Le Maschere di Clara
L'alveare
Le Maschere Di Clara vengono da Verona e sono Lorenzo Masotto (voce, basso e pianoforte), Laura Masotto (voce e violino elettrico) e Bruce Turri (voce e batteria), tutti appassionati di rock con studi classici alle spalle. Son tornati questanno (dopo Anamorfosi del 2011) con un disco in formato vinilico pieno di buone intenzioni, perlopiù mantenute nei fatti. Quel che a primo acchito può sembrare lennesimo disco di pop underground si rivela un intricato coacervo di distorsioni rock e fantasie prog, di poetiche citazioni e storie emozionanti. La band si descrive postclassica, volendosi forse slacciare dal classicismo accademico e ponendosi al contempo in un frangente successivo al neoclassicismo, termine che, almeno in musica, fa pensare al rock progressivo o alla jazz fusion. È innegabile che la natura del sound de Le Maschere Di Clara sia assimilabile a buona parte dellepopea progressive italiana degli anni Settanta, con echi più o meno incisivi di band come Cervello, Picchio Dal Pozzo, Cherry Five, Dalton, Semiramis e Museo Rosenbach.
LAlveare comincia dunque con Rasoi Di Seta, dedicata alla Merini, la poetessa della diversità e delle lacrime: il brano si presenta musicalmente pieno, con il pianoforte che sempre più cede spazio allirruenza del violino e del violoncello; a livello autorale è chiaro lintento esistenziale del pezzo nei versi: «Se sento colpa, / illusa acerba lacrima / muore placida. / Si dissolverà / così profonda, / calma come laria». La seconda traccia, scelta per il lancio del disco, è A Sé Stesso, dedicata a Leopardi, limmenso cantore del nulla che lascia spazio alla speranza, un nichilista ante litteram: il brano, coinvolgente, fa persino uso del quartetto darchi, classico per antonomasia, ma ne sporca la purezza con distorsioni rock di notevole impatto. È la volta di Forse Il Cuore, dedicata a Quasimodo, il poeta classico ed ermetico ad un tempo: un brano muscoloso e arrabbiato che nel testo ricorda il miglior Endrigo. Il Fu Mattia Pascal è ovviamente ispirata allo scrittore filosofo Pirandello, un brano postclassico che prende spunto dal Quintetto in mi bemolle maggiore (1842) di Schumann per approdare ad una forma-canzone tipicamente prog.
Il lato A del disco termina con Se questo è un uomo, chiaramente ispirata a Levi, il sottile narratore dellolocausto che mai superò il trauma di quella disumanità: il brano è quasi math-rock e si divide tra spoken word e coro, producendo una lucida riflessione sullintimo buio dellessere umano; lomaggio musicale è qui allaria Lascia chio pianga, tratta dal Rinaldo (1771) di Händel. Il lato B comincia invece sulle note di Satura, dedicata a Montale, un altro grande poeta dellemarginazione e della solitudine: la canzone della band veronese è però un omaggio al balletto Romeo e Giulietta (1935-36) di Prokofev. Arriva il Notturno dedicato a DAnnunzio, il vate del piacere e dellaudacia, in un componimento docile e romantico, comunque bellissimo. Dedicata al geniale Calvino è invece Collezione Di Sabbia, un brano ispirato al Jarre di Lawrence dArabia (1962). Chiude il disco la lunga Fatti non foste a viver come bruti, citazione dantesca in cui è possibile sentire laffascinante Gassman che declama i versi più belli dellitalico genio.
Le Maschere Di Clara hanno saputo carpire dallimmensa fucina della cultura italiana i concetti più importanti e profondi, così come sono riusciti a coltivare un fiorellino tra le macerie del classicismo musicale europeo. In bilico tra rock alternativo e progressivo, il progetto LMDC è davvero interessante ma cè da fare ancora un po di strada da percorrere per perfezionarne il lato canoro. Un disco comunque prezioso.
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