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R Recensione

7,5/10

Raffaello Simeoni

Orfeo Incantastorie

Il cantante, autore, musicista, compositore e polistrumentista Raffaello Simeoni torna con un disco solista, il terzo in una carriera lunga oltre 30 anni iniziata nel 1985 con la storica formazione dei Novalia, e proseguita con collaborazioni con i più importanti artisti del panorama musicale italiano e internazionale (Giovanna Marini, Ambrogio Sparagna, Riccardo Tesi, Daniele Sepe, Eugenio Bennato, Hevia, Carlos Nunez, Francesco di Giacomo, Noa, Avion Travel, Moni Ovadia, Simone Cristicchi solo per citarne alcuni). Profondo conoscitore della musica folk e popolare della zona della Sabina (tra Umbria, Lazio e Abruzzo), Simeoni ne è certamente uno dei più importanti rappresentanti, sia per la sua attività di ricerca che per quella di compositore e interprete. Da queste radici nasce un disco davvero sorprendente come questo “Orfeo Incantastorie”, in cui il musicista reatino ci accompagna in un viaggio immaginifico nella cultura popolare. Un viaggio fatto di voci e suoni antichi e moderni, con strumenti di provenienze geografiche tra le più diverse, e uno stuolo di venti musicisti ad accompagnarlo. Come un novello Orfeo che incanta raccontando storie (questa forse la miglior spiegazione del titolo dei disco), Simeoni ci guida, con la sua voce potente, in un percorso musicale attraverso canti, canzoni d’amore, invocazioni, ninna nanne e canti di viaggio.

E non sarà un caso se il brano d’apertura è proprio dedicato ad “Orfeo”, figura mitica che rappresenta l’artista, ma anche uno «sciamano, capace di incantare animali e di compiere il viaggio dell'anima» (Giulio Guidorizzi, Il mito greco, vol. 1, Milano, Mondadori, 2009). Eseguito solo con la sua voce con strati di sovra incisioni, è questo uno splendido biglietto da visita per entrare nel magico mondo dei suoni del disco, in cui il termine folk è concepito non come adesione pedissequa alle tradizioni, ma come base per una ricerca musicale senza confini geografici né temporali.  

Se in “Antiche rotte” il suo flauto irlandese guida una ballata che sa di folk, dove organetto e chitarre si accompagnano a samplers, basso, batteria e alla nyckelharpa svedese, in “La città mea” la tradizione del canto in ottava rima si intreccia al rap con una chitarra dai suoni mediterranei, e in “Ninfa mantra” compare anche l’india con bansuri, tabla e sitar che si mischiano al mediterraneo della zampogna. E che dire di “Nomadi confini”, uno struggente canto d’amore e di lontananza dove strumenti bulgari e persiani incrociano organetto e samplers? Di confini racconta anche “Calexico”, una lenta ballad a due voci dove il confine tra California e Messico viene cantato in dialetto reatino da Simeoni e in spagnolo dal colombiano Roland Ricaurte, con accompagnamento di strumenti italiani, francesi, precolombiani, cinesi e africani.

Simeoni colpisce per inventiva nelle reinterpretazioni di brani tradizionali: in “La Cecilia” sonorità antiche e moderne si intrecciano, in “Contus antigus” un sonetto di Leonardo da Vinci viene ripreso con hammond, launeddas e zampogna, e in “Furtuna” un canto Corso è eseguito usando solo la sua voce con più sovra incisioni. Ma ciò che più sorprende è la sua padronanza con i più svariati strumenti (a corda, a fiato, a percussione), e la capacità di amalgamarli tra loro: il synth e i liuti arabi di “Hennè”, le mandole, le cornamuse e i flauti di “Hibernia” a metà tra saltarello e ballad irlandese, il liuto turco e l’oboe cinese della dolca ninna nanna “Aquilone”. In “Incantastorie”, probabilmente il brano più autobiografico, crea un’atmosfera incantevole suonando chitarre a 6 e 12 corde, flauto indiano e tamburo del nord Africa, accompagnato da basso, batteria e samplers. Ognuna delle ventuno canzoni di cui è composto questo doppio cd meriterebbe un approfondimento, tale e  tanta è la ricchezza dell’aspetto musicale e la profondità dei temi trattati nei testi.

Simeoni ha realizzato un disco che è un viaggio bellissimo e affascinante nelle storie e nelle musiche del mondo, un viaggio capace di portare l’ascoltatore in un mondo di suggestioni incantevoli con la sua voce duttile e potente, con una strumentazione ricchissima, e con l’estrema varietà di influenze musicali e sonorità che percorrono tutto il lavoro.

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