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R Recensione

7/10

A Silent Noise

Airwalking

Dietro il progetto A Silent Noise c’è Libero Volpe, il quale, dopo aver trascorso diverse nottate in studio, ha dato alle stampe questo CD dallo speziato sapore retró. Non a caso, tra le sue influenze, cita Tangerine Dream, Vangelis, Ultravox, Klaus Schulze, Jean Michel Jarre e Mike Oldfield, tutti mostri sacri dell’elettronica pop anni ’70. “Airwalking” si presenta essenziale nelle sue strutture: linee sintetiche di pad con accompagnamenti ritmici quasi fissi a loro volta umanizzati dall’uso mirabile del pianoforte. Si potrebbe depositare questo disco nello scatolone della musica cosmica del nuovo millennio, per la delicatezza del tocco elettronico e per le atmosfere di pace interiore che Volpe tenta di intrecciare. Più che uno sguardo sul futuro, direi che è una capatina nel passato prossimo. Assieme all’autore, nell’album troviamo anche altri musicisti, come Gianmarco Bellumori, Thomas Fuchs, Antonio Mauro, Simona Ferrucci e Maryla.

L’ascolto si preannuncia rilassante ed infatti “Night Rain” ricorda il Ludovico Einaudi di “Divenire” mentre la successiva “A Day In The Land Of Wind” fa venire alla mente le sonorità stellari dei Cluster; se “On The Wing” è perlopiù new wave (non a caso è stata scelta come brano da traino), “Imaginary Landscape” si riallaccia idealmente al linguaggio ambientale di Brian Eno, Michael Brook e Harold Budd. I due temi gemelli del “Kosmischer Flug” non tradiscono il titolo e gettano l’ascoltatore in un canyon di frequenze dilatate e riverberi vocali, in un volo controllato e sicuro che lascia la mente libera di spaziare nell’etere. La saturazione sonora operata da A Silent Noise funziona, nel senso che l’alternanza di momenti languidi ad episodi estenuanti (grazie soprattutto all’espediente delle chitarre in overdub) costringe l’ascoltatore a testare la propria sensibilità. Credo che l’obiettivo finale di A Silent Noise sia proprio questo: creare nel fruitore un sesto senso di empatia verso il suono, unità primordiale delle comunità umane, prima fonte di immaginazione e territorio non del tutto esplorato della comunicazione subconscia. Fin qui “Airwalking” è modernariato sonoro di pregiata fattura.

Con “I Luoghi Del Ricordo” si torna alla lezione di pianoforte impartitaci al primo play, qui ancor più romantica e forse triste, quasi grondante lacrime; in “Antarctic Sunrise” arriviamo invece ad un discorso eminentemente sperimentale, dove l’idea classica di melodia viene invasa da germi computerizzati cosicché il brano sembra più un frammento di musica spettrale di Tristan Murail che non un normale interludio. L’elemento new wave torna a galla con “Sola Luce”, almeno nella sua struttura ritmica, mentre tutte le funzioni di assolo e di linea melodica, così come i passaggi di riff vengono demandati alla chitarra della succitata Simona Ferrucci. Ancora musica-colore con “Deep Blue” e giù impercettibili sfumature sonore che rendono piena di frequenze la stanza in cui si alloggia; d’altronde, ad un ascolto più approfondito e razionale si può comprendere la fatica che l’artista ha dovuto affrontare per sequenziare questi elementi di “non musica” con le tessiture chitarristiche. A fine disco troviamo la versione radiofonica di “On The Wing” ed una rilettura più concitata di “Sola Luce”.

Gli occhi non servono per ascoltare “Airwalking”, dunque sarebbe bene tenerli serrati per tutta la durata del viaggio: solo così è possibile immergersi nella vorticosa magia del suono, tale perché cangiante al mutare degli umori, degli ambienti e delle sensazioni.

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