A Live - Rosolina Mar (Milano, 7 luglio 2007, CS Vittoria)

Live - Rosolina Mar (Milano, 7 luglio 2007, CS Vittoria)

I Rosolina Mar sono di Verona. Ma potrebbero tranquillamente essere di Chicago o di Louisville. Non fosse per quell’inconfondibile accento che sfoggiano tra una canzone e l’altra, ad incitare un pubblico letteralmente imbambolato dalle trame intricate delle due chitarre ‘gemelle’ di Enrico Zambon e di Bruno Vanessi che duettano sulla potente ritmica della batteria di Andrea Belfi.

Siamo al CS Vittoria a Milano, l’aria nello stanzone del palco è molto calda e le zanzare si danno un gran da fare per rendere ancora più accogliente l’atmosfera. Senza quasi che me ne accorga i tre Rosolina sono già sul palco, pronti ad esbirsi dopo il post rock alla Explosions in The Sky dei milanesi The Fog in The Shell, alle prese con il loro A Secret North, sei tracce su etichetta Dufresne.

La mia conoscenza sulla band veneta è limitata al passaparola e ad alcune buone cose lette in occasione di un loro recente passaggio dal Perchéno? di Verbania, un locale non troppo lontano da casa mia. Per inciso la pigrizia e qualche contrattempo che non ricordo neanche più mi fecero desistere.

La loro musica è strumentale e la formazione non prevede la presenza del basso. Basta pochissimo però per rendersi conto che non manca nulla e che il risultato suona piacevole, in maniera semplice. Due chitarre come fossero una soltanto, perfettamente amalgamate e una batteria che non ne vuole proprio sapere di limitarsi alla parte di accompagnamento ritmico, ma si erge talvolta a solista o dialoga in accordo con la chitarra di Enrico o con quella di Bruno.

L’esibizione del trio spazia su tutta la loro produzione (che si limita, ad ora, a due album full-length) e ci regala anche un’anticipazione della loro prossima uscita autunnale per l’etichetta robotradio records: uno split cd con i Trumans Water che livedrà alle prese anche con un video. Si parte con Before and After Dinner titletrack dall’omonimo disco del 2005, a cui seguono L’Ora Di Religione, Flesh Dance, Isa Eyes, Protopapetti del medesimo album, tra le quali s’inserisce la parentesi delle due inedite acqua alta nella bassa e the death of u, per chiudersi con La basetta scolpita nella roccia, dal primo lavoro del 2003.

Le radici sono profondamente immerse nei ’70, nell’hard rock, nel blues e nel funk, ma non per questo diventano una gabbia che limita la creatività e l’espressione dei tre veronesi, che anzi si spingono ad abracciare la precisione scientifica del math rock stile Don Caballero o le ricercate sonorità post alla June of ’44, l’incedere singhiozzante dell’hardcore stravolto e reinventato degli Slint, o la potenza dei Rodan di Rusty. Cosa volete di più, dopo una sfilza di nomi come questi?

E’ un peccato che la puntina del mio giradischi sia rotta e fuori produzione da ormai qualche anno, e che al banchetto siano rimasti solo i vinili. La mia smania di riascolto dovrà pazientare ancora un po’.

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