Van Der Graaf Generator
The Least we Can Do is Wave to Each Other
"The Least We Can do is Wave to Each other" è in pratica il vero esordio dei VDGG. Infatti il precedente "The Aereosol Grey Machine" doveva segnare l'esordio solista di Hammill anche se conteneva in nuce spunti molto interessanti che troveranno compiuta espressione nei solchi di questo disco.Rispetto all'esordio entra una figura fondamentale che caratterizzerà il suono dei VDGG per quasi tutta la loro carriera : ovvero David Jackson con il suo mitico doppio sax.
Il suono del gruppo tende molto ad atmosfere cupe e gotiche, tanto che si può definire la musica proposta una variante dark del genere progressive : le liriche di Hammill infatti tendono spesso ad avventurarsi in tematiche necrofile ed orrorifiche, retaggio questo del suo amore per la narrativa gotica di autori quali Poe ( a cui dedicherà in seguito il disco solista "The Fall of the House of the Usher" ) e Lovecraft.
L'inizio è subito aggressivo con "Darkness" : un sibilo minaccioso di vento fa subito presagire a cosa andremo incontro, ovvero un incubo declamato dalla voce parossistica di Hammill sostenuta dal basso di Nick Potter, dai "riff" aggressivi di sax e dall'organo spettrale di Banton.Nessun gruppo prog fra i "maggiori" suonava in modo cosi' diretto e senza fronzoli come i VDGG.Con "Refugees" ci troviamo di fronte ad un loro classico senza tempo, una canzone tipicamente Hammilliana e intimista.
Poi con "White Hammer" improvvisamente torna il suono lugubre dell'organo e piano piano l'incauto ascoltatore capisce che non c'è scampo, le liriche riportano indietro nel tempo agli orrori dell'Inquisizione, l'atmosfera è più che mai lugubre e poco consolatoria con un finale delirante sostenuto dal sax di Jackson e da un organo da messa nera.Si ritorna poi ad un'apparente calma con il magnifico quadretto bucolico di "Out of my Book" che vede l'uso della chitarra acustica e con la più aggressiva "Whatever Would Robert Have Said".Si chiude con "After the Flood", il brano più lungo a testimonianza di come il gruppo si stesse adeguando ai canoni di durata dell'epoca : si tratta di una delle prime mini-suite che ascolteremo anche nel successivo "H to He - Who Am the Only One".
Pur non essendo il loro capolavoro ( quello resta "Pawn hearts" ) questo è forse il disco dei VDGG che preferisco : Il "feeling" gotico e delirante, alternato a momenti più quieti e intmisti, mi ha sempre ipnotizzato e reso la musica di questi solchi indimenticabile.Fatelo vostro!!
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