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R Recensione

7/10

Petrol Station

Disteso Nella Realtà Del Sogno

Dietro questo disco – piccolo nel formato, ma non nel contenuto – c’è una storia tragica coronata, almeno per una volta, dal lieto fine. Come troppi altri delle disastrate province lombarde, anche i membri del duo bresciano Sdang!, Nicola Panteghini e Alessandro Pedretti, nei giorni più difficili della pandemia sono stati travolti dai colpi implacabili del Covid-19 e costretti chi a casa, chi addirittura all’ospedale. Per Pedretti – di recente anche co-curatore del festival di musica sperimentale S/TONES in Val Camonica – lo stop forzato di due settimane ha costituito un momento unico di riflessione sul proprio percorso artistico e sul mondo circostante, sfociato, dopo la guarigione, in dieci giorni di febbrile produzione creativa nell’home studio di Darfo Boario Terme, durante i quali – accompagnato dal solo amico bassista Emanuele Agosti – ha scritto, registrato e masterizzato i sette pezzi di “Disteso Nella Realtà Del Sogno”, estemporaneo esordio a nome Petrol Station.

Di instant records partoriti dopo una sciagura, personale o collettiva, sono pieni gli annali. Quello che forse non ci si aspettava è un disco del genere: che per qualità di scrittura, scrupolosa attenzione al dettaglio ed eterogeneità stilistica sembra, piuttosto, il frutto conclusivo di un percorso intellettuale ben più lungo ed articolato. Impressiona positivamente, in particolar modo, il brano d’apertura e più lungo episodio della tracklist, “Anche Il Pendolo Si È Fermato”, un’istantanea psych-folk intessuta di cogitabondi arpeggi post rock e inaspettatamente deturpata da violente staffilate elettriche: ma bella mostra di sé fanno anche le melodie dreamy di “La Stanza Del Mago”, come un prontuario acustico di prog-jazz d’antan (ripreso, a breve distanza, anche negli intarsi elettro-acustici, quasi à la Perigeo, di “Sogni Simultanei”), le dissonanti scariche post-grunge dietro cui si nasconde la pièce plunderfonica di “Vedo Tre Uccelli Piangere” e il toccante congedo folk pastorale di “Il Mondo È In Ritardo Di Nove Mesi” (con minimale chiusura concrète-pianistica). Si può discutere su alcune scelte di missaggio che, ad ascolti successivi e più approfonditi, non sembrano particolarmente felici (gli arpeggi acustici di “Piano Astrale”, sovraincisi su una base distorta vagamente tech, evocano un’allure da muzak certamente non voluta), ma la qualità complessiva del lavoro non ne viene granché intaccata.

Nota a margine sulla copertina, che riproduce una tela a tecnica mista realizzata dall’amico artista Marco Alessi e che è stata ispirata dalla descrizione di alcuni sogni avuti da Pedretti nel periodo della convalescenza. Il disco è acquistabile sulla piattaforma Bandcamp del proprio autore.

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