R Recensione

7/10

Clogs

Lantern

Si può essere fuori dal tempo, di questi tempi? Senza dubbio sì, rispondono i quattro Clogs. Giunti al quarto album, sopravvivono audaci e un po’ snob nella personale ed ammaliante arcadia coltivata con gli anni e con la dedizione risoluta che occorre alle imprese titaniche.

Impressionante davvero la longevità del progetto, considerata l’anomala collocazione nel mercato discografico (come stona, la parola mercato, ascoltando Lantern), e nulla vieta di credere che proprio loro possano essere gli eredi della gloriosa Penguin Café Orchestra.

Chiarezza, per chi non li conoscesse: l’organico consta di archi (violino, viola, contrabbasso), chitarra classica e ukulele, bassoon e melodica (quello strumento a fiato che si intona con una tastiera), percussioni assortite, pianoforte. Le composizioni sono esclusivamente strumentali (eccettuata Lantern), ispirate nitidamente alla musica classica (che si tenga o meno conto dell’intro Kapsburger, parca rielaborazione di un vero e proprio pezzo del 1600barocco), e assolutamente acustiche.

Il clima si muove tra il pastorale (Tides Of Washington Bridge) e il romantico (la deliziosa 5/4), e tutto suona lieve, soffuso, quasi fragile. Affine talvolta al minimalismo reichiano, altre all’espressionismo più dissonante, la musica di Padma Newsome e colleghi maestri soffre talvolta di intellettualismo e richiede un po’ di pazienza e predisposizione d’animo, ma è inequivocabilmente frutto di amore profondo.

Lode per questo ai Clogs. Forse non per caso, ma certamente unici.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

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Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 0:28 del 16 dicembre 2010 ha scritto:

Uno dei dischi più affascinanti degli anni zero: un ladro gentiluomo d'altri tempi.