The Fratellis
Costello Music
L’essenza della musica dei “Fratellis” è rappresentata nella sua totalità nei tre minuti e mezzo dell’iniziale “Henrietta”.
Dentro c’è tutto quello che questi tre ragazzi di Glasgow hanno ascoltato, amato e immagazzinato in questi anni e che ora ci propongono in un cocktail davvero sfizioso…
C’è la melodia fresca e spensierata, c’è il ritornello catchy, ci sono i coretti demenziali, c’è la chitarra aggressiva e tagliente e per finire una buona dose di energia, dinamismo e allegria.
Si potrebbe azzardare coniando l’orribile termine punk/britpop ma si sa quanto queste classificazioni lasciano il tempo che trovano.
Impossibile non pensare però al 1994 e al 1995, gli anni d’oro del brit pop.
Prendendo i Blur e il divertissement punk dei Supergrass degli esordi come riferimenti da cui attingere in abbondanza.
Il tutto viene arricchito da quel sempreverde gusto vintage che non guasta mai, quei riff e quello stile tipico delle nuove band U.k., Arctic Monkeys su tutti.
A differenza delle nuove leve anglosassoni però, questi “giocherelloni” hanno dalla loro parte una Qualità da non sottovalutare.
Non si prendono sul serio e sanno quindi divertirsi e divertire l’ascoltatore, grazie alla loro capacità innata e del tutto fuori dal comune nello scrivere inni pop scanzonati e coinvolgenti.
Dal refrain irresistibile di “Chelsea Dagger” alla veloce ed esplosiva “Creepin Up The Backstairs” con tanto di inizio che pare addirittura ammiccare ai nirvana e un’evoluzione decisamente più aperta e solare.
Dal ritornello da cantare in coro con una pinta di birra in mano al pub dietro l’angolo di “Baby Fratelli” alle vocine “demenziali” delle poppeggianti “For The Girl” e “Flathead”, passando per la sopracitata ed emblematica “Henrietta”, i saliscendi di “Cuntry Boys And City Girls” fino alle acustiche e ben riuscite “Whistle For The Choir” e “Ole Black’n’ Blue Eyes”.
Non c’è una sola canzone che possa essere definita brutta.
Neanche “Doginabag”, che grazie al suo riff portante dalle percepibili venature rock blues , si differenzia dal resto del disco creando così un’atmosfera più cupa e meno “colorata”, risultando comunque credibile e piacevole.
Siamo sempre alle solite, qui di innovazione e fantasia ce n’è ben poca.
Ne tantomeno una qualche minima citazione alla musica di Elvis Costello.
Abbiano soltanto tre nomi: Jon, Mince e Barry e un unico “fantasioso” cognome: Fratelli (un chiaro omaggio al film cult degli anni ’80: The Goonies) una combriccola di festaioli perditempo per un disco che non apre sicuramente nuovi possibili scenari da scoprire e studiare, ma riesce nell’intento di ricordarti che la musica “pop”, se fatta con classe, passione e soprattutto urgenza, rimane sempre una meraviglia anche quando non aggiunge nulla di nuovo in un panorama musicale ormai saturo.
Questi ragazzi lo sanno e ci regalano così uno dei dischi più divertenti e accattivanti del 2006.
Il classico debutto col botto.
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