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R Recensione

9/10

Eluvium

Copia

Se è vero che la musica è lo specchio naturale della nostra personalità, allora Matthew Cooper dev'essere un uomo molto timido, sensibile e raffinato allo stesso tempo, amante delle belle arti e minuziosamente puntiglioso, in ogni suo gesto.

Matthew Cooper, ovvero, questo sconosciuto. Chi è costui? Un musicista, la risposta è ovvia. Non così ovvia è invece la soluzione. Per andare a cercare alcune sue creazioni, dovete infatti dirigervi sotto la lettera E, come Eluvium: uno pseudonimo che, da quattro anni a questa parte, sta conquistando sempre più proseliti, incantando gli ascoltatori con miscele venefiche di ambient, new age, scorci di elettronica, amalgamate assieme in un tripudio di colori, minimalismi, sensazioni e sinfonie.

Quasi due anni dopo “Talk Amongst The Trees” (2005) e una manciata di mesi in seguito alla release del secondo “When I Live By The Garden And The Sea” (22 agosto 2006), Matthew ci riprova. Non con grandi annunci, non con strombazzate ai quattro angoli delle strade, e nemmeno con i titoloni da prima pagina nei magazine appositi. Il suo è un ritorno semplice, in punta di piedi, senza fare troppo rumore: e per questo, con grande classe. Questa volta l'opera s'intitola “Copia”: ed è di nuovo un sensazionale trionfo, dedicato ai timpani di pochi, ma estremamente fortunati, ascoltatori.

Ora. Recensire il disco per quello che è veramente (track by track, aspetti tecnici, curiosità) non renderebbe giustizia a quello che è un piccolo mondo a sé stante, un'orchestra taciturna e contemporaneamente maestosa, che celebra l'armoniosità del bello quotidiano. Perciò, almeno per questa volta, faremo assieme un viaggio. Che sia in un viale autunnale, con foglie turbinanti che veleggiano attorno alle nostre caviglie, o che sia in uno studio di registrazione. Il flusso onirico del disco, sprigionato con delicatezza dalle casse del lettore cd, ci permette, senza troppa fatica, di socchiudere le palpebre e di rilassarsi... reclinando il capo all'indietro, scopriamo che, mentre il corpo si abbandona ad una dolce estasi, lo spirito veleggia su soffuse cornamuse, mai intrusive, mai inopportune (“Amreik”).

Scopriamo che, in questo piccolo grande sogno, ha voluto partecipare anche Vangelis o, almeno, la sua ispirazione, mentre un pianoforte solitario ricama dolci note ed un sottofondo impregnato di solitudine marina- i gabbiani che stridono, la risacca delle onde in inverno, il vento che soffia nei capelli- ci accompagnano per dieci, espressivi minuti (“Indoor Swimming At The Space Station”), con interventi sporadici di kazoo e violoncelli. L'amena evocazione del tempo perduto di “Seeing You Off The Edges”, mediante un sottofondo ambient, contaminato elegantemente da un saliscendi di viole ed arpe, apre la strada alla malinconica “Prelude For Time Feelers”, una ballata di pianoforte che racchiude in sè la genialità e l'aulicità di Bach con la freschezza sonora e compositiva del miglior Ludovico Einaudi, mentre synth travestiti da strumenti a corde macchiano qua e là il recondito e fragile paesaggio.

Ma immaginiamo di tuffarci in un oceano di vuoto retorico, di complesso minimalismo appena accennato, di loop ambient riecheggianti su violini stridenti (“Requiem On Frankfort Ave”): oppure, di camminare per un lucido corridoio d'ospedale, con le suole delle scarpe di gomma che cigolano e rimbombano cupe [“(Intermission)”]; o, ancora, di ritornare con la mente alle atmosfere della Magna Grecia di “After Nature”, con tanto di dualismi fra arpe e violoncelli. Ma altri globi di luce attirano l'attenzione: sono quelli dell' “Ostinato”, composizione a metà fra il sacro ed il profano, a predominanza d'organo, con incursioni acusticoidi dove meno te l'aspetti. O quelli della particolarissima “Hymn # 1”, dove piccoli tocchi di pianoforte vengono accompagnati, se non sovrastati, da scrosci e fruscii ambientali.

E la sfera luminosa che acceca lo sguardo ed ottenebra le menti è quella del brano finale, “Repose In Blue”, dove l'animo si disperde placido e riposato in un soffice sarcofago cesellato di tiepidi fiati e timide sinfonie primaverili, di tonfi magnetici, in un legame stretto ed indissolubile fra l'uomo e la natura.

La magia di “Copia” si interrompe qui. Il viaggio è finito. E, con esso, si è conclusa un'esperienza degna di nota. Il dito avanza verso il quadrato severo dello stop, per poi indugiare: e se...? E se fosse stato tutto davvero un sogno? Bisognerebbe ricontrollare... basta reclinare la testa, e...

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Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 29 voti.

C Commenti

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PaMeLlO alle 13:54 del 2 marzo 2007 ha scritto:

complimenti: bella recensione. l'artista in questione non l'ho ancora sentito. visto però come ne parli, corro subito a procurarmi il disco!

Marco_Biasio, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 14:57 del 2 marzo 2007 ha scritto:

Grazie

Corri, PaMeLIO: sentirai che bello. A parte due o tre pezzi (come "Radio Ballet" o "Reciting The Airshpis", che assomigliano un po' troppo a "Prelude For Time Feelers"), che infatti nemmeno ho citato, il disco è meritevole. Un 8.5 ci sta tutto. E grazie dei complimenti.

Marco_Biasio, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 14:57 del 2 marzo 2007 ha scritto:

Wait

Media...

Nadine Otto (ha votato 9 questo disco) alle 16:35 del 2 marzo 2007 ha scritto:

Eccezionale

Congratulazioni per la scelta editoriale di dare spazio ad un artista come Matthew Cooper. Complimenti anche per la recensione! Il disco è commovente! Il mio highlight personale: "Prelude for Time Feelers".

Wasted Jack (ha votato 9 questo disco) alle 1:46 del 3 marzo 2007 ha scritto:

Sono contento di vedere che è giustamente celebrato. Copia è uno dei migliori album usciti quest'anno

onga (ha votato 8 questo disco) alle 0:36 del 5 marzo 2007 ha scritto:

meno male

complimenti a Marco Biasio per la recensione appassionata sugli Eluvium, "Prelude For Time Feelers" è uno dei miei pezzi preferiti è l'album figura a pieno titolo nelle mie playlist di Febbraio

http://www.martinibros.it

Marco_Biasio, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 13:00 del 5 marzo 2007 ha scritto:

Thank you!

Grazie ancora a tutti! E' un piacere scrivere in questo sito, sapendo di essere poi letti da persone competenti come voi.

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 15:30 del 7 marzo 2007 ha scritto:

Ottima recensione ma il disco...

...non mi convince del tutto. Bellissime atmosfere è vero però pur ritenendolo un buon lavoro non vi trovo quella genialità che servirebbe.

Baldaduke (ha votato 9 questo disco) alle 8:28 del 3 settembre 2007 ha scritto:

ottima recensione; in realtà il mio voto è mezza stelletta sotto quello che in realtà ho dato, per dirlo in voti numerici 7,5

gerogerigegege (ha votato 9 questo disco) alle 21:02 del 19 settembre 2007 ha scritto:

Personalmente ho scoperto il disco solo in queste ore...

Prima Stars of the lid, adesso Eluvium...nei miei personali ascolti, il 2007 è stato l'anno in cui questo strano genere di musica mi ha spremuto il cuore...per non parlare del nuovo Murcof.

Questa è, per me, musica pesante.

Rece eccezionale, Biasio docet.

Utente non più registrato alle 13:01 del 11 dicembre 2009 ha scritto:

un sacco bello

Tizio (ha votato 9 questo disco) alle 20:45 del 18 aprile 2010 ha scritto:

Vive nella mia mente

Alfredo Cota (ha votato 8 questo disco) alle 12:16 del 19 novembre 2011 ha scritto:

Gran album, e che recensione: grande Biasio.

Giz91 (ha votato 9 questo disco) alle 14:15 del 15 aprile 2012 ha scritto:

Capolavoro.

D'accordissimo su tutto. Un disco eccellente, rilassante e curatissimo sotto ogni aspetto.

luin alle 17:46 del 18 aprile 2012 ha scritto:

Per chi l'ha ascoltato, mi consigliate anche il precedente Talk Amongst the Trees?

Filippo Maradei alle 20:59 del 18 aprile 2012 ha scritto:

RE:

Io piuttosto ti consiglio uno dei suoi primi lavori, "An Accidental Memory in the Case of Death".

luin alle 18:51 del 19 aprile 2012 ha scritto:

RE: RE:

Procurerò, grazie