Franco Battiato
Pollution
«Pianeta Terra: le nuove metamorfosi, frontiere della mente. Ami, se mancherà. [Ahlam, se punk era]». Queste sono le uniche criptiche parole, invertite, tradotte e decifrate, che si riescono ad estrarre dal brano centrale Areknames, uno dei più strampalati esempi di visionarietà battiatiana contenuti in Pollution: gesto sonoro in sette atti, il secondo LP della sua lunga discografia, eccentricamente focalizzato sullinquinamento e dunque dedicato al Centro Internazionale Studi Magnetici. Allinterno del booklet Battiato riporta lavviso del suddetto CISM di Imola riguardante un folle piano: in data da destinarsi 18.000 persone si spargeranno su tutto il suolo italiano e con apparecchiature magnetiche eseguiranno concordemente fra di loro lesperimento di bloccare per 24 ore tutti i veicoli a motore a scoppio e diesel circolanti in Italia. Questo esperimento aveva lobiettivo di far conoscere, riflettere e far prendere in considerazione il principio del ritmo magnetico Sole-Terra, e poter così deviare lumanità dalla catastrofe.
Insomma, Pollution è un disco sul 2000, sul millennio che sarebbe presto arrivato e, con esso, la tanto paventata distruzione umana. Non a caso si parte da Il silenzio del rumore, sulle note del valzer di Strauss, per entrare subito nel vivo del discorso musicale, decisamente più rock e meno elettronico che nel precedente Fetus. Unesplosione in data 31/12/1999 spiana la strada ad Areknames, il brano surreale di cui abbiamo parlato in apertura.
Il rock progressivo che Battiato decide di mettere in campo è principalmente melodico, con sferzanti filtraggi di VCS2 su pianoforte, chitarra (anche quella a dodici corde) e basso. Il brano successivo, mitologico anchesso, è Beta, seconda lettera dellalfabeto greco molto utilizzata in fisica, fonetica, matematica, informatica e finanza, una parola che proviene dal fenicio beth e che significa casa. Inizialmente il brano è un divertissement elettronico nel quale Battiato gioca con i fattori e le frequenze; pian piano però tutto si trasforma in unangelica nenia tra vocalizzi femminili e lacrime di piano, con basso a batteria ad accompagnare e intervallare questo lungo corteggiamento di onde sonore. È proprio in Beta che erompe tutta la mistica futura dellartista siciliano: «Dentro di me vivono la mia identica vita dei microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io a quale corpo appartengo?».
Seppur con tonalità più acide, è altrettanto dolce lincipit di Plancton, esperimento sottomarino di vita artificiale in cui larista si immagina dentro ad un banco di krill, unità vitale per il funzionamento globale del sistema Terra. Giungiamo quindi alla title-track, una suite progressiva nella quale Franco Battiato si improvvisa studioso di fluidodinamica per cantare la formula fisica della portata: «La portata di un condotto / è il volume liquido / che passa in una sua sezione / nell'unità di tempo / e si ottiene moltiplicando / la sezione perpendicolare / per la velocità che avrai del liquido. / A regime permanente / la portata è costante / attraverso una sezione del condotto». Dopo mezzora Pollution va a concludersi nella meravigliosa coda di Ti sei mai chiesto quale funzione hai?, unavanguardistica composizione di sovraincisioni elettroniche e pianti umanoidi.
In Pollution non cè la spiazzante carica rivoluzionaria degli esordi ma è scritto e registrato in maniera più matura del suo predecessore. Arrivato dopo il singolo La convenzione in cui lautore ripostese aveva già denunciato le nevrastenie del progresso alle porte del 2000, è solo qui che il pensiero battiatiano sullunità del mondo comincia a diventare più chiaro e diafano: seppur venata di ecologismo, la filosofia di Battiato, da Pollution in poi, diventerà qualcosa di assolutamente indivisibile dalle partiture. E, mentre il progressive esplode e fa il suo corso, Battiato decide ancora una volta di cambiar strada tanto che, accantonandolo, licenzierà lanno successivo quello che alcuni considerano il suo capolavoro: Sulle corde di Aries.
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