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7/10

Davide Matrisciano

Il profumo dei Fiori Secchi

Napoletano, classe ’85, Davide Matrisciano è alla sua seconda prova sulla lunga distanza. Dopo l’elettronica pura, tra IDM e ambient, di “Traffico di pulsazioni”, si ripresenta quest’anno con “Il profumo dei fiori secchi”, un disco elettropopolare cantautorale. L’impronta del suono è simile agli esordi ma il risultato è notevolmente diverso, sarà per la preminenza della dimensione testuale, sarà per la raggiunta maturità, sarà perché questo disco è praticamente un oceano di collaborazioni e featuring, tutti assolutamente di notevole rilievo. Premettiamo che l’intera costruzione de “Il profumo dei fiori secchi” è fortemente influenzata dall’universo di Franco Battiato e dal synth pop italiano in genere.

In “Al di là degli ombrelli” (con Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale al synth), “Corrente elettrica e papaveri” e “Armonia irreversibile” (con Marco Bachi della Bandabardò al basso) il tipico vocabolario battiatiano è preso in prestito in formule quali: «Una cupola spermatozoica / riposa in pace / con monotonia. / Al di là del male virale / c’è un bene immenso / che si prostra e decade»; oppure: «Occhi affetti da mixomatosi / fanno collidere totalmente i miei sensi»; od infine: «Le mie pareti psicologiche / son svanite tra le mie mani, / l’entropia universale / è un’armonia irreversibile». L’impianto musicale è perlopiù scheletrico ma evolve continuamente in giochi elettronici, svolte rockeggianti, ripartenze elettroniche, lunghi silenzi e cantilene, con una voce recitante di laibachiana memoria.

Uno dei brani più convincenti dell’intero LP è certamente “Legni bruciati”, che vede la collaborazione di Massimo Ghiacci, storico bassista dei Modena City Ramblers. Il pezzo è inizialmente sintetico, per diventare pian piano una ballata bucolica. In “Esternazione delle ombre”, un pezzo in stile Max Gazzè, c’è il featuring con Cesare Malfatti dei La Crus; linee di sintetizzatore e un’irreprensibile melodia rendono questo pezzo perfetto per la diffusione radiofonica. Nello stesso solco stanno “Guarda su”, che vede la collaborazione di Mattia Boschi dei Marta Sui Tubi (violino), e “Le favole dello spavento”.

Matrisciano si cinge d’alloro per farsi ancor più poeta in “Ho camminato su un aquilone”, una canzone che i fiati di Sauro Lanzi (flauto e tromba) della Casa Del Vento rendono squisitamente nu jazz. Di quest’influsso jazzistico ne risente sia la composizione musicale che la scrittura: «Mi sollevo e m’impenno, / mi ricavo un quadrato / rendendo omaggio al mio respiro, / mi libero dalle lacrime / di gioia». Paolo Polcari, tastierista degli Almamegretta, trasforma la successiva “In aria per sempre” in un pezzo eccezionalmente coinvolgente: le solite pause di Matrisciano vengono qui spezzate da un pianoforte di sensibilissimo tocco.

Il rock prende il sopravvento in “Nero arcobaleno”, col graffio di Andrea Braido (storico collaboratore di Vasco nell’altrettanto storico tour del 1990), in “Soli tra i fiori”, ancor più hard per via del featuring con Nicola Manzian (alias Bologna Violenta) e in “Prato al terzo piano”, una traccia colma di sfaccettature e colorazioni diverse, con Davide Arneodo, eccellente polistrumentista dei Marlene Kuntz, al violino e Saro Cosentino (collaboratore di Battiato) alla chitarra.

“Il profumo dei fiori secchi” va inesorabilmente a chiudersi nella fioca luce di “Ricordi occulti (frammenti di memoria futura distorti)” (con Cristiano Lo Mele dei Perturbazióne alle chitarre), nella velocità metropolitana di “Sistema venoso” (con Massimo Jovine dei 99 Posse al basso) ed infine nella magnificenza totalizzante di “Quel camino emette sinfonie” (col maestro Carlo Boccadoro alla celesta), un brano che vale come sineddoche per l’intero disco: il mondo non sta nel visibile quotidiano, bensì nelle sparute visioni che si schiudono ai folli, agli innocenti, ai coscienti.

Ma di cosa parla realmente Davide Matrisciano ne “Il profumo dei fiori secchi”? Di noia, di odori, di bugie, di bellezza, di intese, di tenebre, di spirito. Questo disco è più importante di quel che sembra e l’autore va tenuto sotto stretta osservazione, perché c’è la possibilità concreta che a breve dovremo gridare al miracolo.

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