R Recensione

7/10

Giorgio Canali e Rossofuoco

Nostra Signora Della Dinamite

“Appena dico o faccio qualcosa che possa sembrare alla lontana una fighetteria, lui mi richiama all’ordine”. Sono parole di Vasco Brondi (tratte da un’intervista sul Mucchio Selvaggio, n.d.a.) e si riferiscono al suo mentore/padre putativo Giorgio Canali. Non sarebbe poi così eretico giudicare un artista come Giorgio sulla base della sua rigida onestà, o anche solo dell’affetto che viene facile provare nei suoi confronti. Una persona, prima che un musicista, sana e trasparente, negli intenti e negli atteggiamenti, di rara umiltà, e piena d’amore per le sue canzoni portatrici di verità violenta e ceffoni paterni. Sui trascorsi, il passato (illustrissimo) con CCCP, C.S.I. e P.G.R. (di questi giorni l’uscita del definitivo epilogo “Ultime Notizie Di Cronaca”), vi rimando all’ottima recensione del precedente Tutti Contro Tutti.

 Nostra Signora Della Dinamite è il quinto album in studio di Giorgio Canali, quarto coi suoi Rossofuoco (Claude Saut al basso, Marco Greco alla chitarra, Luca Martelli alla batteria). Già la copertina, i foglietti fotografici  a corredo (uno per canzone), l’uso del bianco e nero da conflitto mondiale sono i prodromi nefasti dell’atmosfera che respireremo una volta a bordo del tram scassato che è questo disco, che è questo paese, che è questa società. Il primo ascolto non mi entusiasma, a dirla tutta. Trovo le liriche deboli, un tantino banali, e gli scenari sono sì lividi, ma senza asperità. Lo stile è Canali doc, non c’è dubbio, il tipico timbro vocale rassegnato, quella chitarra sottopelle viscida e sfuggente (che tanto ha fatto storcere il naso agli ammiratori della prima ora de Le Luci Della Centrale Elettrica), la bravura ostentata di Luca Martelli che tratteggia con formidabile rabbiosa precisione anche i blues più scarni, e quel basso, quel basso che è manifesto, che è strumento musicale reale, tangibile, e non mero accompagnamento ritmico.

Solo Quello Della Foto, il brano posto in apertura, riesce a entusiasmarmi davvero da subito. In perenne bilico, un crescendo emotivo da brividi, un incubo ad occhi aperti fatto di buio, solitudine, non appartenenza. Basso e grancassa pestata saturano l’oscurità e il violino elettrico scalfisce la penombra come zanzara inopportuna. L’invettiva di Canali è quasi recitata, una violenta presa di coscienza di far parte integrante e morente di quello sfondo cupo, senza futuro (“io sono il non so, il presente negato, io sono quello che non c’è mai stato”).

Con il susseguirsi degli ascolti crescono anche (quasi) tutti gli altri brani, seppur nella loro indole più dimessa del solito, quasi che per il Nostro non abbia più senso combattere in prima linea, ma trincerarsi e limitarsi a osservare, ad occhi bassi. Lezioni Di Poesia, registrata direttamente in casa, possiede la poetica polverosa dei sentimenti semplici, una serenata solitaria sotto la luna, chitarra acustica e canto, mentre Tutti Gli Uomini proprio non riesce a convincermi, con quel ritornello raffazzonato da diario delle medie, e l’epilogo in inglese (“love will tear us apart again”) che mi ricorda (con le dovute proporzioni) gli arzigogoli linguistici del Zucchero più blasfemo. Ma è forse l’unica caduta di stile di un disco altrove godibile e ispirato: Nuvole Senza Messico (evidente la parodia della Messico e Nuvole di Paolo Conte) è una ballata rock’n’roll ricca di ricercatezze linguistiche in rima da tradizione Canali, romantica (“le due o tre cose che mi fanno stare meglio: morirti fra le labbra, un sorriso al risveglio…”) e disarmata (“e che voglia di piangere ho…”).

In Rifugi Di Emergenza torna il Canali chansonnier sarcastico e velenoso, subito incalzato dal cimiteriale incedere della title track, lucida e strisciante come poche. Antichi furori punk’n’roll, che ricordano da vicino la vecchia Coule La Vie (diventata Alealè in Tutti Contro Tutti), tornano a penetrare la corazza in putrefazione dell’animale medio italiano in MP nella BG, sottile e ironica aggressione ai miti di casa nostra e al conseguente rincoglionimento generale (“canta che ti passa, paisà”), e nell’ancora più tirata Respira Ancora, assalto convulso un po’ ripetitivo ma efficace. Nel mezzo la liberatoria Schegge Vaganti, sfogo emblematico di un uomo indifferente, sul filo del rasoio.

Inaspettata, chiude il disco Mme Et Mr Curie, intensa, dolce, pacificata, una delle migliori prove di cantautorato puro della carriera del musicista di Predappio. Strascicata, un'esplosione sonica dilania per lunghi attimi il nero di rosa. Finisce così. Un Don Chisciotte qualsiasi, barba sfatta e sigaretta tra le labbra, vecchia chitarra in spalla col manico rotto tenuto insieme dal nylon, tossisce sussurri al muro scrostato di un mulino a vento. Buio.

Nota a margine. Tutto il mio biasimo a chi ha trascritto liriche e titoli sul pur bel packaging del disco: numerosi refusi e grossolani errori di ortografia (sul retrocopertina “scheggie vaganti” su tutti).

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 7 voti.
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Emash 7/10
target 6/10
krikka 4/10

C Commenti

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filosottile (ha votato 9 questo disco) alle 15:41 del 14 settembre 2009 ha scritto:

ahi

"love will tear us apart again" sarà pure una citazione da un diario delle medie, ma dal diario delle medie dei Joy Division. In ogni caso "Tutti gli uomini" è a mio parere un capolavoro di canzone: l'intelligenza e il sentimento dei versi, la grana della voce e delle chitarre riescono a tratteggiare un ritratto poeticissimo.

"Messico e nuvole" è di Jannacci, "Messico senza nuvole" non è una parodia, e la ripresa di quel "che voglia di piangere ho" ne è una conferma. Se parodia vuoi trovare in quella canzone puoi provare a rintracciare la fonte del "vento dislessico".

Il disco di Canali & Co. è per me, al solito, ricolmo di gioielli splendenti e taglienti. Questa recensione è invece aleatoria, superficiale e l'aggettivazione ridondante dà un po' sui nervi.

Filo

fabfabfab alle 17:00 del 14 settembre 2009 ha scritto:

RE: ahi - Ciao!

Beh, se sei lo stesso "filo sottile" che conosco io, benvenuto. E benvenuto anche se non lo sei. Commento a dir poco "ficcante". Io non credo che Daniele non conosca i Joy Division, tant'è che il riferimento al diario delle medie era per il "ritornello raffazzonato" e non per la citazione. Il disco di Canali non posso commentarlo perchè non l'ho ascoltato. E non lo ascolterò.

simone coacci alle 17:04 del 14 settembre 2009 ha scritto:

Più che ficcante, tranciante. Fabio, fidati, sentito uno, sentiti tutti, purtroppo.

fabfabfab alle 17:06 del 14 settembre 2009 ha scritto:

RE: sentito uno, sentiti tutti, purtroppo

Se ti riferisci ai dischi di Canali, ne ho sentiti anche più di uno. Purtroppo (again).

simone coacci alle 17:23 del 14 settembre 2009 ha scritto:

RE: RE: sentito uno, sentiti tutti, purtroppo

si, si, a Canali.

bargeld, autore, alle 19:16 del 14 settembre 2009 ha scritto:

Ciao filosottile, provo a risponderti.

Riguardo al diario delle medie, come ha detto fabio, mi riferivo appunto al "ritornello raffazzonato", che qui riporto: "Per questo resti da sola/ma lo sai che prima o poi ci cascherai ancora/come un'idiota ti innamorerai di un altro idiota ancora/lo sai lo rifarai, sarà la primavera/sarà che gli idioti sbocciano come fiori sugli alberi" e mi fermo qui. E' una mia opinione, ma non mi pare un testo riuscitissimo, e ti assicuro che seguo il Giorgio Canali solista già dal primo Lazlotòz e non avevo mai sentito una roba simile. De gustibus, d'accordo.

Su Love Will Tear Us Apart eviterei di pronunciarmi, credevo che il rimando ai Joy Division fosse scontato e mi scuso di averlo omesso. Questo non cambia la sostanza: non è sufficiente citare una fonte "alta" per creare un capolavoro, tantomeno adoperarla in modo "offensivo", chè questo è l'aggettivo giusto, all'interno di un brano il cui significato è agli antipodi rispetto a quello che tu Canali mi proponi (lacerazione impotente dinanzi all'inevitabile vs. mondo popolato di idioti che fanno cornute le donne). Da qui l'analogia con lo "Zucchero più blasfemo" che si diletta spesso in pericolosi accostamenti linguistici e semantici.

Scrivo parodia riferendomi a Messico Senza Nuvole esclusivamente per la riproposizione stravolta del titolo e di alcuni passaggi del testo (Messico e Nuvole resta tuttavia una canzone di Paolo Conte, sebbene anche Jannacci l'abbia a suo modo "parodiata").

Riguardo alla superficialità della trattazione del disco in questione, ritengo forse di aver dato più di quanto ricevuto, ma è opinione mia e personale e sei assolutamente libero di confutarla.

Per quanto invece concerne l'aggettivazione ridondante, lo ammetto, è un mio problema dai tempi delle superiori, tanto che la mia prof di italiano aveva coniato apposta per me il termine Ridon-dani!

P.s. tutto questo non inficia il mio amore per giorgio canali, che adoro (ma non ciecamente) a differenza di fabio e simone!

P.p.s. senza alcuna ironia ti invito a scrivere per SdM, e nel frattempo anch'io ti dò il mio benvenuto!

Emash (ha votato 7 questo disco) alle 21:41 del 14 settembre 2009 ha scritto:

Non ho trovato questa rece così sbilanciata, anzi. Non che sia d'accordo su tutto, x esempio ho trovato le liriche molto semplici e dirette ma non per questo deboli, al contrario; però le critiche di Daniele le trovo tutto sommato condivisibili, ma soprattutto, a mio modestissimo avviso, devono essere sempre pesate dal lettore in relazione al voto. Se il voto è 7 il disco è piaciuto, e questa dovrebbe essere la chiave di lettura rispetto a "quanto non va quello che non va", specie se espresso da chi scrive con palese cognizione di causa rispetto ai lavori precedenti dell'artista. Morale, da ascoltatore superficiale e non appassionato di Canali qual sono, il disco mi è piaciuto e mi unisco con il mio 7(emmezzo) nella scomoda posizione tra i fuochi di chi lo osanna e chi invece decisamente no =)

filosottile (ha votato 9 questo disco) alle 9:19 del 15 settembre 2009 ha scritto:

risponTo

Eh Davide, vado per ordine. In primis mi scuso: sono entrato qui sbattendo la porta e non era il caso: mi piace discutere e talvolta trascendo: quindi sorry.

In secondo luogo faccio ampia ammenda, mi fustigo e mi schiaffeggio per Messico e nuvole, certo, è di Paolo Conte.

Per la sostanza di ciò che ho scritto invece cerco di spiegarmi meglio e di argomentare.

A mio gusto "Quello della foto" è l'episodio meno felice del disco, trovo parole e musica un po' manieriste. Anche quella sensazione che tu hai definito "in perenne bilico", la trovo un po' gratuita e scontata.

Su "Tutti gli uomini" a me il ritornello piace e non lo trovo raffazzonato. In ogni caso, leggendo la tua recensione e la successiva spiegazione in commento ho la netta sensazione d'avere un'altra versione del disco: dove si parla di donne cornute? Non ti voglio convincere che il pezzo sia bello, ho però l'impressione, mi spiace, che tu non l'abbia ascoltato con attenzione.

Anche ciò che scrivi su "Mme Et Mr Curie" mi rende molto perplesso: esplicito: l'aggettivo "pacificato" mi sembra proprio fuori luogo e di nuovo ho l'impressione che mi abbiano venduto un altro disco.

Ringrazio tutti per il benvenuto e ricambio pacche e sorrisi.

P.S.: Fabio, se tu sei quel Fabio Codias che conosco, ammetto di essere quel Fil(ipp)o Sottile che conosci tu.

P.P.S.: Fabio e Simone: Sì, è un po' così come dite: di Canali sentito uno, sentiti tutti. Canali ha due o tre cose da dire e dice sempre e solo quelle, ma le dice bene e in tutta onestà.

P.P.P.S: Onorato dell'invito a scrivere per SdM, ci penso.

Ciao

filo

filosottile (ha votato 9 questo disco) alle 9:20 del 15 settembre 2009 ha scritto:

Rettifico

ovviamente non volvo scrivere Davide, ma Daniele, sorry di nuovo

bargeld, autore, alle 13:42 del 16 settembre 2009 ha scritto:

@emash: esatto, la tua analisi sul "quanto non va quello che non va" è affine ai miei intenti.

@filo: non è questione di ascolti e attenzione. Prima che il disco di Giorgio venisse pubblicato in bacheca io l'avevo già consumato, ed è così, non riesco a fare a meno di quella voce roca, delle sue crociate a testa bassa, della sua chitarra petulante, e questo al di là di ogni velleità critica che mi porterebbe invece a storcere il naso. Però se scrivo di un disco per far capire alla gente com'è, ho bisogno di distaccarmi forzatamente e di mettermi nei panni di chi cerca informazioni sul nuovo Canali, sia che lo conosca bene, sia che non l'abbia mai ascoltato. Magari i primi troveranno (come nel tuo caso) spunti di discussione, i secondi sapranno che c'è stato altro, e forse è stato "meglio". Su Tutti Gli Uomini abbiamo punti di vista molto diversi, e mi sa che non c'incontreremo mai! Se lo paragono, per dire, a un altro brano bello e "semplice" come Non Dormi dall'album precedente, il confronto proprio non regge (ma è pur sempre un mio parere!). Mme et Mr Curie, si, la trovo pacificata. Ovvio che non parlo del testo (liriche come "Sconosciuti che salgono sul tram il primo d'aprile/scordano l'ombra sul sedile/e poi fanno finta che sia uno scherzo/per nascondere l'ennesimo tentativo di sparire" mi trasmettono inquietudine, non pace), mi riferisco piuttosto all'atmosfera, dopo la sbornia di Respira Ancora e Schegge Vaganti. E' un punto del disco in cui, all'improvviso, ci si ferma, e si resta incantati ad ascoltare.

Occhio filo, che tra poco Fabio e Simone ci sfanculano!

Norvegese (ha votato 5 questo disco) alle 16:53 del 24 febbraio 2011 ha scritto:

Ho ascoltato tutti gli album di Canali, e questo è forse il meno bello, anche se il buon Giorgio era in fase calante già con il precedente. Buoni i primi 3 brani ma poi il resto non mi dice niente di che...

Norvegese (ha votato 5 questo disco) alle 16:53 del 24 febbraio 2011 ha scritto:

ho scordato il voto