Le Luci Della Centrale Elettrica
Canzoni Da Spiaggia Deturpata
È bello sapere che ogni tanto ci si prende. E soprattutto è anche bello sapere di essere stati tra quelli che per primi si sono accorti del fenomeno Le Luci Della Centrale Elettrica e del suo demo omonimo che infiammò il panorama musicale italiano del 2007. Oggi esce il primo disco ufficiale del cantautore ferrarese ed è davvero un piacere sentire il successo che riceve un po ovunque. Un po perché si continua a credere in quello che Vasco Brondi racconta nelle sue canzoni, un po perché musicalmente lo si continua a ritenere una delle migliori cose uscite in Italia in questo decennio.
È un peccato però constatare che il livello qualitativo tra demo e LP ufficiale si sia decisamente abbassato, fatto da ricondurre alla produzione di Giorgio Canali (che sembra aver preso sotto la sua ala il giovane) e a una serie di scelte discutibili nella consistente modifica della tracklist e della struttura stessa delle canzoni vecchie.
Ma andiamo con ordine: la musica innanzitutto. Sullo stile del giovane ci si è sprecati negli accostamenti: ci sta il paragone stilistico-vocale con una certa fetta importante del cantautorato italiano, a partire da Rino Gaetano passando per quel che di buono hanno fatto Vasco Rossi e Luca Carboni. Ci sta anche di ricordare i CCCP e quel rock politico nostrano che affonda le sue radici molto lontano e che ancora oggi trova esponenti illustri quali Offlaga Disco Pax, Fuzz Orchestra e lo stesso Giorgio Canali. Qui interessa però mettere in risalto i profondi cambiamenti che sono sopravvenuti in pochissimo tempo tra questo LP e il demo desordio.
Questultimo era uno spledido mix tra un songwriting quasi folk e un noise rock tanto primordiale e potente quanto casereccio e grezzo (fattori questi ultimi non certo negativi ma genuini). La chitarra era secca, leggera ma incisiva nel suo accompagnamento a linee melodiche vocali aggressive, desolate ed evocative. In Canzoni da spiaggia deturpata si cambia molto: la chitarra è più curata, i suoni meno scarni, si sente nitidamente linfluenza e lintervento diretto di Canali (Per Combattere LAcne, Fare I Camerieri, Nei Garage A Milano Nord) e in generale si coglie la volontà di riempire ogni vuoto e silenzio con una produzione raffinata e puntigliosa. Tra i brani nuovi spicca come esempio di questa nuova scrittura Sere Feriali, la cui atmosfera plumbea un po noir potrebbe essere benissimo frutto di un Cesare Basile particolarmente incazzoso. Ma anche un pezzo come La Lotta Armata Al Bar testimonia come al di là dellasse portante della chitarra ritmica le escursioni sonore siano molto varie.
Inevitabile per chi ha amato il primo Le Luci Della Centrale Elettrica si pone il quesito: meglio prima o ora? La risposta è pressochè obbligata purtroppo: basta ascoltare le due versioni di Nei Garage A Milano Nord per capire la differenza emotiva prima ancora che qualitativa di certe scelte stilistiche: il brano più incisivo del demo catturava e colpiva al cuore con un urlo straziante e indelebile, incastonato al termine di una progressione ritmica e poetica impetuosa. La nuova versione in confronto appare sfigurata: al di là delle modifiche al testo discutibili viene a mancare laggressività e lincisività, sia a livello vocale che ritmico. I ritornelli appaiono sfibrati e la stessa atmosfera generale appare meno rabbiosa e più cupa. Unimpressione questa che sembra permeare lintero disco, con conseguenze purtroppo spesso negative.
Se però prendiamo Canzoni Da Spiaggia Deturpata come un disco desordio a sé, svincolato dallingombrante demo che lo ha preceduto, si può comunque gridare al mezzo miracolo. La vera forza dellautore sta nella sua maestria lirica di costruire piccoli ma geniali bozzetti (chi non ha riso allimmagine dei bambini mangiati dai democristiani?) che spaziano dalla critica socio-politica (saremo i vostri migliori fornitori di mine riferito agli Usa che vorrebbero bombardare lIran) alla constatazione di un degrado morale generale, rispecchiabile a sua volta in un panorama ambientale desolante in cui la massima bellezza diventa un quadro fatto di luci della centrale elettrica, colori delle ciminiere, macchine parcheggiate male e cantieri delle case popolari, tanto da far esplodere un grido: trasformiamo questa città in unaltra cazzo di città!, nella speranza che tornino a tornare a ridere le nostre madonne bulimiche (Piromani).
La sofferenza che riempie ogni nota è però dovuta alla consapevolezza di una società ormai ideologicamente spenta e frivola: crollano i poster e le piazze sono vuote e mute, abbandonate a sé stesse da un esercito del Sert da cui cercano di sfuggire pochi individui che si rifugiano in flebili speranze utopistiche (voglio solo futuri inverosimili) o in sterili e desolanti discussioni (andiamo a fare la lotta armata al bar). In mezzo a tutto ciò trionfa un elenco impietoso di immagini maliconiche e tragiche: ne sono piene brani come Produzioni Seriali Di Cieli Stellati e Stagnola e si tocca forse il culmine quando in Fare I Camerieri Brondi ripete ossessivamente che mentre parecchi facevano luniversità alcuni si impiccavano in garage.
Se non ci sono più speranze neanche nella classe politica (sarà la prima volta che non andrò a votare, sarà la prima volta che non andrò a puttane) non resta che rifugiarsi nella nostalgia di un passato forse irripetibile: I CCCP non ci sono più da un bel po, al loro posto svetta lenorme scritta Coop. Tra la decina di canzoni del paniere svetta per lucidità, potenza sonora e lirica passionale il trittico Piromani - La Lotta Armata Al Bar - La Gigantesca Scritta Coop, tre manifesti ideali per la nuova generazione non assimilata di questo nuovo millennio.
E allora pazienza se le scelte di produzione non sono state forse così azzeccate. Pazienza perché parlare bene de Le Luci Della Centrale Elettrica diventa quasi un dovere civico e morale.
È chiaramente anche una scelta di parte, perché anche se è vero che è scomparso il cielo berlusconiano da Nei Garage A Milano Nord è anche vero che non tutti hanno voglia di apprezzare versi come proteggimi dai lacrimogeni [ ] proteggimi le sopracciglia dai manganelli.
E allora viene proprio da dire che in questi cazzo di anni zero racconteremo di esserci sfogati ascoltando le dolorose canzoni di Vasco Brondi su una spiaggia deturpata denigrando lo squallido presente e sperando in un futuro migliore. Potremo dire di avere avuto un bardo della nostra generazione. Noi, popolo di sinistra in via di estizione. Forse non è proprio una cosa critica e matura avere dei piccoli eroi, ma è terribilmente confortante.
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