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R Recensione

7,5/10

Rover

Rover

Appena finito di ascoltare l'omonimo disco d’esordio di Rover, mi sono trovato davanti ad un tragico dilemma: che tipo di recensione scrivere. Avrei potuto scrivere una recensione cosiddetta tecnica, impostandola sullo studio del personaggio/non personaggio Rover (all’anagrafe Thimothée Regnier, sì, è francese) o sulla miriade di rimandi, richiami, rivisitazioni ed emulazioni che lo stesso lavoro propone. 

Ma sarebbe stato fin troppo facile richiamare ogni volta i vari artisti che vengono facilmente alla mente (in ordine sparso e scomposto di rinvenimento, soprattutto David Bowie, gli Interpol, GainsbourgLennon, certe cose dei Muse, i falsetti di Justin Vernon dei Bon Iver, i primi Coldplay, l' Alex Turner solistaProcol Harum,  Marillion) o intavolare il solito pippone sulla (nunew wave, su chi copia cosa, chi emula, chi si rifà a e chi si fa e basta. Tutto sin troppo semplice ed immediato ma potenzialmente fuorviante, controproducente e opprimente se quello che si vuol fare è riuscire a dare un giudizio obiettivo su un disco.

 L’altra via era quella di un approccio nudo, assoluto, emotivo e ultramateriale al disco. Ho scelto questo, non me ne vogliate. 

 Ascoltare le prime quattro tracce di fila (Aqualast, Remember, Tonight, Queen of the fools) lascia letteralmente senza fiato. Si, certo, ti passa gran parte della tua vita musicale davanti, ma se la cosa non ti infastidisce, anzi, ti ringalluzzisce alquanto, è evidente che qualunque cosa essa sia, questa è roba forte, pensata, costruita e divulgata con dovizia di particolari da gente esperta e capace.

 Aqualast graffia con la sua vena triste, struggente e malinconia.  Remember smuove l’animo un po’ barocco ed un po’ burlesco che credevamo sopito o del tutto assente in noi. Tonight riempie con l’energica linea di basso e ipnotizza con il suo cantato, magnifico nel falsetto, che comunica una disperata ricerca di riscatto, di redenzione, con l’orgoglio tronfio e maestoso che sembra prerogativa di Rover, a cominciare dalla copertina dell’album. Queen of the fools  è il lento a bordo pista con l’amata inzuppata di lacrime che ti ha appena comunicato la sua partenza per terre lontane. 

 Le prime quattro tracce dicevo. Si perché se ascoltando queste non la finisci più di gridare al capolavoro, con Wedding bells il disco effettivamente subisce un calo di tono, si affloscia un po’, e spesso si è presi dalla tentazione di ritornare sulle prime tracce piuttosto che andare avanti nell’ascolto. Consiglio però la tenacia, perché dopo un paio di momenti non proprio esaltanti arrivano Silver e Champagne (quest’ultima con una meravigliosa armonica a bocca in chiusura), che di diritto vanno ad aggiungersi alle perle dell’album. E siamo a sei pezzi memorabili, davvero non male.

 Sul finire si fa ascoltare Carry on, con il suo simpatico connubio tra tradizione ed innovazione, tra accordi di organetto old style riff di tastiera futurista, con il solito cantato possente e forse un po’ ridondante, la stessa ridondanza che ritroviamo nella già stanca (e stancante) Late night love. Non passerà alla storia neanche la hidden track (“Full of grace / La Roche”). 

 Rover è cupo, malinconico e comunica una certa vena di nostalgia, ma è pure elegante ed imponente; è sicuro di se e della propria musica, e sembra non curarsi affatto dei facili paragoni; è certosino nella cura dei particolari e magistrale nell’aver creato e buttato nella mischia del 2012 un paio di capolavori (Aqualast Remember) che resteranno a lungo nelle orecchie di chi saprà apprezzarli. 

 L’omonimo disco di Rover, ne sono sicuro farà gridare al capolavoro o alla gran paraculata. Esattamente nel mezzo c’è il mio giudizio. E’ un gran bel disco, a tratti travolgente, ma poi alla fine, tenendo conto dei vari tasselli che lo compongono, non da ultimo la relativa pochezza di un certo numero di tracce, rimane tra le cose valide e meritevoli di quest’anno, senza però bisogno di andare troppo oltre nelle onorificenze.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 16 voti.
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Gio Crown 7,5/10
Cas 5,5/10
REBBY 8/10

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loservicky (ha votato 7,5 questo disco) alle 16:33 del 14 dicembre 2012 ha scritto:

Disco per molti versi interessante, servono un paio di ascolti per apprezzarlo ma ne bastano una decina per cominciare ad annoiarsi, soprattutto nella seconda parte che non sembra presentare grosse note di merito; nel complesso comunque un buon lavoro..

target (ha votato 5 questo disco) alle 21:05 del 14 dicembre 2012 ha scritto:

A me è sempre piaciuta molto 'sta roba, ma per questo disco grido, come da ultimo paragrafo di Franz, alla gran paraculata. Nemmeno tanto grande, peraltro. Proprio modesto.

Jacopo Santoro (ha votato 7 questo disco) alle 21:33 del 14 dicembre 2012 ha scritto:

Ai primi ascolti mi sembrava un lavoro di spessore, pian piano l'effetto positivo è andato smarrendosi. Mi sembra un album un po' troppo artefatto, ma non arriverei a definirlo una "paraculata". Tra i ricordi migliori... la disperazione di "La Roche".

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 22:20 del 14 dicembre 2012 ha scritto:

Devo confessare che con gli ascolti è calato un po' anche alle mie orecchie. Ma un po' eh! Perché sebbene un po' troppo derivativa e "di maniera", la scrittura di Rover, nei momenti migliori - che, a mio avviso, sono quelli più tradizionali e meno "innovativi" - è più che buona. Tanto per dire, una "Aqualast" (forse il vertice), una "Remember", una "Lou" o una "Carry On" sono signori brani. Franz, se non hai ascoltato il debutto di John Grant, "Queen on Denmark" di tre (?) anni fa, ti consiglio di farlo. Se questo ti è piaciuto, quello (per me, davvero un album magnifico), probabilmente, ti farà impazzire... Le coordinate sono simili, ma lì c'è un altro spessore.

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 22:22 del 14 dicembre 2012 ha scritto:

PS. Ogni volta che devo votare e si apre la finestrella "Sei sicuro di aver ascoltato bene...", me ne vado nel panico... Sì, comunque, lo giuro sulla Bibbia!

Franz Bungaro, autore, alle 10:09 del 15 dicembre 2012 ha scritto:

A me e' piaciuto, sinceramente. Ed ho voluto approfondirlo tanto prima di scriverne, proprio per essere intimamente sicuro del mio giudizio. Come ho scritto, avrei potuto fare il secchioncello, citare ogni volta le fonti ( e questa volta le fonti di Rover sono il mio percorso formativo), e l'avrei potuto stroncare perché troppo derivativo. Invece no, e' un album fatto bene (da un punto di vista tecnico intendo) e molto ispirato (dal punto di vista artistico ed emozionale). L'originalità oggi per me, che per vari motivi mi trovo ad ascoltare una marea di musica nuova, e' diventata la qualità, nell'accezione più assoluta. Questo e' un disco che per buona parte e' di alta qualità. Ho sempre voglia di ascoltarlo, ho sempre voglia di metterlo in macchina, ho sempre voglia di parlarne con gli amici. Per me sono queste le cose che contano. Grazie Salvatore per la dritta, ricordo che me ne avevano parlato di quell'album ma poi non l'ho mai ascoltato. Mi sa che e' arrivato il momento di ascoltarlo allora!

Gio Crown (ha votato 7,5 questo disco) alle 17:08 del 15 dicembre 2012 ha scritto:

Anche a me è molto piaciuto...e forse proprio perché ci ho sentito tutti i richiami alla musica che ho ascoltato da quando ero una ragazzina. Sarà per questo che l'ho ascoltato tante volte! E' vero qualche caduta nel banale c'è ma comunque la rielaborazione dei grandi del passato di Rover è personale e apprezzabile e a tratti direi quasi commovente per chi come me ha vissuto quei momenti.. Consiglio l'ascolto notturno che amplifica la potenza di certi pezzi (Aqualast silver tonight Lou)

Steppenwolf84 (ha votato 8 questo disco) alle 14:18 del 16 dicembre 2012 ha scritto:

Disco meraviglioso da Top Ten di fine anno!

Lezabeth Scott alle 18:24 del 16 dicembre 2012 ha scritto:

Le canzoni sono belle, ma lui sembra Fabio De Luigi quando faceva il cantante Olmo a "Mai dire goal".

Steppenwolf84 (ha votato 8 questo disco) alle 19:07 del 16 dicembre 2012 ha scritto:

Come sia fisicamente direi che è abbastanza marginale, certo fa un po' tenerezza vedere questo omone che si strugge in questo modo.

Per quanto mi riguarda è anche un grandissimo personaggio (in tutti i sensi).

loson alle 7:53 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Più che "percorsi formativi", qua la fonte è essenzialmente una: "Regeneration" dei Divine Comedy, e il non averla citata sinora è abbastanza clamoroso (o meglio: è clamorosamente indice di quanto Neil Hannon sia ancora sottovalutato, e la cosa mi distrugge). Naturalmente "Rover" è ben lungi dal toccare i vertici di quel disco, ma almeno Aqualast, Lou (carina l'idea del 7/4 per le prime quattro battute di ogni strofa) e Remember sono buone canzoni. Il resto dimenticabile,.

Franz Bungaro, autore, alle 9:52 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Los, è un colpo basso, hai citato un artista ed un album al quale sono estremamente affezionato! HAi maledettamente ragione, Neil Hannon andava citato...ma sai, nel caso di Rover, possiamo intavolare una battaglia su chi ritrova di più al suo interno, e potremmo non fermarci mai...ti devo però ringraziare, mi hai ricordato che i Divine Comedy non li ascolto da anni, devo ritornarci su, assolutamente!!! Grazie davvero, ma quanta musica conosci???, sei un mostro!!!

loson alle 10:05 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Ahah, ma quale mostro... Sai, ragionando per sfumature si può compilare un elenco telefonico zeppo di riferimenti, ma lo stesso vale più o meno per ogni disco, anche per quelli che vengono definiti "classici" o "seminali". Però, ecco, qui "Regeneration" (che, ricordiamolo, nella discografia dei Divine Comedy è stato un episodio per certi versi isolato) lo sento proprio come ispirazione decisiva, fondante. Bello saperti estimatore di Hannon. Ripassalo e non abbandonarlo più!

loson alle 10:10 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Una precisazione: "Regeneration" episodio isolato nella discografia dei Comedy dal punto di vista stilistico, non certo sotto il profilo qualitativo (e quando mai Hannon ha fatto un disco brutto? ).

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 10:50 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

"... e il non averla citata sinora è abbastanza clamoroso..." Beh, in realtà, qualcuno lo aveva fatto, Mat

http://www.storiadellamusica.it/forum/viewtopic.php?t=2482&postdays=0&postorder=asc&start=3885

loson alle 11:55 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Non basta, devi ribadirlo ogni mezzo post. Qui non l'avevi ancora fatto, ad esempio. Cattivo. Per punizione devi ascoltarti venti volte questa e non versare nemmeno una lacrima:

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 12:18 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Che classe, Hannon! Che stile! Ok, accetto di buon grado, a patto di poter guardare il video di "Diva Lady" ogni 5 ascolti di "A Lady of...", per tirarmi un po' su!

loson alle 12:48 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Ahah, giusto. Diva Lady o anche Alfie, ma sono tantissime le canzoni in cui Hannon fa (anche) il burlone...

Dr.Paul (ha votato 6 questo disco) alle 14:00 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

Rover ha tutto per potermi piacere (voce compresa) ma il disco scivola via un po cosi.....ad un certo punto non vedi l'ora che finisca! deve essere colpa di Regeneration, per me il disco meno riuscito degli immensi Divine Comedy! )

Franz Bungaro, autore, alle 12:03 del 18 dicembre 2012 ha scritto:

Ascolto e riascolto Champagne che, contrariamente a quello che si può pensare, non è una cover del mitico brano di Peppino di Capri

...questo pezzo mi fa impazzire, e quando al minuto 2:43 parte l'armonica, bè, vado in un brodo di giuggiole...

gallico (ha votato 6 questo disco) alle 18:13 del 25 gennaio 2013 ha scritto:

ottima la prima ma poi il resto è abbastanza deja vu