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R Recensione

7,5/10

Federico Sirianni & Gnu Quartet

Nella prossima vita

Terzo disco per il cantautore genovese (ma orami torinese di adozione) già vincitore del Vincitore Premio della Critica al Festival Musicultura di Recanati nel 2004, del Premio Bindi nel 2006 e del Premio Lunezia nel 2010. Torna a distanza di sei anni dal lavoro precedente, sei anni in cui Sirianni non è certo rimasto fermo, anzi ha coltivato collaborazioni ed esperienze importanti, compresi tre spettacoli di teatro e di teatro canzone. E torna con un disco dalla gestazione lunga, iniziata nel 2010, e che inizialmente avrebbe dovuto essere incentrato sul tema del sincretismo religioso, con atmosfere musicali piuttosto cupe, poi l’intuizione di lavorare su ambientazioni sonore tra Bjork e Massive Attack, infine l’idea vincente di contattare il Gnu Quartet, un quartetto anomalo (tre archi ed un flauto: Stefano Cabrera, Robero Izzo, Francesca Rapetti, Raffaele Rebaudengo) di provenienza classica ma con la grande capacità di modificarsi ed adattarsi, riuscendo ad essere contemporaneamente tanto un quartetto da camera quanto una rock band dall’approccio quasi punk.

I riferimenti religiosi sparsi tra le canzoni sono molti, dalla splendida ed evocativa L’anima di dio, un lento per sola voce e archi, al rock full band (chitarra elettrica, basso, hammond, percussioni) del giudizio universale evocato in Ondanomala, alla più cantautorale Quando la sera verrà, brano dal testo molto poetico, quasi una  preghiera rivolta a Dio. Un disco dai testi molto personali, in cui l’autore sembra voglia mettersi a nudo, mostrando la parte più intima di se stesso. Ma anche un disco che sa guardare all’esterno, riuscendo a descrivere la nostra società sempre con poche e appropriate parole. Splendide da questo punto di vista la title track Nella prossima vita, strutturata su archi percussioni, che con un testo geniale parla di un probabile futuro per parlare in realtà del mondo odierno, e Vuoi, un rock blues con archi e flauto, in cui Sirianni propone un ritratto del nostro paese con un elenco in cui sfilano parole chiave di questi anni (chat, bot, no tav) e situazioni desolanti (vuoi la mia tessera il mio partito, te lo regalo l’han demolito).

Un disco anche musicalmente molto vario, in cui si passa dal rock blues di Appollaiati stanno, uno splendido ritratto di vita di uno spacciatore, al folk rock americano di La rosa nel cielo, in cui fa capolino la slide di Fabio Bonfanti, ospite di lusso, la cui chitarra impreziosisce anche Dimmi chi sei, un brano dal testo splendido, degno del miglior De Gregori. Molto riusciti anche i momenti più riflessivi, come i lenti La stanza cinese e La neve nel bicchiere, con un intro piano e voce e un arrangiamento splendido in cui piano e archi si rincorrono con tocchi classicheggianti.  

Spiccano su tutto la scrittura di Sirianni, molto originale per l’uso della lingua italiana e delle metafore, e la  bravura ed eccletticità del Gnu Quartet (tra le loro collaborazioni passate troviamo Gino Paoli, Simone Cristicchi, Niccolò Fabi, Baustelle, Nina Zilli, Roberto Vecchioni, Motel Connection, Afterhours, La Crus, P.F.M. solo per citarne alcuni), che rendono Nella prossima vita un disco nettamente superiore alla media dei prodotti che la canzone d’autore italiana ha sfornato negli ultimi anni.

 

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