R Recensione

8/10

Efterklang

Parades

Se non li conoscessimo già, i miraggi sonori creati dagli Efterklang potrebbero trarci facilmente in inganno: atmosfere rarefatte e partiture impalbabili ci riconducono al pop sognante dei Sigur Ròs, una tensione compressa e un animo sottilmente disturbato riecheggiano il nome di Bjork, filastrocche e nenie infantili suggeriscono le rotte tracciate dai Mùm dei “tempi d'oro”. In altre parole, tutti gli indizi musicali disseminati dai nostri in questo Parades ci porterebbero nella direzione di quella splendida fucina del glitch pop che è stata l'Islanda a cavallo tra I due decenni.

Ma, a dirla tutta, per localizzare gli Efterklang dobbiamo scendere un pò a più sud, per la precisione in Danimarca. Nella fattispecie a Copenghen, dove l'orchestrina ha deciso di rilasciare per conto dei tizi della Leaf un nuovo disco, il terzo. E, a dirla tutta, c'è di più, oltre alle suggestioni islandesi: c'è un album malinconico, a tratti quasi funereo, ma allo stesso tempo celestiale ed estatico, animato da un palese amore per la classica.

E si gioca tutto su queste linee, Parades, sull'ambivalenza tra due mondi e due sensibilità: la pendenza, tipicamente “nordica”, verso un  caldissimo ed etereo spirito bucolico e le spinte verso la classica che hanno arricchito questi ultimi anni. I nomi li sapete: Eluvium, Max Richter, Stars Of The Lid, Murcof su tutti. Gli Efterklang trovano felicemente riparo in questi lidi: lontani dalla frenesia del nuovo millennio, il gruppo di Copenaghen contribuisce a trascinare la classica lontano dalle aule dei conservatori e riportarla in un contesto più privato.

Il risultato è un disco che risulta spesso superiore alla somma delle sue parti: ed è così che l'atmosfera rarefatta di Polygine si colora ben presto di macchie glitch e aromi balcanici per poi trionfare nella coralità grandiosa del crescendo. Mirador, gentile passeggiata sui fiordi è attrversata da violini dolenti che renderebbero orgoglioso il buon Max Richter.

Modernariato elettronico e strumentazione classica si cingono assieme in un abbraccio caldo e magnifico, trionfano nella struggente circolarità apparente di Him Poe Poe, scalpitano nella morriconiana Horseback Tenors e scavano processioni dolenti in Frida Found a Friend.

Riecheggia il post rock da camera di Rachel's e Dirty Three nell'altrettanto livida Maison De Rèflexion e un'animo ormai abbattuto, quasi radioheadiano scende la china in Blowing Lungs Like Bubbles, momento forse più desolante ma anche di massimo fulgore del disco.

Che si chiude con l'elegia Beachboysiana di Illuminant, ad immergere in una luce scura ma abbacinante il sipario che scende su quello che è forse il tassello che mancava per completare quest'anno prodigo più che mai di paesaggi sonori esplosi e di partiture classiche fluttuanti. E a chi sostiene che nella musica non succede più niente di buono si può solo consigliare di tapparsi la bocca, serrare gli occhi e spalancare, una volta tanto, le orecchie.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 7 voti.
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REBBY 6/10
F-000 8/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 14:20 del 26 ottobre 2007 ha scritto:

Bello!

Davvero.

superPOP girl (ha votato 8 questo disco) alle 23:30 del 20 marzo 2010 ha scritto:

S T U P E F A C E N T E