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R Recensione

7/10

Verlaine

Rivoluzioni A Pochissimi Passi Dal Centro

È che spesso, al primo ascolto, mi sbaglio.

E poi, sinceramente, il fatto che una band all’esordio discografico possa permettersi una produzione coi fiocchi targata Perturbazione (Gigi Giancursi e Cristiano Lo Mele), il canto di Tommaso Cerasuolo (sempre Perturbazione) e dell’indimenticata Lalli, voce dei mitici Franti, se da un lato mi fa esultare, dall’altro mi puzza di raccomandazione. È un grave limite, la superficialità. Una passata distratta in cuffia, la lettura di un articolo del Tgcom (!) che parla di loro, e i Verlaine son già bollati: tedio, amore, lacrimucce e noia.

Se invece avessi terminato di leggere quell’articolo, avrei notato la firma di una giornalista che stimo moltissimo, se avessi ascoltato ciascuna sfumatura di colore di questo fragilissimo album non mi sarei perso la malinconia di certi tramonti di fine estate, fossi stato sensibile e predisposto alla poesia semplice delle immagini scaturite dalla penna di Daniele Rangone (testi, chitarra e voce), avrei avvertito al ventre un esile crampo di malinconia.

Perché Rivoluzioni A Pochissimi Passi Dal Centro è un album che mi ha emozionato a piccoli passi timidi, instilllandosi furtivo nelle pieghe delle circostanze. Schivo come si presenta, quasi privato nella mestizia lieve del suo incedere, sembra un uomo intento a scavare, nel muro della sua camera illuminata di neon, tante piccole finestrelle da cui lasciar entrare un po’ di vita altrui, e lasciarne uscire un po’ di propria.

Le storie dei Verlaine sono costruite attorno a quelle microscopiche sensazioni che non vale la pena raccontare, eppure sono là, invisibili perchè sotto gli occhi di tutti, dissolte in un bicchiere di troppo, in un bar del centro, su un treno alla stazione, nello sfioramento dei corpi in una strada affollata. Sono storie d’amore di uomini e donne qualsiasi, proteste che non saranno ascoltate, lacrime che non verranno consolate, e nemmeno compatite.

I Verlaine sono, oltre al già citato Daniele, Alberto Chiodin (batteria e loop), Giorgio Codias (chitarra e ukulele), Maurizio Arnone (basso) e Andrea Di Salvo (viola e tastiera), e la loro musica galleggia su un cantautorato tiepido e obliquo, stiracchiandosi con le scarpe a Torino e la testa nella vicina Francia, come si intuisce dalla loro ragione sociale e dalle numerose citazioni di città e artisti d’oltralpe.

Otto brani imbevuti di alcol, se è vero che l’arte sacra del bere metropolitano è contemplata in praticamente tutti i pezzi, dal lirismo della vagamente baustelliana Da Giugno A Maggio al vociare della nostalgica Un Pugile Di Roma, presa per mano dal magnifico trombone di Enrico Allavena (Bluebeaters), che accompagna anche il suggestivo inno finale di Tom Waits#2.

Il loop di batteria, un’electro calda dai lineamenti umani, gli arpeggi di chitarra, la sovrapposizione di voci, sono il liquido amniotico in cui i neonati (mica tanto: anni di gavetta, concerti, autoproduzioni, e la partecipazione alla colonna sonora di A/R di Marco Ponti alle spalle) torinesi immergono la loro poetica, mai gratuita né eccessiva, anzi costantemente misurata, in equilibrio tra profondità d’animo e disincanto d’occhi. Frédéric Beigbeder, scrittore (ovviamente) francese del paradossale L’amore dura tre anni, è l’ispirazione per l’avvolgente Quasi3, l’accoppiata iniziale Musica Islandese e Ti Ho Già Detto Il Mio Nome, destinate a restare, sono icone autentiche, manifesti a metà tra eleganza e squilibrio (la seconda cantata insieme a Lalli che ha un’obliquità e una sfumatura del canto che squarcia le viscere), Nîmes ricorda, non a caso, i Perturbazione di Canzoni Allo Specchio. Il più bel miracolo del disco è Dipendente Pubblico, la marcetta della viola, un’apertura di chitarra, Le Luci Della Centrale Elettrica che si abbassano un momento ad inquadrare l’uomo, escludendo la metropoli.

Se un limite dovessi trovare, a quest’orchestrina scalcinata ad assetto variabile, starebbe nella voce di Rangone, che non avendo eccezionale estensione in alcune fasi mostra la corda, ma che personalmente trovo appropriata al contesto. In effetti, dopo alcuni ascolti, era coperta totalmente dalla mia, di voce, perché questo disco ti tende la mano e ti invita a cantare, asciugandoti le labbra, con la gola riarsa e un dolcissimo singhiozzo di vino. Una minuscola pepita, da custodire con gelosia.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 9 voti.

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fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 10:00 del 19 maggio 2010 ha scritto:

La produzione e gli ospiti illustri hanno aggiunto qualcosa in più, ma loro erano bravi già prima. Un disco fatto con il cuore oltre l'ostacolo, ricco di dettagli semplici quanto deliziosi. "Ti ho già detto il mio nome" e "Dipendente pubblico" sono - rispettivamente - il groppo in gola e il sorriso malinconico di un dischetto emozionante dalla prima all'ultima nota. Anche per me (che li conosco da un pezzo) l'ascolto di questo pugno di canzoni è stato una vera sorpresa ("Che imbarazzo, non me lo aspettavo..."). Se dovessero passare dalle vostre parti, andate assolutamente a vederli dal vivo (le cazzate di Rangone tra un pezzo e l'altro valgono da sole il prezzo del biglietto). Superlativo anche Doctor Mengoli, non avrei proprio saputo fare di meglio. Poi mi si dirà che parlo (e voto) in pieno conflitto di interesse. Vorrà dire che mi candiderò alle prossime elezioni.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 10:16 del 19 maggio 2010 ha scritto:

conflitto d'interessi + a pochissimi passi dal

centro di Torino + Giorgio Codias + ukulele = eheh

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 22:17 del 29 giugno 2010 ha scritto:

Bravi ragazzi! Disco breve ma centratissimo, dice poche cose ma lo fa bene. Splendida la chiusura di "Tom Waits #2" e belli anche quei momenti in cui il fantasma di Vasco Brondi mi sembra più presente degli altri. L'unica traccia che trovo dispensabile è "Quasi3": una sciocchezza, a ben guardare. Nota di merito per i testi!

george alle 11:40 del 12 luglio 2010 ha scritto:

ovviamente non voto!!

...si sono il fratello di fabio...

quello che tiene lo stere a volumi da "contraerea irakena!!!

molti di voi l'avevano capito da tempo!!

bè, che dire: grazie a tutti!!!

giorgio

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 19:43 del 12 luglio 2010 ha scritto:

Io non li conoscevo, ma si chiamano Verlaine, mi citano Truffaut e parlano di colli esistenziali. Già li adoro... Le premesse per il mio prossimo effimero e caduco innamoramento ci sono tutte...

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 15:26 del 9 settembre 2010 ha scritto:

Sabato 11 Settembre ore 21.30 alla Spiaggia Sabbioni di Riva del Garda, The Record's + Verlaine live. Scusate lo spam.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 17:43 del 13 settembre 2010 ha scritto:

E un originale magari a prezzo di favore e con

dedica (eheh) non si può avere George?

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 8:30 del 22 settembre 2010 ha scritto:

A parte Quasi 3 e Un pugile a Roma, che non mi

piacciono, questo mini album "merita di più di un colpo di pistola" e, come dice Daniele, Dipendente

pubblico è proprio una bella canzone (musica italiana, ma di qualità).

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 10:48 del 22 settembre 2010 ha scritto:

RE:

Azzo, benedetti da REBBY! Ormai è fatta!

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 21:48 del primo ottobre 2010 ha scritto:

Finalmente ce l'ho fatta ad ascoltarlo. Bello, ma proprio bello. L'ho ascoltato tre volte di seguito. Scorre che è una meraviglia...

Io ci sento anche i Non voglio che clara (soprattutta in una traccia come Tom Waits) e soprattutto gli En Roco (quelli di quel gioiellino che è "prima di volare via").

Canzoni preferite: Musica islandese, Ti ho già detto il mio nome, Nimes e Tom Waits. Davvero una bella scoperta! Poi io in queste melodie ci sguazzo proprio

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 22:05 del primo ottobre 2010 ha scritto:

arrangiamenti ricercati, un approccio "chamber pop" elegantissimo, testi di classe. mica roba da poco. un bel disco, concordo con Daniele, viaggia (e resta)che è un piacere. spiccano "musica islandese", "tom waits" e "ti ho già detto il mio nome"; quest'ultima, entra dritta dritta nella mia playlist italiana di quest'anno. George, il discorso di Rebby vale anche per me!

bigelisa (ha votato 9 questo disco) alle 23:47 del 6 ottobre 2010 ha scritto:

"ehi di là la caffettiera brontolaaa, vai tuuu!"

no troppo impegnato ad accordar la chitarra.."spengo iooo".

le giornate iniziavano sempre con una colonna sonora diversa ma ciò che era importante, se giorni di prove con i verlaine,provare e riprovare e suonare e cantare evvia per tutto il dì nella mente.."però simona dice che..." (il mio pezzo) e c'era affetto e stima per chi riesce e crede in questa comunicazione, io ne godo. belli, fascinosi, simpatici, con un pizzico di malinconica ironia, da intenditori direi,di chi la città la vive, ci si confronta e con in tasca l'agenda "programmasbornie" la s-drammatizza, quest'album? come piccola castagna da tener in tasca (odio i gioielli!) quest'album?...da custodir tirar fuori ed ascoltar come rimedio(non per il raffreddore...)

nessuna sorpresa. intuivo che erano bravi perchè da romantica bevitrice mi trascinavano anzi mi trascinano: dalla chitarra alla viola...evvai passando da chiodo eeee Bravi!

si sono troppo fan.

Mestyna (ha votato 9 questo disco) alle 0:24 del 17 ottobre 2010 ha scritto:

il problema per me sorge quando un cd di musica italiana non lo riesco più a sentire in streaming. e poi lo cerco ovunque e non lo trovo. ma i verlaine sono stati speciali, appena sono impazzita me l'hanno spedito a casa.

"da giugno a maggio" è la mia preferita. ma non riesco a mollare il cd, in generale.

non vedo l'ora di vederli in concerto!