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R Recensione

8/10

Le Luci Della Centrale Elettrica

Canzoni Da Spiaggia Deturpata

È bello sapere che ogni tanto ci si prende. E soprattutto è anche bello sapere di essere stati tra quelli che per primi si sono accorti del fenomeno Le Luci Della Centrale Elettrica e del suo demo omonimo che infiammò il panorama musicale italiano del 2007. Oggi esce il primo disco ufficiale del cantautore ferrarese ed è davvero un piacere sentire il successo che riceve un po’ ovunque. Un po’ perché si continua a credere in quello che Vasco Brondi racconta nelle sue canzoni, un po’ perché musicalmente lo si continua a ritenere una delle migliori cose uscite in Italia in questo decennio.

È un peccato però constatare che il livello qualitativo tra demo e LP ufficiale si sia decisamente abbassato, fatto da ricondurre alla produzione di Giorgio Canali (che sembra aver preso sotto la sua ala il giovane) e a una serie di scelte discutibili nella consistente modifica della tracklist e della struttura stessa delle canzoni “vecchie”.

Ma andiamo con ordine: la musica innanzitutto. Sullo stile del giovane ci si è sprecati negli accostamenti: ci sta il paragone stilistico-vocale con una certa fetta importante del cantautorato italiano, a partire da Rino Gaetano passando per quel che di buono hanno fatto Vasco Rossi e Luca Carboni. Ci sta anche di ricordare i CCCP e quel rock politico nostrano che affonda le sue radici molto lontano e che ancora oggi trova esponenti illustri quali Offlaga Disco Pax, Fuzz Orchestra e lo stesso Giorgio Canali. Qui interessa però mettere in risalto i profondi cambiamenti che sono sopravvenuti in pochissimo tempo tra questo LP e il demo d’esordio.

Quest’ultimo era uno spledido mix tra un songwriting quasi folk e un noise rock tanto primordiale e potente quanto casereccio e grezzo (fattori questi ultimi non certo negativi ma genuini). La chitarra era secca, leggera ma incisiva nel suo accompagnamento a linee melodiche vocali aggressive, desolate ed evocative. In “Canzoni da spiaggia deturpata” si cambia molto: la chitarra è più curata, i suoni meno scarni, si sente nitidamente l’influenza e l’intervento diretto di Canali (“Per Combattere L’Acne”, “Fare I Camerieri”, “Nei Garage A Milano Nord”) e in generale si coglie la volontà di riempire ogni vuoto e silenzio con una produzione raffinata e puntigliosa. Tra i brani nuovi spicca come esempio di questa nuova “scrittura” “Sere Feriali”, la cui atmosfera plumbea un po’ noir potrebbe essere benissimo frutto di un Cesare Basile particolarmente incazzoso. Ma anche un pezzo come “La Lotta Armata Al Bar” testimonia come al di là dell’asse portante della chitarra ritmica le escursioni sonore siano molto varie.

Inevitabile per chi ha amato il primo Le Luci Della Centrale Elettrica si pone il quesito: meglio prima o ora? La risposta è pressochè obbligata purtroppo: basta ascoltare le due versioni di “Nei Garage A Milano Nord” per capire la differenza emotiva prima ancora che qualitativa di certe scelte stilistiche: il brano più incisivo del demo catturava e colpiva al cuore con un urlo straziante e indelebile, incastonato al termine di una progressione ritmica e poetica impetuosa. La nuova versione in confronto appare sfigurata: al di là delle modifiche al testo discutibili viene a mancare l’aggressività e l’incisività, sia a livello vocale che ritmico. I ritornelli appaiono sfibrati e la stessa atmosfera generale appare meno rabbiosa e più cupa. Un’impressione questa che sembra permeare l’intero disco, con conseguenze purtroppo spesso negative.

Se però prendiamo “Canzoni Da Spiaggia Deturpata” come un disco d’esordio a sé, svincolato dall’ingombrante demo che lo ha preceduto, si può comunque gridare al mezzo miracolo. La vera forza dell’autore sta nella sua maestria lirica di costruire piccoli ma geniali bozzetti (chi non ha riso all’immagine dei “bambini mangiati dai democristiani”?) che spaziano dalla critica socio-politica (“saremo i vostri migliori fornitori di mine” riferito agli Usa che vorrebbero bombardare l’Iran) alla constatazione di un degrado morale generale, rispecchiabile a sua volta in un panorama ambientale desolante in cui la massima bellezza diventa un quadro fatto di “luci della centrale elettrica”, “colori delle ciminiere”, “macchine parcheggiate male” e “cantieri delle case popolari”, tanto da far esplodere un grido: “trasformiamo questa città in un’altra cazzo di città!”, nella speranza che “tornino a tornare a ridere le nostre madonne bulimiche” (“Piromani”).

La sofferenza che riempie ogni nota è però dovuta alla consapevolezza di una società ormai ideologicamente spenta e frivola: “crollano i poster” e “le piazze sono vuote e mute”, abbandonate a sé stesse da un “esercito del Sert” da cui cercano di sfuggire pochi individui che si rifugiano in flebili speranze utopistiche (“voglio solo futuri inverosimili”) o in sterili e desolanti discussioni (“andiamo a fare la lotta armata al bar”). In mezzo a tutto ciò trionfa un elenco impietoso di immagini maliconiche e tragiche: ne sono piene brani come “Produzioni Seriali Di Cieli Stellati” e “Stagnola” e si tocca forse il culmine quando in “Fare I Camerieri” Brondi ripete ossessivamente che “mentre parecchi facevano l’università alcuni si impiccavano in garage”.

Se non ci sono più speranze neanche nella classe politica (“sarà la prima volta che non andrò a votare, sarà la prima volta che non andrò a puttane”) non resta che rifugiarsi nella nostalgia di un passato forse irripetibile: “I CCCP non ci sono più da un bel po’”, al loro posto “svetta l’enorme scritta Coop”. Tra la decina di canzoni del paniere svetta per lucidità, potenza sonora e lirica passionale il trittico “Piromani - “La Lotta Armata Al Bar - “La Gigantesca Scritta Coop”, tre manifesti ideali per la nuova generazione non assimilata di questo nuovo millennio.

E allora pazienza se le scelte di produzione non sono state forse così azzeccate. Pazienza perché parlare bene de Le Luci Della Centrale Elettrica diventa quasi un dovere civico e morale.

È chiaramente anche una scelta di parte, perché anche se è vero che è scomparso il “cielo berlusconiano” da “Nei Garage A Milano Nord” è anche vero che non tutti hanno voglia di apprezzare versi come “proteggimi dai lacrimogeni […] proteggimi le sopracciglia dai manganelli”.

E allora viene proprio da dire che “in questi cazzo di anni zero” racconteremo di esserci sfogati ascoltando le dolorose canzoni di Vasco Brondi su una spiaggia deturpata denigrando lo squallido presente e sperando in un futuro migliore. Potremo dire di avere avuto un bardo della nostra generazione. Noi, popolo di sinistra in via di estizione. Forse non è proprio una cosa critica e matura avere dei piccoli eroi, ma è terribilmente confortante.

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Voto degli utenti: 5,9/10 in media su 39 voti.

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target (ha votato 7 questo disco) alle 11:38 del 29 maggio 2008 ha scritto:

Altresì scritto

D'accordo con ogni tua singola parola. D'accordo che, a giudicare questo album svincolato dal demo, non si può non apprezzarne la scrittura incisiva. Voce di una generazione, davvero, con le sue visioni frammentate e i suoi accumuli di allucinazioni metropolitane (che non c'entrano con quelli di Napoli). Ci sono immagini che resteranno. D'accordo che, a giudicare questo album nel confronto con il demo, non si può non constatarne alcune ristrutturazioni scentrate: suoni troppo bamboleggiati, modifiche ai testi incomprensibili e assurda ricerca di annullare alcune delle rare melodie (ad esempio nella nuova "Stagnola", appiattita chissà perché). Paradigmatica "Nei garage a Milano nord": la nuova versione sta alla prima come Hugo a Diego Maradona. Auto-abbruttimento inspiegabile. Ha rifatto le tette alle canzoni, il Vasco ferrarese, ma forse ha esagerato con il silicone. Tutto sommato direi che solo la versione scorciata di "Lacrimogeni" può competere con l'originale. D'accordo con te nel giudicare "Sere feriali" (con "La lotta armata al bar") la cosa migliore, e più nuova, tra i pezzi inediti. Comunque, aria fresca (per quanto tossica: in "Per combattere l'acne" l'esercito è del SerT, non del surf!).

Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 13:46 del 29 maggio 2008 ha scritto:

Mi sa che sarò l'unica pecora nera qui dentro

e un po' mi dispiace, sinceramente. Il demo autoprodotto uscito l'anno scorso mi fece andare in bambola. Questo disco ufficiale no. Si è perduta la voce catramosa, la chitarra incazzata, i testi si sono fatti più lucidi ma meno al vetriolo. Le riletture di "La Gigantesca Scritta COOP" (unico appunto: la frase "sarà la prima volta che non andrò a votare, sarà la prima volta che non andrò a puttane" è una citazione letteraria!) e soprattutto di "Fare I Camerieri" sono delle cose inascoltabili, oscene. I pezzi nuovi, chi più, chi meno, sono tutti molto belli, ma quelli vecchi sono rifatti in maniera troppo pulita, precisina, perfettina. Più che sufficiente, ma l'anno scorso tirava ben altra aria.

loson (ha votato 3 questo disco) alle 14:40 del 29 maggio 2008 ha scritto:

Un disco imbarazzante. Brondi prende il peggio di Gaetano, il peggio dei CCCP e il peggio di se stesso e confeziona una collezione di canzoni senza capo nè coda, ove non è ravvisabile il minimo barlume di ricerca sonora. La produzione di Canali è orripilante, il suo chitarrismo piatto e ridondante. Brondi si limita ad arpeggiare due accordi alla cazzo, senza quasi avere idea di cosa significhi costruire un brano o utilizzare la "struttura libera" in modo davvero creativo. I testi poi vorrebbero essere artistici, ma sono pacchiani fino al midollo (si salvano soltanto frammenti sparsi, come quel "voglio solo futuri inverosimili" o altra robetta così). Se le speranze della musica italiana sono riposte nelle mani di questo tipo, Iddio (o chi per lui) ci salvi...

loson (ha votato 3 questo disco) alle 14:45 del 29 maggio 2008 ha scritto:

ah dimenticavo...

...la recensione è bella ed esauriente, Alessando, ma secondo me un disco così non merita tanto sbattimento...

target (ha votato 7 questo disco) alle 15:10 del 29 maggio 2008 ha scritto:

Quanta severità!

Temo che il confronto con il demo (a ragione ultralodato, e non solo qui su storia) stia nuocendo troppo a questo disco (a ragione in parte pizzicato, e non solo qui su storia). Ad esempio, Marco, quelle canzoni restano "inascoltabili e oscene" nel paragone con le versioni originali; in sé, direi, si mantengono comunque sopra il livello di ascoltabilità (certo, nel lettore mp3 e nei cd in macchina metteremo sempre l'altra versione: chiaro). Vadano le critiche sulle non-tecniche compositive, loson. Un po' esagerate quelle sull'ambito testuale, però. C'è qualche barocchismo, sì, ma ci sono spunti da neo-espressionismo visionario non da poco. Inciterei Vasco a tornare sulla retta via (lontano da Casali?), ma non lo manderei a puttane così su piedi.

loson (ha votato 3 questo disco) alle 16:53 del 29 maggio 2008 ha scritto:

RE: Quanta severità!

Ma guarda Target, più che barocchismi, nei testi ci vedo uggiosa prolissità appena redenta da qualche breve, istantanea folgorazione. Pensosità troppo ostentata e che spesso nasconde pressapochismo, arte declamatoria da saltimbanco. Che poi sui testi ci passerei anche sopra se la musica fosse buona, ma non lo è. Opinione personale, la mia, e che non ambisce certo a farsi omnicomprensiva.

Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 21:29 del 29 maggio 2008 ha scritto:

RE: Quanta severità!

Certo, Francesco. Noi due abbiamo sempre viaggiato sulla stessa linea d'onda ed è così anche stavolta Chiaro che comunque quei pezzi, presi a sè senza paragoni passati, sono più che dignitosi. E' il confronto con gli originali che fa sbriciolare la mascella. Aggiungo una nota a piè pagina che prima mi era sfuggita: ma quanto piatto è l'aspetto strumentale? Canali uccide, mio Dio. Comunque, Francesco, quando ripassi dalle mie parti dimmelo, che ci troviamo per due chiacchere

simone coacci (ha votato 6 questo disco) alle 16:54 del 29 maggio 2008 ha scritto:

Io da uno che si chiama Vasco, mi tengo lontano per principio. ah ah bravo, Simo, c'hai fatto ridere mo' vaff... . No a parte le stronzate: vista l'accesa discussione che s'è instaurata, appena lo disseppelisco dalla marea di Cd che devo ancora ascoltare, vi faccio sapere come la penso...

edisliv (ha votato 8 questo disco) alle 18:23 del 30 maggio 2008 ha scritto:

Svista?

Non canta "l'esercito del SERT"?

Perché se ho capito male, mi cambia radicalmente la canzone.

Alessandro Pascale, autore, alle 19:10 del 30 maggio 2008 ha scritto:

accidenti che putiferio

d'altronde me l'aspettavo. Ad ogni modo ringrazio tutti per gli interventi e cmq ammetto la mia colpa sul "Sert" che non è "surf". Svista notevole la mia, spero vogliate perdonarmela, d'altronde mi piace seguire quando posso (ossia solo per gli italiani perchè il mio inglese è pessimo) il principio di lester Bangs di presa diretta dei testi dall'ascolto. E a volte si prendono cantonate.

Cas (ha votato 6 questo disco) alle 19:17 del 30 maggio 2008 ha scritto:

mmm...

peccato, davvero peccato. avevo grandi aspettative riguardo a questo album! per me canali ci ha messo troppo le mani, svuotando di tutta l'energia e l'immediatezza le canzoni di vasco. non vado oltre il 6,5...

Lux alle 16:23 del 6 giugno 2008 ha scritto:

Mi sa che il nome Vasco gli ha portato sfiga

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 13:50 del 17 giugno 2008 ha scritto:

Non mi piace, di gruppi così le provincie italiane ne sono piene.

Alessandro Pascale, autore, alle 14:16 del 17 giugno 2008 ha scritto:

beh caro fabio a questo punto fammi un pò di nomi che sarei ben lieto di scoprire altri talenti come questo

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 15:08 del 17 giugno 2008 ha scritto:

RE:

Beh dai, non mi sembra una novità. Suonano male e il cantante scimmiotta Umberto Palazzo

Alessandro Pascale, autore, alle 16:17 del 17 giugno 2008 ha scritto:

e infatti i Santo Niente sono una delle rock-band italiane più cazzute nate negli ultimi anni.

Cmq la differenza di stile c'è dai.

simone coacci (ha votato 6 questo disco) alle 16:15 del 24 settembre 2008 ha scritto:

Santo Dio ce l'ho fatta, l'ho ascoltato. Il disco inditaliano più chiacchierato dell'anno. Meglio tardi che mai. Tanto rumore per nulla mi verrebbe da soggiungere, nel senso: il ragazzo è bravo, scrive in modo talmente impudico e torrenziale che fa tenerezza e alcune trovate non sono male ("cosa racconteremo di questi anni 0 ai figli che non avremo" è notevole, ad esempio), però se non è De GRegori (nei brani più riflessivi), è Rino Gaetano (ma senza il suo umorismo criptopasoliniano), altrove (nel peggiore dei casi) raglia come il Vasco Rossi di "Fegato Spappolato". Insomma dov'è la novità? Boh, a ragione comunque chi dice che Canali non gli ha reso un buon servizio: la voce è mixata malissimo e le parti di chitarra grezzissime, fra le altre cose. Promosso a settembre.

Mr. Wave (ha votato 6 questo disco) alle 12:38 del 11 novembre 2008 ha scritto:

RE:

concordo alla lettera il commento di Simone Coacci [voto: 6.5]

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 16:24 del 24 settembre 2008 ha scritto:

Vasco Rossi lo avevo notato anch'io, ma quello ancora precedente rispetto a "fegato spappolato".

marcot (ha votato 7 questo disco) alle 12:53 del 22 dicembre 2008 ha scritto:

ops piccolo errore nell'articolo

come ha gia detto edisliv l'esercito è del SERT no del surf...pultroppo non ho sentito il demo ma questo disco non mi dispiace.

ozzy(d) (ha votato 4 questo disco) alle 20:16 del 31 gennaio 2009 ha scritto:

Tra lui e Bugo è una bella lotta su chi sia il più demente, sembra un Cremonini con le chitarre....

target (ha votato 7 questo disco) alle 11:55 del primo febbraio 2009 ha scritto:

Ragazzi, andate a vederlo dal vivo, se vi capita: il cd (onestamente mal agghindato, ma già lo dissi più sotto) impallidisce. Ha una visceralità che mette i brividi, rende i pezzi assai più interessanti musicalmente, e aggiunge altri stralci lirici che (per carità, possono non piacere) ma hanno un indubbio valore letterario (e infatti se ne parlerà prossimamente su una rivista di letteratura). E se poi pensate ancora che somigli a Cremonini, non so che dire.

marcot (ha votato 7 questo disco) alle 13:06 del primo febbraio 2009 ha scritto:

live...

si hai ragione dal vivo è veramente forte...lo consiglio

glenn dah alle 18:55 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

mi è capitata una cosa curiosa quando ho deciso di ascoltare questo disco: ho prima letto i testi dal booklet, e mi hanno piuttosto intrigato. CArico di aspettative ho inserito il cd nel lettore e... tutto si è drasticamente normalizzato, quindi delusione abbastanza forte.

gull (ha votato 8 questo disco) alle 19:01 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

- Pr

- Pro

- Promo

- Promosso

Harlan1985 (ha votato 5 questo disco) alle 11:35 del 4 novembre 2010 ha scritto:

Boh...

Soltanto a me 'ste canzoni sembrano tutte uguali?

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 0:41 del 9 novembre 2010 ha scritto:

Signor album e signor artista: un affresco-specchio metropolitano e sporco sul mondo, ma non solo; descrizioni impressionanti, emozionanti infuriate voce-chitarra, testi violenti e tragici, resi ancor più verosimili da una valanga di coloratissime e azzeccatissime metafore e giochi di parole. Mi è piaciuto, gli do un bel otto. Bravo Alessandro, al di là del "serT", una gran bella recensione!

thinwhiteduke (ha votato 1 questo disco) alle 13:14 del 19 febbraio 2011 ha scritto:

cercando di non risultare troppo vago finirò per essere assurdamente sentenzioso ma chissenefrega

Brondi mi è insopportabile: spieghiamo il perché non ci devono essere persone che vedano in lui l'inizio di una nuova generazione di cantautori. Il nonsense in letteratura come in musica, può essere comico-provocatorio, suggestivo-poetico ma per raggiungere questi effetti fondamentali si muove sempre entro certe forme. Perché sia suggestivo-poetico non può essere solo grottesco o meglio non può essere più grottesco che altro, come una frase del tipo "la notte atomica che ci ha rimboccato le palpebre" o "lavarsi i denti con le antenne della televisione", inoltre mi sembra che il nonsense più ispirato ed ispiratore sia anche dolce in un certo modo, così certe canzoni di De Gregori e di De Andrè. Brondi nei momenti in cui di più si coglie la sensazione che anima i suoi testi e quindi una particolare disperazione e una particolare dolcezza nonostante tutto, passa da queste frasi semplicemente brutte ma comunicative a una ripetizione esasperante d'una castronata che spesso crede significativa come un lamento o una provocazione (siamo l'esercito del sert siamo l'esercito del sert..). Purtroppo cerco sempre di schematizzare perché non vedo altro modo per distinguere tra grandi cantautori e nuovi disgraziati, ma questo non significa che non riconosco a Brondi il suo carattere unico. A considerare i suoi modelli direi che la vena metropolitana-industriale dei cccp non si sente nei testi attenzione, ma nei brani, e questo perché dal grigiore in un modo o nell'altro si cerca sempre di scappare pur essendone influenzati in ogni caso. Brondi in una maniera terribile ha fatto della rigovernatura di cemento e sporcizia delle periferie il suo stile musicale, peraltro assai discutibile pure a livello compositivo (melodie ultra ripetitive). Se non è stato raccomandato l'Italia è davvero nei guai.

gull (ha votato 8 questo disco) alle 17:25 del 19 febbraio 2011 ha scritto:

RE: Se non è stato raccomandato l'Italia è davvero nei guai.

Urca! Addirittura!

thinwhiteduke (ha votato 1 questo disco) alle 17:35 del 19 febbraio 2011 ha scritto:

RE: RE: Se non è stato raccomandato l'Italia è davvero nei guai.

lo detesto proprio...in effetti ho lasciato libero il mio spirito pontificatore adesso che rileggo me ne rendo conto...vabbè...

Norvegese (ha votato 4 questo disco) alle 16:42 del 24 febbraio 2011 ha scritto:

Porca miseria, sono al 200% d'accordo con il recensore! Io sono proprio uno di quelli che ha scoperto e amato Vasco Brondi con l'EP, e quest'album rimane per me una totale delusione...non c'è mordente, non c'è furore, mi sembra tutto estremamente noioso..i vecchi brani sono inaccostabili alle nuove versioni, ma anche i nuovi brani non mi piacciono, l'unico che salvo è "Per Combattere l'Acne". Per dire, mi è piaciuto di più il nuovo lavoro di questo...

g.falzetta (ha votato 8 questo disco) alle 11:33 del 31 luglio 2011 ha scritto:

A me Vasco non dispiace, alla fine le sue canzoni, per quanto possano piacere o no, trasudano sensazioni ed emozioni e secondo me in un cantautore, in uno che fa dei testi il proprio forte questo è importante.

Musicalmente, Canali aiuta molto..... sarà che sono un depresso anche nella gioia, ma a me piace.