travel. Tutti i brani per nulla riarrangiati ad agevolare gli attempati garage rockers che, nonostante qualche comprensibile inciampo qui e là (la serata era altresì di quelle bollenti e afose), hanno portato a casa un’esibizione entusiasmante. Ad alternarsi alla voce, Roslie e Freddie Dennis, quest’ultimo fenomenale con quella voce rauca e aspra, un’irresistibile vera e propria incitazione alla ribellione e al divertimento.

Due le uscite per i bis richieste a gran voce dal pubblico che “ne voleva ancora”. Fan della prima ora o dell’ultimo minuto salutati opportunamente dalla band con l’inno garage “Louie Louie” e con “The Witch”, primo successo discografico del gruppo, annata ‘64.

Meritano decisamente una segnalazione anche le matricole terribili David Peter & The Sect (dalla Danimarca) che hanno aperto il live, prima dei The Mojomatics, regalando una mezz’ora di ottimo trascinante garage beat.

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