R Recensione

9/10

Van Der Graaf Generator

The Least we Can Do is Wave to Each Other

 "The Least We Can do is Wave to Each other" è in pratica il vero esordio dei VDGG. Infatti il precedente "The Aereosol Grey Machine" doveva segnare l'esordio solista di Hammill anche se conteneva in nuce spunti molto interessanti che troveranno compiuta espressione nei solchi di questo disco.Rispetto all'esordio entra una figura fondamentale che caratterizzerà il suono dei VDGG per quasi tutta la loro carriera : ovvero David Jackson con il suo mitico doppio sax.

Il suono del gruppo tende molto ad atmosfere cupe e gotiche, tanto che si può definire la musica proposta una variante dark del genere progressive : le liriche di Hammill infatti tendono spesso ad avventurarsi in tematiche necrofile ed orrorifiche, retaggio questo del suo amore per la narrativa gotica di autori quali Poe ( a cui dedicherà in seguito il disco solista "The Fall of the House of the Usher" ) e Lovecraft.

L'inizio è subito aggressivo con "Darkness" : un sibilo minaccioso di vento fa subito presagire a cosa andremo incontro, ovvero un incubo declamato dalla voce parossistica di Hammill sostenuta dal basso di Nick Potter, dai "riff" aggressivi di sax e dall'organo spettrale di Banton.Nessun gruppo prog fra i "maggiori" suonava in modo cosi' diretto e senza fronzoli come i VDGG.Con "Refugees" ci troviamo di fronte ad un loro classico senza tempo, una canzone tipicamente Hammilliana e intimista.

Poi con "White Hammer" improvvisamente torna il suono lugubre dell'organo e piano piano l'incauto ascoltatore capisce che non c'è scampo, le liriche riportano indietro nel tempo agli orrori dell'Inquisizione, l'atmosfera è più che mai lugubre e poco consolatoria con un finale delirante sostenuto dal sax di Jackson e da un organo da messa nera.Si ritorna poi ad un'apparente calma con il magnifico quadretto bucolico di "Out of my Book" che vede l'uso della chitarra acustica e  con  la più aggressiva "Whatever Would Robert Have Said".Si chiude con "After the Flood", il brano più lungo a testimonianza di come il gruppo si stesse adeguando ai canoni di durata dell'epoca : si tratta di una delle prime mini-suite che ascolteremo anche nel successivo "H to He - Who Am the Only One".

Pur non essendo il loro capolavoro ( quello resta "Pawn hearts" )  questo è forse il disco dei VDGG che preferisco : Il "feeling" gotico e delirante, alternato a momenti più quieti  e intmisti, mi ha sempre ipnotizzato e reso la musica di questi solchi indimenticabile.Fatelo vostro!!

V Voti

Voto degli utenti: 8,6/10 in media su 26 voti.

C Commenti

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swansong (ha votato 9 questo disco) alle 15:02 del 18 settembre 2008 ha scritto:

Mi inchino...

Capolavoro assoluto! Secondo me, appena sotto (ma proprio appena!) a Still Life; Pawn Hearts e H to He, Who Am the Only One (quanto meno per la mitica Lost)...difficili, ma assolutamente imprescindibili!

cthulhu, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 16:02 del 18 settembre 2008 ha scritto:

VDGG

Grazie del commento, sono d'accordo su quasi tutto, tranne per il fatto che preferisco "Godbluff" a "Still Life" e per quanto concerne "He to He.." ritengo superiore la minisute "The Emperor.." a "Lost" che pure non diprezzo ma sono motivazioni soggettive...

Totalblamblam (ha votato 5 questo disco) alle 11:54 del 5 novembre 2008 ha scritto:

disco fiacco:l'ho rivenduto immediatamente

brogior (ha votato 9,5 questo disco) alle 17:24 del 10 gennaio 2018 ha scritto:

Bravo, avrai fatto felice qualcuno almeno, una buona azione, bravo

Franco (ha votato 8 questo disco) alle 17:09 del 16 aprile 2010 ha scritto:

Uno degli album migliori dei Van Der Graaf, il brano di apertura di questo disco è qualcosa di sconvolgente, quando Hammill canta (o meglio declama, come giustamente scritto):

...the hands shine darkly and white

only in dark they appear

Bless the baby born today,

flying in pitch, flying on fear...

è impossibile non provare un brivido, la sua voce richiama davvero un mondo irreale dove angeli e demoni (scusate la citazione danbrowniana) si contendono la nostra anima.

dalvans (ha votato 9 questo disco) alle 15:06 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Ottimo

Ottimo disco

Utente non più registrato alle 20:40 del 5 marzo 2012 ha scritto:

Un monumento...

Utente non più registrato alle 12:52 del 22 maggio 2014 ha scritto:

E' interessante notare come la struggente e meravigliosa Refugees ("The refugees are gone") ed i personaggi Mike and Susie, vengano citati anche nella drammatica Easy to slip away (altra vetta dell'arte Hammilliana) da Chameleon in the shadow of the night del '73.

Perchè ho messo solo 9 ad un disco dei VdGG?! Boh!

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 20:20 del 15 ottobre 2020 ha scritto:

Primo buon archievement di una band indimenticabile. Ci sono ancora diverse ingenuità (dai su, White Hammer quanto fa cagare? Cazzo sembra una canzone dei Manowar) ma vengono riscattate da ambiziose da un potente lirismo (sia strumentale che, ehm, lirico) che li differenzia assai benignamente rispetto a molto "prog" così come lo si conosceva allora. After the Flood in particolare è un'eccezionale prova di raggiunta maturità.