Lo Stato Sociale
Turisti della Democrazia
C'è un filo rosso (in tutti i sensi) che lega i casi musicali de Lo Stato Sociale ad altre realtà indie di successo come Le Luci della Centrale Elettrica, Ministri e I Cani. Denigrati e disprezzati da più parti dello stesso popolo alternativo (specie quello più elitario, cioè dalla critica musicale) questi quattro gruppi hanno però successo perchè riescono a rappresentare i sentimenti, le ansie e soprattutto i modi d'essere di tanta parte della gioventù italica che rifiuta di omologarsi alla società odierna, vissuta in maniera straniante e dilaniante (vedi Mi sono rotto il cazzo, che poi è lo stesso leitmotiv di Noi fuori dei Ministri).
Questo autoisolamento sociale-culturale di gruppo si pone in continuità con certi filoni passati della controcultura e della canzone di protesta, ma vi riesce solo in parte, e forse non ha neanche tanto desiderio di portare fino in fondo questo processo di identitarismo. L'adesione al circuito indie, con tutto quel che ciò vuol significare in termini di adesione sottoculturale, è palese (così come per I Cani d'altronde), e giunge a felici esiti di autoironia (Sono così indie), anche se riduce il bacino di ascolto a settori sociali minoritari in buona misura capaci di estraniarsi criticamente dai circuiti dell'industria culturale.
Quello che però rende così simili Lo Stato Sociale agli altri gruppi sopra citati è l'incapacità di incanalare la protesta e la rabbia in qualcosa di politicamente costruttivo (me ne vado chissà dove / a cercare lo stesso benessere / in un luogo dove non siano richieste tessere da Cromosomi). Ne consegue che al di là di qualche sfogo più o meno retorico e rivendicativo di un'appartenenza sinistroide (va bene lo ammetto odio il capitalismo sempre da Cromosomi, che ricalca un po' il tenue antifascismo evocato con sprezzo da I Cani ne I pariolini di 18 anni), ogni riferimento rimasto è quello ad un'appartenenza passata, pensata con nostalgia e un po' di rancore (Il partito negli ultimi ventanni è andato a puttane da Ladro di cuori col bruco) ma senza che ciò sia capace di suscitare un compito individuale di qualche tipo (come invece ad esempio è rimasto nella memorialistica di lotta degli Offlaga Disco Pax che pezzi come Piccola storia ultras ce li hanno nel sangue).
La conseguenza, figlia (inconsapevolmente?) del famoso berlusconismo (che fa molto rima con individualismo e capitalismo...) esploso negli anni '80, è il classico rifugio nel privato e nel travagliato campo del sentimentale (Amore ai tempi dell'Ikea, che rimanda fin dal titolo a L'amore al tempo dei licenziamenti dei metalmeccanici di Le Luci della Centrale Elettrica), in cui prevalgono disimpegno (Vado al mare), divertissement sociologici (Quello che le donne dicono), tanto sdegno e rancore travolgente (e un po' aristocratico, diciamocelo), voglia di ballare e divertirsi, e anche un po' di riuscite immagini poetiche sparse qua e là.
In definitiva il vero dato che caratterizza Turisti della Democrazia è il fiume di parole che invade in maniera straripante l'aria musicale, mettendo in secondo piano basi musicali dagli spunti ridotti e limitati che fanno ampio ricorso all'effettistica digitale (siamo un po' sulla scia de I Cani in quanto a ritmo, stile e genere). Sono quindi le liriche, per quanto bistrattabili e attaccabili in più punti, ad essere il vero motivo di interesse e di successo del gruppo di questi compagni discotecari. Sentenziano, sbraitano, giocano, sparano una buona dose di cazzate, ogni tanto fanno i seri, ricordano eventi e personaggi importanti (Federico Aldrovandi e Carlo Giuliani... in Abbiamo vinto la guerra), divertono, riflettono, in maniera amara e sguaiata, con una densità verbosa e geniale che negli ultimi anni è stata raggiunta solo dagli Uochi Toki.
Il giudizio definitivo è quindi positivo, nonostante tutte le riserve (musicali prima di tutto, oltre che testuali e contenutistiche). Perchè di gruppi esordienti come Lo Stato Sociale in questo paese ce n'è davvero un gran bisogno, nonostante tutto. Sperando che crescano, non si svendano, maturino, e sappiano diventare un punto di riferimento musicale per quei tanti giovani che oltre a constatare la degradazione del mondo circostante lavorano ogni giorno per costruirne uno migliore.
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