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7/10

Paul Roland

Warevolves of London

“Quando avevo quattordici anni, non ero solito andare agli incroci a mezzanotte a vendere l’anima al diavolo. Dovevo stare a casa e fare i compiti. Ma un po’ dopo, il vecchio imbroglione mi trovò al cinema a seguire David Essex che recitava il suolo di una rock star insieme a Dave Edmunds e Keith Moon in “Stardust”,  e mi offrì un ruolo di comparsa nel grande spettacolo, se avessi accettato di tessere la sua biografia. In cambio avrei avuto un assaggio di successo e la possibilità di scrivere quello che mi piaceva, purchè  cantassi il suo elogio. Non dovetti neanche firmare con il sangue, ci stringemmo la mano e, nel Marzo 1980, a diciannove anni, mi ritrovai in uno studio di registrazione ad incidere il mio primo album, “The warevolves of London”.

La racconta così  la storia dei propri esordi, Paul Roland, autore, cantante e scrittore britannico tuttora in piena attività, già immerso nell’aura ironicamente goth che da allora circonda la sua produzione artistica e non solo in campo musicale. Chi lo conosce fin dagli anni di quelle partenze new wave lo descrive come un perfetto gentiluomo inglese patito di  rock psichedelico e fan di  Marc Bolan, appassionato di letteratura del mistero e capace di alternare sferzate elettriche a soavi ballate acustiche, magari dedicate ad un fantasma troppo insistente (Gabrielle).

Visto in concerto qualche mese fa in Italia, a trent’anni e passa da queste canzoni, ha conservato intatti quei tratti artistici, e la  voce è rimasta quella;  l’aspetto invece risulta  non poco mutato, ed a testimoniare gli anni passati,  sul palco è accompagnato al basso dal figlio ventenne Joshua.

Ma qui siamo agli inizi e si deve ricostruire la storia di quel primo patto con quel diavolo di rock’n’roll.  Stampato inizialmente in 1000 copie e spinto dal programma radiofonico di John Peel, “Warevolves of London” venne acquistato dalla Armageddon Records per finire poi al centro di una contesa commerciale che ne fece svanire le tracce. Trenta anni dopo, sull’onda di una campagna sul web, arriva  la prima stampa  in cd di 300 copie, seguita da questa edizione ufficiale targata dall’etichetta tedesca Sireena Records, che include alcune bonus tracks ed una parziale revisione del materiale originario.

Il materiale  riflette entusiasmi ed ingenuità tipici delle opere prime, anche se è facile individuare in nuce alcuni degli elementi della “poetica” di Paul Roland : l’inziale “Blades of Battenburg” con il suo andamento lento  e solenne e le trame ipnotiche di tastiere fa da viatico al viaggio nelle (ironiche) tenebre dell’opera popolata da  lupi mannari, maestri di arti mistiche, burattinai , star di film horror e folli di vario genere .

Il clima musicale alterna episodi wave con un uso accentuato  dell’elettronica che oggi suona vintage (Brian Police, The cars that ate New York, Public Enemy, Dr. Strange) a   rock saturi di elettricità come la title track o Sword and Sorcery, per regalare alcune delle  ballate acustiche che sono la vera specialità di Roland (Flying Ace, deliziosamente sixties , The puppet master, Lon Chaney, Mad Elaine)  .

Concludono quattro inediti, la barocca “The old dark house” , “Angel cavalier” che sembra presa dal periodo glam di David Bowie, “Jack Daniels” , un’altra perla acustica  costruita su chitarra e flauto,  ed una ghost track pianistica blues’n roll .

Qua e là fa capolino con la voce o la chitarra un vecchio compagno di eccentricità brit, Robyn Hitchock, partito anche lui in quegli anni ed ancora in corsa, come Paul Roland, lungo le strade laterali del rock.

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