Maher Shalal Hash Baz
LAutre Cap
Oh, beh. Bizzarro, il signor Tori Kudo. Si prende il più lungo dei nomi biblici (un figlio di Isaia), si autodefinisce punk e dà vita insieme alla mogliettina Reiko e al fido suonatore di euphonium (una sorta di tuba ridotta) Hiroo Nakazaki ad uno dei progetti più storti dell’attuale panorama musicale globalizzato.
L’Autre Cap è l’ennesimo album di una carriera più che decennale, e raduna ventisette episodi stralunati, perlopiù sotto i tre minuti (eccettuata l’interminabile filastrocca-ballad Moving Without Ark, di nove). Si tratta di canzoncine semplici e in fondo pop, di ispirazione beat, o psichedelica, o comunque tardo sixties anglosassone, suonate con l’ organico di chitarra, una sorta di big band su cui emerge appunto l’ euphonium, e una batteria scassata.
Il nocciolo però sta nell’esecuzione, clamorosamente sgangherata, che dà l’idea di un gruppetto di ragazzotti entusiasti e pasticcioni alle prese con la registrazione molto lo-fi di una delle prime session in sala prove. La voce è stonata (con eccessi quasi esilaranti in First Love e Kamamura), i pezzi talvolta si interrompono dopo pochi accordi per poi ricominciare (Suspended Season e Sal & Zur), la chitarra si arrampica in strumentali assurdi e mal eseguiti (formidabile l’infinita progressione fino alle note più acute in Shiogamori) e i fiati improvvisano estemporaneamente facendo pensare a free jazz ed atonalità (quando invece si tratta di gioco puro e casinista, come in Different Daylight, Sheep Are Seeing Me e Dove).
Il bello è che, appurato con chi sta avendo a che fare, il disco si ascolta con leggerezza e lo si scopre pieno di piccole piacevoli invenzioni, di abbozzi di canzone, di trovatine melodiche e di stranezze verbali. Amano Syd Barrett e i Red Crayola, ma sanno di Beatles, o perlomeno di quelli che avrebbero dovuto essere dei loro cuginetti incapaci.
Dilettantismo esasperato e naiveté sfrenata. Fedele a questa cifra stilistica mister Kudo afferma: “gli errori dominano le nostre composizioni, che sono imperfette come lo è la vita”.
Parole da saggio e arte da bambino. Inimitabile.
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